Primo gennaio, alba di un nuovo anno con la protezione di Maria SS.ma, Regina della Pace

Maria_SS.MA

L’alba di questo nuovo giorno ha aperto un nuovo anno che vogliamo iniziare accompagnati dalla materna protezione di Maria SS.ma, Regina della Pace. Oggi, infatti, la Chiesa universale è raccolta in preghiera per ottenere da Dio il dono della pace, “una santa mercanzia che merita di essere comprata assai cara”, diceva S. Francesco di Paola. E vogliamo pregare per la pace nelle nostre famiglie, nelle nostre città, nel mondo intero. La prima lettura di questa solennità mariana, tratta dal Libro dei Numeri, apre il nostro cuore alla pace con l’invocazione: “Il Signore ti conceda pace” (6,26); ed oggi ne abbiamo tanto bisogno! La vera pace, quella cantata dagli angeli nella notte di Bethlemme non si conquista con trattati politici, non è l’uomo a crearla. Essa, invece, è soprattutto un dono divino da chiedere ed un grande impegno da assumere coraggiosamente, prestando fede alla legge di Dio ed usando tanta pazienza. Ma la nostra attenzione vogliamo focalizzarla su Maria, Icona tenera di maternità e di amorevolezza. Infatti, in questo giorno così solenne, la liturgia la invoca con il nome greco di “Theotokos”, ossia “Madre di Dio”. Questa solennità anticamente veniva celebrata l’11 ottobre; fu poi Paolo VI che, in epoca recente, la spostò al primo giorno dell’anno. Tuttavia, la Chiesa, oltre a commemorare una festa mariana, volendo sottolineare la natura umana e divina di Gesù, celebra anche una ricorrenza a sfondo cristologico. Alla divina maternità di Maria fa esplicito riferimento l’apostolo Paolo nella seconda Lettura, tratta dalla lettera ai Galati: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge” (4,4). In poche battute è sintetizzata mirabilmente la misteriosa vicenda dell’Incarnazione insieme a quella della maternità di Maria; proprio a Lei, “dopo aver guardato all’umiltà della sua serva” (Lc 1,48), Dio dona un grande privilegio: quello di essere la Madre del suo Unigenito Figlio, che è anche Dio. Il titolo di “Madre di Dio”, inoltre, è alla base di tutti gli altri nomi con i quali la Vergine Santa, da sempre, viene invocata dalla voce e dal cuore del popolo cristiano, sia in Oriente che in Occidente. Carissimi, in questa solennità così luminosa apprendiamo dalla Madonna l’arte dell’amore, ma soprattutto l’arte dell’accoglienza. Principalmente, impariamo da Lei ad accogliere nella nostra vita quel Bambino che otto giorni fa è nato per noi a Betlemme. Solo se Lo accogliamo come il nostro unico Salvatore potremo essere “figli nel Figlio”, proprio come scrive l’Apostolo: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna […] perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4). S. Luca, quando scrive il suo Vangelo, spesso sottolinea che “Maria serbava queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Il verbo “meditare”, tradotto dall’originale greco, in questo caso significa letteralmente “mettere insieme, unire, fondere”, tanto da far pensare ad un grande mistero da poter scoprire, sì, ma in maniera graduale. Il Bimbo che è deposto nella mangiatoia, pur conservando le sembianze umane, quelle comuni a tutti i bambini del mondo, è anche il Figlio di Dio, quindi è vero Dio ma anche vero uomo. Questo mistero è grande ed è cosa inutile se lo si vuole comprendere solo con le facoltà dell’intelligenza umana. Illuminati dall’esempio di Maria, ma soprattutto dalla sua fede in Dio, però, possiamo comprenderlo con il cuore; i sensi umani non riuscirebbero a percepire, né a contenere la grandezza di tale mistero. Infatti, solo la fede può concederci l’accesso. E proprio nel nostro cammino di fede s’immette amorevolmente la Madre di Dio che ci viene incontro, anzi, ci precede, guidandoci e sostenendoci. Umanamente parlando, Lei è Madre perché ha donato i natali a Gesù; ma lo è allo stesso modo, e forse di più, perché la sua vicenda si è consumata, in nostro favore, consegnandosi totalmente alla volontà divina: “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1,38). S. Agostino ci dice che la sua maternità non avrebbe avuto nessun valore se prima la Vergine Santa non avesse portato Cristo nel suo cuore. (De sancta Virginitate, 3,3). E proprio nel suo cuore di Madre tenerissima, Maria continuò a conservare, cioè a “mettere insieme” tutte le vicende successive che porteranno il Figlio prima sulla croce e poi fuori dal sepolcro, nei panni del primo Risorto della storia. Carissimi, la Vergine Santa vuole esortare anche noi a conservare tutto nel cuore, a raggiungere sempre l’unità e la coesione in famiglia, a lavoro, nella società. Testimoniando la nostra fede in questi termini, allora sì, seguiremo l’esempio di Maria ed anche noi ci addentreremo nel mistero di Dio incamminandoci sulla strada dell’Amore, da tradurre principalmente in un generoso servizio ai fratelli e al prossimo. Possa lo Spirito Santo in questo nuovo anno, indottrinarci con i suoi doni sull’arte dell’amare perché, come ci ha ricordato la prima Lettura di oggi, il Signore “faccia brillare il suo volto” su di noi e ci “sia propizio” (Nm 6,24-7), cioè ci benedica. Portiamo con noi questa certezza: se restiamo sempre ancorati a lui, sia nella gioia che nel dolore, sperimenteremo ogni giorno il suo amore e la sua infinita misericordia. Noi siamo peccatori, ma preziosi ai suoi occhi. Possa Gesù Bambino, che la Vergine quest’oggi mostra a ciascuno di noi, donarci la vera pace, prerogativa fondamentale per costruire su salde basi il suo Regno di Amore. Ce lo conceda anche la potente intercessione della Vergine Santa che oggi il mondo invoca come Madre di Dio. Amen.

Fra Frisina   

Foto: piccolifiglidellaluce.it

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