Le nuove icone della moda: la “musa”, influencer e fashion stilyst Cori Amenta si racconta

Quando nasce un bambino il dottore esclama come prima cosa “è un maschietto” oppure “è una femminuccia”.

L’assegnazione del sesso si basa sulla biologia: cromosomi, anatomia e ormoni. Ma l’identità di genere di ogni essere umano ed il senso interiore dell’essere maschio o femmina, non sempre coincidono con la sua biologia. 

Abbiamo affrontato il tema con l’affermata fashion designer siciliana Cori Amenta, che nel nostro “salotto virtuale” ci ha spiegato ampiamente cosa vuol dire non riconoscersi nel corpo che ci è stato assegnato, cosa si deve ancora fare e molte altre interessanti che scoprirete leggendo…

Chi è Cori Amenta?

Sono nata e vissuta a Noto, patrimonio dell’Umanita’ Unesco per il suo splendido barocco. A Milano ho frequentato la prestigiosa Fashion School Marangoni, divenendo una designer di moda e da allora vivo nella capitale lombarda, da cui sono stata adottata. La vita da “emigrante” non è stata facile, ma anche la vita nella piccola, borghese cittadina siciliana dei primi anni ’90 non era il massimo per una personalità alternativa come la mia.

Oggi lavoro per diverse riviste di moda, sono dj, influencer, “musa” per diversi fotografi. Inoltre svolgo consulenze per molti stilisti di fama mondiale, ho creato una linea di calzature che porta il mio nome, apprezzatissima tra l’altro da personaggi quali Belen, Laura Pausini, Skunk Anansie, Grace Jones e attualmente sto realizzando una linea di prestigiose ceramiche siciliane.

Grazie a lei, Noto è diventata nel corso degli anni una delle tappe della comunità LGBT a livello europeo. Quale episodio ha rivoluzionato la sua vita lavorativa?

Condividevo l’appartamento con una modella e mi divertivo a cambiarle il look quotidianamente. Un giorno l’agenzia cacciò la giovane ma paradossalmente, il giorno successivo venne ingaggiata dalla Fashion e cominciò a fare una serie di sfilate. Tutti i migliori fotografi iniziarono a contattarla e le chiesero chi fosse l’ideatore del suo look. Per me non era un mestiere ma un divertimento. Sta di fatto che da quel momento iniziai a lavorare come stylist (cosa che faccio tuttora), attività che durante gli anni ’90 era ben più remunerativa rispetto al prestare servizio presso le case di moda, in ufficio creativo. 

Si dice che per via della sua notorietà nella Milano fashion lei sia stata ribattezzata “la regina di Milano?

No. La monarchia non esiste più (ride con grande dolcezza ed un pizzico di soddisfazione n.d.r)

Quando ha preso consapevolezza per la prima volta di voler essere donna? 

Provengo da una famiglia composta sostanzialmente da donne. Mio padre è morto quando avevo solo 6 anni. Ho due sorelle e mia madre aveva un negozio frequentato solo da donne, in cui lavoravano 6 sarte. Insomma la mia vita è stata costellata da immagini femminili molto, molto forti. Da bambino non mi rendevo conto di essere “diverso” rispetto agli altri. Sono gli altri che mettono in evidenza le diversità… Ricordo che giocavo con le bambole insieme alle mie amiche, poi crescendo mi spiegarono che dovevo fare educazione fisica con i maschi. Da quel momento mi resi conto che c’era un problema. Inizialmente credevo di essere eterosessuale, perché mi avevano spiegato che essere gay era una cosa sbagliata. Diciamo che ho vissuto tante vite. L’inizio della mia metamorfosi è iniziata a Milano. Qui, mi travestivo nei locali, facevo la vedette, animando la vita mondana notturna. Ero famosa con il soprannome “Fuxia”. Non c’era situazione mondana, sfilata o inaugurazione che non prevedesse la mia figura come ciliegina sulla torta. Iniziai da semplice “performer” ma ben presto realizzai  che dovevo radermi definitivamente perché lavoravo troppo. In realtà si trattava solo di scuse per nascondere a me stessa che stavo male nei panni maschili, cosi pian piano presi contezza di ciò che volevo realmente essere. Col senno di poi, mi rendo conto di aver sempre vissuto una vita a metà fra l’essere uomo e l’essere donna.

