Vaticano. In udienza sventolano i manifesti di Emanuela Orlandi e il Papa si ferma

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Come ogni mercoledì a piazza San Pietro, Papa Francesco in udienza pubblica ha onorato i pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
E come ogni mercoledì ha effettuato il giro rituale attorno alla piazza, fermandosi a salutare bambini ed infermi.
Questo mercoledì però, per la prima volta, il fato sornione ha voluto che il Sommo Pontefice si soffermasse a lungo davanti agli striscioni recanti i nomi di due “vittime” sacrificali, legate al Vaticano.
Si tratta di Mirella Gregori, sparita il 7 maggio 1983 e della cittadina vaticana Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno dello stesso anno.
Da 31 anni il Vaticano non ha mai proferito parola sul caso, quasi fosse un tabù da rimuovere. Così mai un accenno, mai un saluto ai gruppi che dal 1983 chiedono risposte, mai una parola di conforto ai familiari della ragazza.
Oggi, giorno del compleanno di Ercole Orlandi (morto nel 2004), padre di Emanuela, il Papa si è fermato e ha visto palesemente manifesti e striscioni che i gendarmi non hanno avuto il tempo di far rimuovere.
Si è fermato ed ha accolto la richiesta di rivolgere una preghiera per la giovane scomparsa.
Sarà forse questo uno dei “passi verso la Santità” di cui ha parlato il Pontefice durante l’omelia?
Sì, perché la Santità “ che si ottiene con le piccole azioni quotidiane” è stata il fulcro dell’udienza.
Essa-secondo Francesco- “ è un dono che ci fa il Signore quando ci rende come lui”.
La santità “ richiede estrema pazienza”, ma noi tutti possiamo ottenerla “facendo piccoli passi”.
Saranno forse 100, come quelli che ricordano la vittima di mafia Peppino Impastato? Saranno forse quelli che ogni giorno i familiari di Emanuela Orlandi fanno, in attesa di essere ascoltati?
Non c’è dato di sapere, fatto sta che il Papa ha insistito a lungo sulla pazienza di “genitori e nonni” nell’ascoltare i figli nonostante la stanchezza del lavoro e della quotidianità.
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha affermato “vorrei parlare anche io al Papa come un figlio” e c’è da chiedersi se almeno il dono della Pietà possa intercedere nella realizzazione di questo suo umile sogno.
La pietà è infatti una disposizione di filiale ubbidienza, che qualifica appunto, il rapporto con Dio e con tutto ciò che sulla terra ha valore di “segno” della divina Presenza.
Così se per Papa Francesco “ascoltare i figli è un passo verso la Santità”, il desiderio del figlio potrebbe automaticamente santificare il padre e rasserenare qualche animo.
Possa dunque lo slogan “ogni passo ci rende liberi dall’egoismo” essere d’ auspicio per chi ha cercato sprazzi di verità nella piazza assolata in un giorno di metà novembre.
Questa è la speranza che ha accompagnato Pietro Orlandi e i 12 militanti al suo seguito.
Peccato che la burocrazia d’ordinanza tenda sempre a rallentare il tutto e finisca per desantificare ogni slancio.
L’ingresso di Orlandi in Piazza è stato visto infatti da subito con sospetto, da qui lo spiegamento di forze dell’ordine vaticane e di Stato, che hanno tentato con ogni mezzo di anticipare le possibili mosse dell’uomo, noto per i fastidi che arreca più che per le sue doverose battaglie.
“Noi sappiamo e di regola piazza s. Pietro vengono tollerati solo manifesti che inneggiano alla religione” hanno risposto le forze dell’ordine nell’invitare i militanti rimuovere gli striscioni.
“Siccome c’è un dietro purtroppo dobbiamo agire così”, ha insistito un poliziotto.
“Voi qui dentro avete una risonanza maggiore. A noi non ci paga il vaticano. Noi andiamo per conto nostro, ci sono striscioni che parlano della parrocchia, di santi, voi avete un muro e non capite cosa vogliamo dire. Facendo servizio qui non possiamo permettere certe cose. Il funzionario ha detto che già avete esposto prima gli striscioni e adesso basta. Cerchiamo equilibrio fra le parti. Mi auguro che i colleghi siano stati educati con voi.”
Fuori dalla piazza stessa cosa mentre i militanti del gruppo“petizione.emanuela@libero.” tentavano di fare una foto.
“L’avete fatta dentro adesso basta”.
Si tratta della solita “manifestazione non autorizzata” agli occhi della legge, e le foto con gli striscioni non vengono ammesse.
“I vostri manifesti non hanno carattere religioso. La foto del giornale di quello che avete fatto non farebbe distinguere se la vostra è una semplice foto, un corteo o una manifestazione”.
Insomma il caso Orlandi è un tabù e non è affatto stato rimosso.

di Simona Mazza

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