Mobilità elettrica: tra futuro e rischi

B998D640-4E49-4C8B-B17B-DB091A0EC225Negli ultimi giorni su molti organi di stampa, rimbalza il tema della mobilità sostenibile, intesa però solo in modalità elettrica.

Il tema della mobilità elettrica è, e sarà al centro dei dibattiti per i prossimi anni. In questi giorni è tornato protagonista a causa della bassa pressione che ha colpito l’Europa, costringendo molte città ad applicare misure di limitazione alla circolazione, perché la qualità dell’aria risulta poco accettabile.

I quantitativi di inquinanti per metro cubo d’aria (NOx e polveri sottili) sono superiori ai limiti consentiti. Purtroppo molti “esperti”, politici ed amministratori, non ricordano, o non sanno, che d’inverno una buona parte degli inquinanti emessi non è riconducibile alle autovetture, ma ai riscaldamenti domestici e agli impianti industriali.

Oggi però il nemico pubblico numero uno è il diesel. Sembra che l’unica soluzione è distruggerlo e sostituirlo con la trazione elettrica.

La mobilità elettrica

Ogni volta che se ne parla sembra di descrivere un qualcosa di perfetto, semplice e alla portata di tutti, quasi a dire: “E… che ce vo’!!” usando un’espressione dialettale.

In realtà non è così semplice, non è alla portata di tutti. Sicuramente la politica e qualche lobby ha fatto credere tutto questo, le case automobilistiche fino allo scandalo del Diesel-gate hanno fatto finta che bisognava arrivare all’elettrico e che le auto vecchie erano brutte, cattive, insicure ed inquinanti principalmente. Ora però il gioco è complicato, lo è per la politica quanto per le case produttrici.

Le case costruttrici non sono in grado di togliere nei prossimi anni né i motori diesel prima né i motori a benzina dopo, per sostituirli con veicoli elettrici.

Il 14 febbraio è la Daimler, ossia Mercedes a lanciare un grido di allarme, non verso i politici ancora sordi, ma verso i propri azionisti, spiegando che la corsa alla mobilità elettrica inciderà sui costi finali, in quanto la stessa casa dovrà sostenere i propri fornitori negli investimenti, questo vuole dire che nella gestione economica bisognerà aumentare le riserve da accantonare. I rischi da contemplare sono tanti, come alcune risorse oggi detenute da paesi considerati instabili.

Un’analisi schietta e sincera l’ha fornita il patron della casa nipponica Suzuki, Osamu Suzuki, alla rivista automobilistica Quattroruote: partendo dal presupposto che nessuno può prevedere il futuro con certezza e ragionevolezza, però bisogna essere realisti, il diesel oggi vive un momento di declino, se l’Europa vorrà avere metà del parco automobilistico circolante elettrico dovrà mettere in cantiere almeno 18 nuove centrali nucleari e ristrutturare almeno una buona parte delle 70 centrali nucleari che hanno più di trent’anni. Un altro aspetto è rappresentato dall’elemento per produrre le batterie come il cobalto, che si trova quasi esclusivamente in Congo e non è sufficiente per la domanda di mercato.

Nei mesi scorsi lo stesso a.d. di FCA aveva parlato alla stampa sottolineando le stesse perplessità che ora stanno attanagliando altri grandi costruttori.

La politica evidenzia una scarsa strategia, impegnata sempre più a vivere alla giornata più che a programmare una vera strategia di lungo periodo.

Non abbiamo la possibilità di prevedere il futuro, però la mobilità elettrica oggi presenta più rischi che vantaggi. E’ comunque un settore da esplorare, migliorare e sviluppare, tuttavia non lo si può considerare la soluzione unica per combattere l’inquinamento. Appare ridicolo il fatto che nessuno evidenzia come la politica economica occidentale, dove è il mercato che regola la domanda e l’offerta, possa portare ad un reale taglio dei costi delle materie prime; forse l’unico costo che sarà in grado di tagliare sarà quello salariale del lavoratore. Per non citare l’aspetto fiscale, che oggi ricade sui prezzi di benzina e gasolio, ma domani si sposterà inevitabilmente sulla corrente, che però è vitale anche per le abitazioni e le industrie.

Se la politica vuole sviluppare una mobilità elettrica deve essere lei a pagare gli oneri di sviluppo, come nuove centrali elettriche, colonne di ricarica, nuove infrastrutture stradali.

La mobilità elettrica costa ed anche molto e nessuno al momento è in grado di pagarne totalmente il prezzo, o pubblico o privato, con i vincoli economici in vigore.

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