Come è cambiato il suo corpo con la terapia ormonale sostitutiva?  

Le terapie ormonali servono ad addolcire il corpo, i fianchi diventano più tondi, più femminili. La chirurgia plastica per noi è fondamentale, perché se hai un certo tipo di struttura fisica o di lineamenti, essa ti consente di avvicinarti di più all’idea che hai di te stessa. Il corpo cambia, ma con gli ormoni cambia anche il tuo cervello. Gli estrogeni ti rendono più incline alla depressione, avverti la cosiddetta “sindrome premestruale” come le altre donne. Non è una passeggiata fare gli ormoni ed in certi casi bisogna anche rallentare perché i farmaci danno molti scompensi.

Come ha affrontato la sua scelta con amici e familiari? 

Sono diventata trans nel momento in cui ho capito che quella era la mia strada. Ho chiamato subito mia madre, pregandola di mettersi a sedere e le ho raccontato cosa stava accadendo dentro di me. Non so quale sia stata la sua prima reazione, sicuramente avrà pianto, ma subito dopo mi ha richiamata e mi ha consolata, sostenendo che se l’origine della mia tristezza risiedeva nella mia sessualità, avrei fatto bene a intraprendere un percorso alternativo. Per quanto riguarda i mei amici, devo dire che con loro non ho mai avuto bisogno di spiegare nulla. Non hanno mai subito l’effetto “new face”. Ad essere incuriositi del mio nuovo aspetto, quasi fossi un animale da circo, erano i semplici conoscenti. Tutto sommato non ho mai avuto grossi problemi, anche se alcuni parenti non hanno mai accettato la mia metamorfosi e ci siamo allontanati in modo molto diplomatico. 

Cosa la offende principalmente?

Trovo stupido il commento degli haters, che mi offendono dicendo “si vede che sei uomo”. Io so bene di essere nata uomo. Una transessuale è un uomo che diventa donna. Non si può nascondere la cosa. E’ così e basta.

La scelta del nome?

Il mio nome da uomo era Corrado ma gli amici mi soprannominavano Corri. Mia madre invece mi chiamava “cori miu”  che in dialetto significa cuore mio. Da qui la scelta di chiamarmi Cori. 

Cosa vorrebbe che le persone capissero di lei e degli individui che si trovano nella sua stessa condizione?

Vorrei che le persone capissero innanzitutto che sono una persona sensibile e profonda. Che sono una professionista capace, che sono simpatica, socievole. Le domande sulle mie scelte sessuali e sul il mio aspetto fisico sono assolutamente superflue.

Può darci un’istantanea delle questioni LGBT nel nostro paese? Qual è la tendenza attuale nei confronti della situazione?

Non è una domanda semplice. Se vivi a Milano e fai un lavoro come il mio, sei etichettata come “elegante, bella, personaggio, regina, reginetta” e via discorrendo. Nei piccoli centri, soprattutto se non fai un lavoro legato all’ambiente della moda o dello spettacolo, questa realtà è sicuramente molto più complicata. Siamo tutte legate ai luoghi comuni, alle battute infelici, a certe situazioni irritanti che ricordano i film di Vanzina. Mi auguro che l’apparente morbidezza verso l’argomento, possa tradursi, a livello pratico, in pari opportunità per tutte noi. Purtroppo ancora oggi accade che le trans vengano discriminate in ambiente lavorativo. Nessuna legge ci tutela. Mentre esiste l’obbligo di assumere in azienda un determinato numero di categorie protette, per i trans, non esiste nulla di tutto ciò. Questa mancanza di prospettive lavorative fa sì che spesso l’unica scelta di sopravvivenza sia quella di prostituirsi. Mi piacerebbe pensare ad un futuro diverso in cui non saremo mai più costrette a finire ai margini di un marciapiede.

Ultimamente Noto, città borghesissima che le ha dato i natali, si mostra molto aperta nei confronti della comunità LBGT. Addirittura è stata nominata “capitale gay” oltre che “capitale barocca dell’Unesco e patrimonio dell’Umanita”. In paese viene accolta come una “principessa”. Secondo lei, si tratta di una “facciata” o di una reale apertura?

Io amo molto la mia città. Il fatto che sia diventata “capitale gay” mi fa sorridere sotto tutti i punti di vista. 

