Crisi in Ucraina: si avvicina il referendum e l’Alleanza atlantica si indigna

putin-obamaFra pochissime ore la Crimea, a stragrande maggioranza russa, si appresterà a votare per la sua eventuale indipendenza ed annessione alla Russia, ma gli Stati Uniti ed altri 41 paesi tra cui l’Italia, hanno cercato di invalidare ad ogni costo il referendum, appellandosi al fatto che esso non è stato autorizzato dall’Ucraina.

Come sappiamo, l’Ucraina ha espulso il premier corrotto Yanukovich (eletto democraticamente nel 2010), ma il neopremier Yatsenyuk, legittimato da Obama, oggettivamente non rappresenta le regioni dell’est ucraino. Questo essenzialmente il “casus belli”.

Ecco perché si vuole questo referendum, tanto avverso agli “indignati” atlantici. Certo che se l’Ue avesse risposto alle richieste di Yabukivich, probabilmente egli non si sarebbe rivolto a Mosca, ma questa è solo un’opinione.

Al di là di tutto, l’atteggiamento dell’Alleanza atlantica fa sorridere. Come dimenticare che essa fu protagonista nel 1999 di una guerra “a scopo umanitario” che durò 78 giorni e provocò 3.500 morti civili in Serbia, senza l’approvazione dell’Onu e in barba ai principi base del diritto internazionale?

Eppure l’Alleanza oggi si mostra sconcertata e sostiene che il referendum in Crimea violerebbe il diritto internazionale.

Ebbene, qualcosa non torna: perché gli Usa, che hanno attaccato l’Iraq e l’Afghanistan (territori lontanissimi dal suo confine) rimproverano la Russia di voler difendere i suoi? Non sarà forse perché tenta di opporsi alla strategia di allargamento della Nato?

In tutto questo bailamme, l’Onu ha ribadito la sua volontà di garantire l’unità territoriale della ex repubblica sovietica, peccato che la Russia si sia opposta e che l’altro grande paese comunista, Cina, si sia astenuta.

Alla fine della fiera, si è solo capito che il referendum sarà fatto e  in tutta la repubblica si sono svolte manifestazioni: alcune contro l’intervento in Ucraina, altre a sostegno di Putin, la cui politica imperialista sembra piacere un po’ a tutti, nonostante non sia propriamente un modello da seguire( la sua omofobia, la negazione dei diritti democratici e della libera informazione, sono ben noti, ma per i russi attualmente Putin è il minore dei mali possibili).

Dall’altro lato della barricata assistiamo invece alle pressanti richieste di aiuto da parte del ministro dell’interno di Kiev, che ha denunciato la presenza delle forze armate russe al confine, con la speranza di richiamare l’attenzione degli Stati Uniti.

Obama tuttavia sembra preferire la strada della diplomazia e ad oggi ha fatto orecchio da mercante tuonando “Nessun aiuto, per ora”, questo nonostante due senatori John McCain e Dick Durbin lo abbiano più volte invitato a sostenere militarmente l’Ucraina.

A conti fatti, appare assai evidente che gli Usa stiano solo cercando di prendere tempo al fine di trovare il guizzo di genio che li aiuti a salvare capre e cavoli, consci del fatto che si sta operando in un territorio in cui sono molto forti gli interessi di Russia e Ue.

Il suo temporeggiare tuttavia ha indispettito i cittadini, che non accennano ad arrendersi ma sembrano intenzionati a perpetrare violenza in ogni modo, così nelle zone di Donetsk e di Kharkiv gli scontri tra le fazioni rivali (filo russi e neonazisti) hanno causato già due vittime.

Proprio contro gli sconti fra i due gruppi è arrivato il monito di Mosca che ne chiesto l’allontanamento da Kiev.

Il responsabile del ministero degli esteri russo, parlando dei gruppi neonazisti ha scritto su twitter “dovrebbero essere dichiarati illegali per incitazione all’odio interetnico”.

di Simona Mazza

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