Bertolaso, una candidatura a perdere

BertolasoLa “troika” dei capi del centro-destra, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ha chiesto all’ex direttore della Protezione civile, Guido Bertolaso, di accettare la candidatura a Sindaco di Roma, per le elezioni amministrative della prossima primavera. Il candidato, dopo aver nicchiato per alcuni giorni, ha dato la sua disponibilità.

A dire il vero, su Bertolaso – pupillo di Berlusconi – c’era il veto del leader della Lega Matteo Salvini, ma questi, dopo che Giorgia Meloni aveva espresso il proprio “niet” alla candidatura di compromesso di Rita Dalla Chiesa, ha dovuto cedere, tenuto conto del suo scarso peso elettorale sulla piazza romana.

La figura di Bertolaso è al suo esordio sulla scena politica, pur essendo stato, tra il 2008 e il 2010, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, con delega all’emergenza rifiuti in Campania, nel IV Governo Berlusconi e non sembra ricompattare il fronte dei “moderati”. Meloni e Salvini, infatti, avevano già detto di no al forcing del “cavaliere” nei confronti di Alfio Marchini, imprenditore romano, a capo di una lista civica che, alle ultime comunali, aveva ottenuto – da sola – il 10% circa.

Di conseguenza, il capo gruppo di Forza Italia in Consiglio comunale ed ex assessore, Davide Bordoni, che aveva già espresso il proprio apprezzamento a Marchini, sicuro di essere in sintonia con Palazzo Grazioli, è stato costretto a far marcia indietro, con molti malumori. Rimane inoltre in corsa la candidatura dell’estrema destra di Francesco Storace che, sicuramente, sottrarrà all’ex sottosegretario molti volti proveniente dal bacino di “Fratelli d’Italia”.

Quanto può valere allora la candidatura Bertolaso? Il candidato – come detto – non è un politico di lungo corso; non è un tecnocrate particolarmente apprezzato dall’opinione pubblica, visti i risultati ottenuti con l’emergenza rifiuti e la velleitaria ricostruzione del centro storico dell’Aquila, dopo il terremoto del 2009. Né è un grandissimo comunicatore, visto il flop di alcune sue dichiarazioni televisive che, nelle sue intenzioni, avrebbero dovuto scagionarlo dall’accusa di aver goduto di prestazioni sessuali presso un centro benessere riconducibile all’”Anemone” ma che, invece, gli hanno attratto l’ironia e i lazzi dei social media.

Se partiamo dai risultati ottenuti da Alemanno a Roma, nel 2013, il centrodestra, al primo turno, supera di pochissimo il 30%. Bertolaso ne otterrà sicuramente meno, tenuto conto della fetta degli elettori di centro destra che andranno a irrobustire il serbatoio di Marchini. Questi, da circa il 10% del 2013, potrebbe arrivare al 15%. Un’altra “fettina” dei voti di estrema destra dovrebbero confluire su Storace, assente tre anni fa. Insomma, a naso, Bertolaso vale il 23-24%, non di più. Ciò gli rende difficoltoso anche giungere al ballottaggio, visto il 25 % attribuibile al M5S.

L’ex direttore della Protezione civile, però, potrebbe avere un inaspettato alleato in un suo collega medico: l’ex-sindaco Ignazio Marino. Se questi si presenta, infatti, lo può fare solo con una lista civica, cioè sottraendo voti al PD. Ma se Marino riesce a strappare l’8% su base complessiva, il PD o il M5S potrebbero non raggiungere il 25%, visto che, a sinistra, SEL appoggia Fassina, cioè lo Storace dell’altro schieramento. A quel punto, al primo turno, il risultato del centro-destra potrebbe essere superiore a uno dei due schieramenti avversari e Bertolaso giungere al ballottaggio.

Al secondo turno, se il candidato ufficiale del centro-destra Bertolaso, come Alemanno nel 2013, si trova ad affrontare un esponente del PD, potrebbe recuperare il 70% dei voti di Marchini per giungere, comunque, non oltre il 38% complessivo. In questo caso, sulla carta, la sua è una candidatura a perdere. Ma anche prevedendo un ballottaggio tra Bertolaso e un esponente del M5S, una scommessa sulla vittoria dell’ex sottosegretario rappresenta veramente un azzardo.

di Federico Bardanzellu 

foto di Roberto Ferrari da Commons Wikipedia

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