Per ironia della sorte, ero scappata da Noto perché la vita per quelle come me non era facile: venivamo derise, offese e anche malmenate. Voglio pensare che non sia una facciata, che la gente abbia compreso che essere gay, lesbica o trans non significa che veniamo da Marte. Quel tipo di clientela formata da LGBT ha fatto diventare Noto un luogo di mondanità, di feste stupende in cui si sfoggiano abiti sontuosi, di top model, influencer, grandi fotografi. Sarebbe sciocco avere un atteggiamento di chiusura davanti a questa realtà. Anche le case, gli affitti ed il turismo hanno risentito dell’effetto benefico di questa nuova ventata di freschezza e ricchezza. Insomma hanno fatto di un vizio virtù…

Per quattro mi riguarda, vengo trattata non come una principessa, ma come una regina e ne vado fierissima. Sono super invitata, corteggiata e richiesta ad ogni tipo di festa, di evento o di cena che abbia un senso. Non penso che ciò dipenda dal fatto che io sia trans, ma dal successo derivante dal mio lavoro. Anche a Noto si leggono Vanity Fair e le altre riviste di moda. Chi sfoglia queste riviste ha trovato il mio nome. Insomma, essere un pò “vedette” fa gioco.

Quali sono, se ci sono, i reali progressi umani e sociali  in questo campo e quali le aree più oscure o incerte che devono essere ancora esplorate e definite anche dal punto di vista legale/burocratico?  

Fortunatamente la nostra condizione sta cambiando. Si sta cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica verso tutte le cosiddette “minoranze”. Noi siamo persone! Cosa accade nella nostra sfera privata non è rilevante. Bisogna sconfiggere il grandissimo spettro dettato dalla cultura patriarcale e dalla chiesa cattolica, per cui c’è ancora chi pensa che essere LGBT sia un vizio, o peggio, una malattia da curare. Quando mi dicono “sei uguale a me” io rispondo “io non sono uguale a nessuno”. La cosa più favolosa è proprio la straordinaria diversità dell’essere umano, ma bisogna ancora lottare molto. A livello politico, tutto dipende da chi riesce a smuovere le coscienze. Il Papa nel suo piccolo sta cercando di spiegare che anche noi siamo creature di Dio. Tutto dipende da chi muove le fila di questo grande gioco chiamato “vita”. Gennaio è il mese della memoria, ma nessuno parla di ciò che hanno vissuto gli omosessuali durante l’olocausto… Non siamo più a questi livelli, ci siamo “evoluti” anche se ci sono delle macchiette che non fanno bene alla comunità. Ad ogni modo anche questo è un passo. 

I film degli anni ’70 hanno il merito quanto meno di aver portato l’attenzione sul tema.

Le persone LGBT sono sempre esistite. Esempi di ogni località e periodi di tempo, dalle pitture rupestri preistoriche in Sud Africa e in Egitto, agli antichi testi medici indiani e alla prima letteratura ottomana, ne danno ampia testimonianza. Molte società sono state tradizionalmente aperte alle persone LGBT, comprese diverse società asiatiche che hanno tradizionalmente riconosciuto un terzo genere. Eravamo più “moderni” prima?

Assolutamente sì. Il fenomeno esiste da che esiste il genere umano. Prima i trans venivano accolti in modo diverso. Alcune civiltà li descrivevano come delle divinità, basti pensare all’India. Ma anche nell’antica Grecia l’omosessualità era costume diffuso. Con la chiesa cattolica tutto è cambiato. Non dico sia giusto o sbagliato ma spero che qualcosa cambi, che si smetta di demonizzare questa realtà e si comprenda che l’omosessualità o la transessualità siano solo alcune delle tante possibilità a livello sessuale. Probabilmente, in tempi antichi avrei vissuto meglio la mia condizione, invece mio trovo oggi a rispondere a delle domande in cui si deve parlare per spiegare che non siamo “strani”…

Ancora oggi c’è chi ritiene che omosessuali o transgender ci si diventi, quasi fosse un “vizietto” per citare il famoso film di Edouard Molinaro. LGBT si nasce o si diventa? 

Ritenere che si diventi gay, secondo me è una sciocchezza. E’ una questione di indole. Se avessi potuto scegliere se essere uomo o trans avrei scelto la prima possibilità, quella più facile tutto sommato. 

