Cervelletto ed autismo. Un’ipotesi affascinante

Sp3.14 cerebellumNeuroscienziati sempre impegnati nel tentare di capire l’eziologia, la causa o le cause dell’Autismo.

Una nuova ipotesi è stata formulata e descritta sulla rivista Neuron (agosto 2014) a firma di Samuel S.-H. Wang (et al.) dall’Istituto di Neuroscienze e dal Dipartimento di Biologia Molecolare dell’Università di Princeton (U.S.A.). L’Università dove insegnò per  molti anni il fisico Einstein tanto per interderci.

Sappiamo che il cervelletto  ha fondamentalmente funzioni di coordinazione motoria ma, secondo questa nuova ricerca, lesioni in questa area neurologica nei primi anni di vita possono essere messe in relazione con il successivo sviluppo di quadri autistici.

Il cervelletto, che è situato nella parte posteriore inferiore del cervello (zona della nuca), è conosciuto per elaborare segnali sensoriali che influenzano lo sviluppo di altre  regioni del cervello. Sulla base di una revisione  degli studi di ricerca pubblicati fino  ad oggi, i neuroscienziati hanno dunque ipotizzato che una lesione del “cerebellum” (cervelletto) nei primi anni di vita porta ad un interruzione di questo processo di elaborazione  e conduce a quello che gli studiosi chiamano “diaschisis dello sviluppo” cioè una perdita di una funzione in una parte del cervello che porta problemi in un’altra regione. La diaschisi è una diminuzione del metabolismo neuronale e del flusso ematico cerebrale causata dalla disfunzione/lesione di una regione cerebrale anatomicamente separata ma funzionalmente correlata. È legata al fatto che le aree che ricevono gli input dai neuroni della zona lesionata sono meno attive perché ricevono meno informazioni.(Fonte Wikipedia).

Dunque, secondo questa teoria queste “lesioni cerebellari provocano interruzioni nel modo in cui le altre aree del cervello  sviluppano la capacità di interpretare gli stimoli esterni e organizzare i processi interni” ha  spiegato Samuel Wang, professore associato di biologia molecolare a Princeton. Inoltre “ è ben noto che il cervelletto è processore di informazioni e la nostra corteccia non riceve informazioni non filtrate. Esistono passaggi critici che devono avvenire tra le informazioni esterne ed interne”. Secondo questo studio una lesione cerebellare cioè del cervelletto può aumentare fino a 36 volte la probabilità di risultare positivi ai test di screening sull’Autismo.

Esisterebbe dunque un periodo critico nello sviluppo di un bambino nel quale una disfunzione cerebellare può interrompere la maturazione dei circuiti neuronali della corteccia, portando a sintomi cognitivi e  comportamentali tra cui l’Autismo. Ipotesi affascinante, non credete?

Dr. Gherardo Tosi

Psicologo Psicoterapeuta

00152 Roma

E. mail : tosighe@libero.it

Foto: David Rossi, William Hinkes, David Attwell/Wellcome Images

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