Chi è Antonio Tajani, nuovo Presidente del Parlamento europeo

IMG_5176Con 351 voti contro 282 Antonio Tajani vince il ballottaggio per la presidenza del Parlamento europeo e succede al social democratico tedesco Martin Schulz, dimessosi per concorrere alla carica di cancelliere del suo paese. Era forse, il turno di un italiano a sedersi sul più alto scranno di Strasburgo, da cui mancava un nostro rappresentante dai tempi di Emilio Colombo, eletto nel 1977.

Il ragazzo monarchico del liceo Tasso

Antonio Tajani nasce a Roma nel 1953, da famiglia originaria di Vietri sul Mare, sulla costiera amalfitana. Compie gli studi liceali al Tasso, negli anni della contestazione studentesca, alla quale si guarda bene dal partecipare. E’ infatti di fede monarchica e preferisce militare nel Fronte Monarchico Giovanile, di cui diviene presto vicesegretario. Si laurea in giurisprudenza e svolge il servizio militare come ufficiale dell’aeronautica, presso la base radar di San Giovanni Teatino.

Dopo di ciò entra come praticante al “Settimanale” di Edilio Rusconi, un periodico di destra moderata; nel 1980 supera l’esame per l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti. Passa poi alla RAI, dove conduce il GR3 e, infine al “Giornale”, dove è nominato responsabile della redazione romana.

Folgorato da Berlusconi, aderisce a Forza Italia

Nel 1979, il quotidiano è acquistato da Silvio Berlusconi e Tajani è folgorato sulla via di Damasco. Quando, alla fine del 1993, l’uomo di Arcore entra in politica, Tajani vede in lui il “monarca” che per tanti anni ha atteso. Anche a Berlusconi piace il modo di fare educato, compassato e “a modino” del quarantenne giornalista e, dopo il trionfo alle elezioni politiche del 27 marzo 1994, lo nomina portavoce ufficiale del nuovo governo da lui presieduto, quindi coordinatore regionale del partito nel Lazio (carica che manterrà sino al 2005).

Subito dopo, si tengono le elezioni al Parlamento europeo; per Forza Italia è un trionfo ancora maggiore: ben due milioni di voti e il 9% in più del già pingue bottino ottenuto il 27 marzo. Tajani è eletto parlamentare europeo per la prima volta. Due anni dopo, in Italia, si tengono nuovamente le elezioni politiche anticipate. Berlusconi candida il suo portavoce ad Alatri che, però, viene sconfitto dal rappresentante dell’Ulivo.

Tajani mantiene, comunque, il suo seggio a Strasburgo, dove i parlamentari di Forza Italia sono ancora isolati, non essendo ammessi ad alcun gruppo politico. Nel 1999, Berlusconi compie il miracolo di farsi ammettere al Partito Popolare Europeo, l’erede della politica dei De Gasperi, degli Shumann e degli Adenauer e che ha nel tedesco Helmut Kohl il suo rappresentante più autorevole. Per Tajani – rieletto – è un terno a lotto.

Meglio secondo a Bruxelles che primo a Roma

Nel 2001, Berlusconi lo candida a sindaco di Roma ma, nonostante il nuovo trionfo del centro-destra alle contemporanee elezioni politiche, Tajani è sconfitto al ballottaggio da Walter Veltroni. Capisce che la politica italiana non fa per lui. Da allora in poi, farà carriera esclusivamente nelle sedi europee. Nel 2002 è eletto vice presidente del PPE; sarà confermato al congresso di Roma nel 2006 e poi nel 2009 e nel 2012. Conferma il suo seggio di parlamentare anche nel 2004, nel 2009 e nel 2014.

Nel maggio 2008, subentra a Franco Frattini come Commissario europeo per i trasporti nella commissione Barroso. Favorisce il salvataggio di Alitalia approvando l’inserimento di capitali privati nella compagnia aerea. Nel 2010 è ancora commissario europeo per l’industria e l’imprenditoria e vice-presidenti della Commissione. E’ artefice di una proposta di semplificazione delle procedure per l’immatricolazione dei veicoli in un altro Stato membro dell’Unione.

Un presidente fuori dal coro per un cambio di maggioranza parlamentare

“Fedelissimo” di Berlusconi, Tajani ha fatto alcune dichiarazioni e preso alcune decisioni oggettivamente “fuori dal coro” per un “eurocrate”. Nel 2014, ha fatto scalpore una sua dichiarazione in cui si sostiene che sia stato “un errore eliminare Gheddafi“, lodando l’accordo stretto a suo tempo tra Berlusconi e il dittatore africano come soluzione all’emergenza immigrazione. Contemporaneamente, tra lo stupore generale, ha rinunciato all’indennità transitoria di fine mandato che gli sarebbe spettata in quanto ex vicepresidente della Commissione: un ammontare di ben 13 mila euro al mese per tre anni, per un totale di 468 mila euro.

Decisivo per la sua elezione a Presidente è stato il forfait di Guy Verhofstadt, leader del gruppo dei liberaldemocratici europei, che hanno deciso di convogliare i propri voti su Tajani. Ciò significa che, al di là dei nomi, si è consumata, all’Europarlamento, un sovvertimento di maggioranza. Alla grande coalizione PPE-socialisti e democratici europei, succede, infatti, a Strasburgo, una maggioranza PPE-liberaldemocratici, senza peraltro che la composizione dell’attuale Commissione Juncker (lussemburghese aderente al PPE) sia modificata.

Vedremo nei prossimi mesi se i commissari europei socialdemocratici seguiranno o meno l’esempio di Martin Schulz, dimettendosi ed aprendo una crisi a Bruxelles.

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