Lei convive da anni con un uomo ed ha una vita costellata di successi. Ha mai pensato alla maternità?

Convivo con il mio uomo da oltre 10 anni. Credo fortemente nell’amore, amo fortemente le relazioni di coppia. Anche in passato ho sempre avuto storie lunghe ed importanti. 

Fidarsi del proprio compagno, gioire della quotidianità, ti fa sentire viva ed importante. Non ho mai pensato alla maternità, non che sia contraria, anzi, ma personalmente non ho mai pensato all’ipotesi di adottare un figlio. Detto ciò, sono fermamente convinta che sarei perfettamente in grado di educare un bambino, di trasferirgli i valori dell’amore, dell’affetto, di insegnargli a coltivare le arti e non solo la passione per il calcio, di sensibilizzarlo al rispetto, al senso civico, all’amore verso la natura. I valori sono indipendenti da come sei a livello sessuale.

Parlando di maternità, ancora oggi la possibilità di adottare figli da parte di coppie omosessuali o transgender non è socialmente accettata. Cosa vorrebbe dire ai detrattori in merito alle loro diffidenze?

Sono totalmente a favore della maternità transessuale, gay e alle adozioni. Credo che prima di affidare un bambino, occorra tuttavia valutare attentamente la stabilità economica ed affettiva all’interno della coppia per non creare ulteriori situazioni di abbandono. Riguardo ai giudizi di certi moralisti sulla questione, vorrei ricordare che i casi di cronaca nera relativi alle violenze nei confronti dei minori spesso avvengono all’interno di coppie eterosessuali e non il contrario. 

Il diritto internazionale dei diritti umani non si applica alle pienamente alle persone LGBT e la  privazione dei diritti umani viene tuttora giustificata per motivi di religione, cultura o tradizione. Quanta strada dobbiamo ancora fare per approdare ad una radicale rivoluzione delle coscienze?

Trovo che sia una cosa orribile. Venire tacciati di essere “froci” o non essere considerati in società per via della nostra “diversità” a livello sessuale è gravissimo. Ancora oggi in Russia ed in altri paesi del mondo i gay vengono torturati e uccisi. Bisogna sicuramente cambiare direzione.

Come possiamo aiutare coloro i quali reputano “innaturale” un orientamento sessuale diverso da quello tradizionalmente accettato?

Spero che chi reputa l’orientamento sessuale dei LBGT innaturale, volti le spalle alla mia presenza e mi lasci in pace, che non mi faccia del male così come io non ne faccio a lui. Ovviamente non esiste un pensiero univoco sulla questione. Ognuno per fortuna ha il suo pensiero. Una cosa trovo innaturale: la violenza rivolta a tutte le persone che non ci piacciono: che siano neri, trans, gay o altro. L’unica cosa che chiedo a livello personale è la diplomazia. Ci sta che io non piaccia a tutti, altrimenti sarei come la Coca Cola, ma importante è che nessuno mi ferisca a livello verbale o fisico.

Di recente lei è stata vittima di un tristissimo caso di omofobia proprio nella sua Sicilia. Cosa è accaduto e qual è stato l’epilogo della faccenda?

La vicenda è accaduta qualche tempo fa all’Aeroporto di Catania. Sono stata fermata dagli operatori del check-in per via di un anello che suonava al metal detector e, non realizzando che fossi siciliana, alcuni di essi hanno iniziato a parlare di me appellandomi “calamaro” ovvero finocchio. Ho denunciato l’accaduto durante una diretta, per altro virale, che ha registrato oltre 400mila visualizzazioni. In seguito mi sono rivolta ad un avvocato senza riuscire ad ottenere piena giustizia. Ho ricevuto solo delle scuse formali dalla società aeroportuale di Catania.  Mi ha fatto molto piacere essere stata contatta personalmente dall’onorevole Alessandro Zan, attivista LGBT italiano, il quale oltre ad esprimere la sua piena solidarietà di fronte all’accaduto, è noto per aver promosso ed ottenuto il primo registro anagrafico italiano delle coppie di fatto, (aperto anche alle coppie omosessuali), e per essere il relatore del disegno di legge contro l’omofobia chiamato Ddl Zan.

