Strage di studenti a Peshawar in Pakistan: 140 i morti

pakistan-strage-bambini-kamikaze-20141216165212Quello che sembrava un normalissimo giorno scolastico per gli studenti del college militare di Warsak Road, si è trasformato in una tragedia dalle proporzioni colossali. 

Un attacco terroristico portato a segno da una decina di guerriglieri islamisti del Tehreek-e-Taleban (Ttp), ha infatti causato la morte di 140 persone (quasi tutti studenti) e ci sono volute oltre quatto ore per fermare il massacro. La ragione dell’attentato sarebbe da imputare proprio al fatto che la scuola fa capo all’esercito e che si voleva probabilmente rivendicare la missione militare Zarb-e-Azb del governo, che da mesi si accanisce contro il Waziristan, l’agenzia tribale, rifugio per talebani e soldati stranieri.

I guerriglieri, travestiti da militari, hanno fatto irruzione da una porta laterale aprendo il fuoco sulle vittime inermi in maniera totalmente indiscriminata. L’unico ordine impartito dai capi è stato quello di risparmiare i più piccoli, dal momento che la scuola è frequentata da 500 ragazzi tra i 10 e i 18 anni. Al termine delle ore di terrore, tutti i guerriglieri sono stati uccisi e questo non aiuta a capire quale delle fazioni dell’ex ombrello radicale jihadista abbia deciso la strage. Si sa che il primo a rivendicare l’attentato è stato Muhammad Khorasani e che il Ttp, fondato da Beitullah Meshud (ucciso da un drone nel 2013), compare nella lista dei “most wanted” internazionali.

Ma cos’è il Ttp? Si tratta di un movimento stragista di matrice jihadista, nato nel 2007, più recente dunque rispetto a quello dei talebani e diverso da quello del mullah Omar e della shura di Quetta. I pachistani seguono gli insegnamenti del mullah e ne hanno riconosciuto la capacità militare usata per piegare gli Usa, ma hanno prevalentemente due obiettivi: l’India e gli sciiti iraniani, che andrebbero eliminati in quanto “minoranza deviante”. A foraggiare il movimento pare vi siano i finanziamenti occulti di Paesi stranieri e servizi deviati pachistani. Soprattutto tuttavia il movimento avversa l’Unione Indiana nata con la fine del Raj britannico del 1947.

Utile a questo punto ricordare che nella primavera del 1946, i negoziati avviati dal governo britannico, nel tentativo di raggiungere un accordo con i leader indiani, fallirono e alla fine del 1946 la situazione politica dell’India era al limite dell’anarchia. Nel 1947 si prospettò una situazione prossima alla guerra civile tra induisti e musulmani. Fu proprio nel 1947, che l’Unione Indiana e il Pakistan furono istituiti come stati indipendenti. Il governo indiano scelse di rimanerne membro del Commonwealth. La fine del dominio inglese fu accolta con entusiasmo dagli indiani di ogni confessione religiosa e tendenza politica.

Oggi il Ttp osteggia la decisione del 1947 e lotta per quella che viene definita una guerra “santa e nazionalista” combattuta non solo nelle regioni del Kashmir ma finanche all’interno del Parlamento di Delhi fino a Mumbay. In questo contesto, per il Ttp, il nemico non è solo lo straniero (avverso anche alle varie correnti estremiste), ovvero Nato, Usa, Islamabad, ma anche Delhi e Kabul, così come tutto il medi oriente. Si tratta di obiettivi e correnti ideologiche dunque assai diverse dalle altre fazioni, ma a dire il vero non è chiara la logica che muove la protesta, la quale sembra essere semmai il frutto di diatribe faziose nate da legami tribali, quaedisti e islamisti, a volte disomogenei.

Sarò forse questa confusione di fondo il motivo per cui si attuano stragi insensate come quella di ieri?

di Simona Mazza

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