Umberto Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto europeo di oncologia, nella lectio magistralis al convegno “L’oncologia nel terzo millennio”, Cfo di Firenze, nella Giornata nazionale per la ricerca sul cancro, si è così espresso sul male del secolo: “Non siamo ancora alle soglie della risoluzione finale del problema cancro, ma ci stiamo avvicinando”. Secondo lo stesso, oltre all’aiuto della teconologia e all’ausilio di terapie innovative, il mutamento positivo sta avvenendo nella mentalità dei cittadini più attenti a sottoporsi agli esami preventivi. “Oggi sostiene Veronesi, sappiamo che i tumori possono essere scoperti precocemente, con conseguente riduzione delle cure, preservazione degli organi e di parti del corpo altrimenti asportate”. “Negli anni ’60, prosegue, non si poteva parlare di cancro, era per denominazione un male che non lasciava speranza, e nella stessa popolazione c’era una negazione nel parlarne e nell’accettare una diagnosi fatta in anticipo. Ora invece, dopo anni di dialogo la persone sono responsabili e partecipi: 30 anni fa era piuttosto complicato persuadere una donna a fare la mammografia, ora al contrario si lamentano devono attendere troppi mesi”. L’obiettivo futuro per l’oncologo prevede un maggior utilizzo delle risonanze magnetiche per la diagnosi precoce e dei robot per gli interventi chirurgici, con la speranza di individuare un modo di intervenire efficacemente sulle cellule staminali tumorali evitando così il rischio di recidive.
di Redazione
Foto: www.circoloidvimperia.it
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