A volte mi chiedo: se fossi stata io a offendere questi signori cosa sarebbe accaduto? Mi sono trovata sola, senza poter fare niente perché nessuno ha testimoniato in mio favore. Una vicenda tristissima.

Perdono, ironia o assertività. Che approccio utilizza di fronte agli atteggiamenti omofobici e transfobici?

Utilizzo sia il perdono, sia l’ironia sia l’assertività. Giustifico in qualche modo l’ignoranza di chi vive in un contesto culturale che non gli fa avere una visione elastica della vita. Perdono gli haters che mi offendono perché, sbirciando nei loro profili, spesso emerge tutta la piccolezza della loro vita. Comprendo che cercano di vomitare il loro malessere ed il loro disagio facendo del male agli altri. 

Dobbiamo guardarci dall’invidia delle donne perché non abbiamo la cellulite, dagli uomini perché ci considerano puttane, dai moralisti, da chiunque insomma…

Bisogna essere come il giunco che si piega ma non si spezza. Non è semplice ma neanche difficile. Come dire, fa parte del pacchetto.

Bullisimo: è mai stata vittima di episodi di bullismo e pensando ai giovanissimi, al contesto scolastico, dove magari iniziano i primi episodi, cosa consiglierebbe agli adolescenti che scoprono di vivere in un corpo sessuale che non li soddisfa pienamente?

Purtroppo sono stata vittima di bullismo sin dall’età adolescenziale. Alle scuole medie venivo presa a schiaffi e spesso mi urlavano “finocchio”. Sono sopravvissuta anche a questo. All’epoca si trattava di episodi isolati. Chi non era presente al fatto non sapeva cosa accadesse. Oggi le cose sono cambiate. Sui social ci sono migliaia di denunce di questo tipo. Consiglio ai giovani che sono vittima di bullismo di essere forti, di imparare a sopravvivere alla gente stupida, di evitare di perdere il controllo e segnalare immediatamente l’accaduto ai genitori, ai professori, facendo nomi e cognomi, senza avere mai paura. In Sicilia si dice “ciù scuru ra menzannotti nun ci n’è” ( più buio della mezzanotte non ce n’è), ovvero non può andare peggio di come sta andando. Purtroppo chi è vittima di tali atteggiamenti non denuncia perché magari si vergogna, non ha pienamente accettato la diversità, non sa con chi condividere certe emozioni e sensazioni. Però se ci si isola è la fine, dunque urlate e denunciate. 

Per quanto riguarda i consigli ai giovani, beh innanzitutto ritengo che come prima cosa debbano informare i genitori, poi è importante che si rivolgano ad uno psicologo, al fine di iniziare un delicato processo di percorso interiore. L’appoggio della famiglia è importantissimo. Li inviterei inoltre ad evitare categoricamente le terapie ormonali “fai da te” perché sono estremamente pericolose. Infine, se ci sono i presupposti, potranno fare una visita dall’endocrinologo e finalmente sbocceranno come rose.

Riapriamo la parentesi religione. Lei viene da una cittadina fortemente intrisa dalla morale cattolica. Ha portato il nome del santo patrono, (San Corrado) quando era ancora un ragazzo. 

Quale influenza o peso ha avuto ed ha nella sua vita e nella vita delle persone, la religione in relazione con le questioni LGBT? Riscontra delle contraddizioni?

La cultura siciliana è permeata dall’influenza cattolica e quindi il mondo LGBT è sicuramente penalizzato. Io comunque ho trovato molta apertura da parte del clero netino, dunque credo che qualcosa stia cambiando e magari a breve si riuscirà ad abbattere qualche preconcetto. La religione dovrebbe servire per farci stare meglio. Non può essere un percorso ad ostacoli che dovremmo superare ma esattamente l’opposto. 

Qualcosa da aggiungere?

Noi cresceremo e ci evolveremo nel momento in cui nessuno mi farà più domande come queste. Finché ci saranno persone interessate a capire cosa vuol dire essere trans, è segno che certi problemi non sono stati superati. Ci sarà ancora molto da lavorare ma sono fiduciosa.

1 Photo Oskar Cecere per vanity fair Italia

2 djset per jenny Monteiro fashionshow

3 Photo Karel losenicky campagna stampa Rafael lopez

4 Photo Karel losenicky per Harper’s Bazaar Brasile total look Dolce e Gabbana

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