Cocorosie. Due sorelle con dei giocattoli

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Molti artisti e band musicali vantano una biografia particolare e una proposta di idee unica e originale. A volte la loro musica è frutto di una ricerca decennale fra studi di conservatorio e analisi melodico armoniche. Altre volte, invece, è figlia di lampi di genio e apprendimento casuale.

Che si tratti di uno o dell’altro caso gli appassionati in grado di cogliere una bellezza dietro a un brano saranno comunque numerosi e spesso non sapranno capire perché quell’insieme di note, quella voce o quel ritmo gli piacciano così tanto. Questo è l’effetto di confusione che provocano le sorelle Sierra e Bianca Casady, in arte Cocorosie.

Due sorelle

Fin dalla nascita entrambe le sorelle viaggiarono parecchio con i genitori per tutta l’America. Le discendenze indiane della madre, inoltre, le condussero spesso a vivere anche nelle riserve per lunghi periodi.

Questi primi anni sarebbero rimasti impressi nella creatività di Cocorosie come si può percepire da Roots of my Hair (da Tales of a Grass Widow, 2013) che trattiene melodie e agganci delle tradizioni native americane e di altre etnie. Infine furono divise quando una aveva dodici anni e l’altra quattordici: Bianca, la più piccola, rimase con la madre mentre Sierra venne affidata al padre.

È soprattutto il rapporto con la madre quello più vivido nei ricordi di entrambe: nel 2020 registrarono la canzone Ruby Red (da Put the Shine On) il cui testo si riferisce velatamente appunto alla vita della madre.

Nel 2000 Sierra si spostò da New York a Parigi per studiare musica al conservatorio. Attorno al 2002 Bianca si mosse a New York per cimentarsi nelle arti visive e nella letteratura. L’anno dopo, nel 2003, avrebbe raggiunto la sorella a Parigi e qui avrebbero iniziato a scrivere e produrre musica.

I giocattoli

Le esperienze pregresse di entrambe, le doti musicali e l’originalità si sposarono bene con l’esperienza parigina. Le due si ritrovarono a creare e registrare in un ambiente molto spartano includendo nei loro brani effetti che, invece di essere creati digitalmente, venivano registrati da giocattoli a batterie. Il risultato fu il loro primo album: La maison de mon rêve, stampato in poche copie e regalato ai conoscenti.

Tuttavia i pochi cd prodotti superarono la cerchia stretta di amici e arrivarono sulle mani di una piccola casa indipendente, la Touch and Go, che si offrì di produrre l’album e metterlo sul mercato. In breve il duo si rivelerà essere la nuova scoperta dell’anno della scena indipendente francese segnando l’inizio della carriera per Cocorosie.

È straordinario notare come i giocattoli rimangano una costante per tutto il processo creativo di Bianca e Sierra, presenti nel primo album, come nei vari singoli (fra cui Lamb & the Wolf), fino all’ultimo (Put the Shine On).

In questo senso i suoni a bassa qualità di vecchi apparecchi elettronici si inseriscono perfettamente nella musica lo-fi che andava a diffondersi sempre più a livello mainstream coniugando l’allaccio malinconico emotivo del passato con l’idea di “rozzo è autentico” proprio della musica indipendente.

Lo stile

La musica di Cocorosie è minimalista. Sia Bianca che Sierra cantano, le loro voci sono ben distinguibili avendo entrambe un timbro ben riconoscibile. A volte si alternano, altre volte si accompagnano, in alcune canzoni vi è solo una delle due. In ogni caso, esse sono sempre accompagnate da percussioni, idiofoni, synth elettronici e crepitii di giocattoli.

In generale i suoni sono per lo più cupi ma mai confusi: pochi suoni enfatizzati con ampi riverberi ma bene definiti, ogni cosa concorre a lasciare al centro la traccia chiara della voce e delle liriche.

Le canzoni non hanno molti momenti strumentali, assoli o improvvisazioni, tutto è sempre in funzione della cantante che racconta una storia (come in Grey Oceans, dall’omonimo album del 2010), interpreta dei personaggi (Did Me Wrong, da Put the Shine On, 2020), descrive una situazione (Armageddon, da Noah’s Ark, 2005), effettua un monologo (Terrible Angel, da La Maison de mon Rêve, 2004).

Il futuro

Dal 2004 le due sorelle hanno saputo sfornare ben sette album proponendo di volta in volta un’evoluzione stilistica pacata ma constante e confrontandosi con idee e proposte sempre diverse.

Hanno collaborato con musicisti di repertorio tradizionale, hanno assunto una piega più vicina all’elettronico e al pop, si sono rivolte a un pubblico sempre più vasto, ma il tutto senza snaturare la loro autenticità bensì accumulando idee e riadattandole alle loro liriche e alle loro voci.

Con una serie di singoli e videoclip si sono dimostrate sensibili alle tematiche sociali e politiche del nostro tempo: Smoke ’em Out del 2017 è una canzone di protesta contro l’elezione di Donald Trump, oppure Go Away del 2020 a favore delle proteste in Bielorussia.

Se è vera quella frase che dice che per leggere il futuro bisogna guardare al passato allora non c’è da dubitare che Cocorosie continueranno a regalarci lavori degni di nota, con o senza giocattoli.

Fonte foto: cocorosiemusic.com

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