Lavoro: cosa ha prodotto la nuova legislazione?

t_550x242lavoratoriI lavoratori italiani, dopo la “forzatura ” costituzionale sull’art. 8 e18, sono stati privati delle tutele sociali basilari e lasciati in balia di un mercato del lavoro regolato in maniera selvaggia dai propugnatori del liberismo più sfrenato.

Questo, nonostante da più parti sia stata fatta presente la pericolosità di certe iniziative che negli altri paesi hanno provocato solo il tracollo.
Oggi ci sono due schieramenti opposti: gli strenui sostenitori delle innovazioni nel campo della legislazione sul lavoro e i difensori dei principi di democrazia e lavoro sanciti dalla Costituzione.

I primi, vogliono farci credere che l’abolizione di ogni tutela potrebbe migliorare la drammatica situazione occupazionale e potrebbero sgravare le aziende italiane da una pressione fiscale senza precedenti, hanno tuttavia omesso di parlare dei vincoli burocratici che ne garantirebbero piena attuazione.
A questo punto occorre precisare che l’ultima riforma del lavoro, recentemente convertita con la Legge 99/2013, ha fatto solo un buco nell’acqua, tanto che sono rimasti ancora aperti degli escamotage per ricorrere legalmente al lavoro nero. Parliamo ad esempio degli incentivi legati all’assunzione di donne e ultracinquantenni, che sono pressochè uguali alle vecchie normative.

Tutti questi incentivi sono infatti vincolati dal possesso di una innumerevole serie di requisiti e condizioni vincolanti. Peccato che non vi siano le giuste risorse economiche per garantirne l’attuazione.
La domanda che “sorge spontanea” è : come si fa a rilanciare l’occupazione e restituire dignità ai lavoratori se le fabbriche se le attività commerciali e le aziende chiudono?

di Simona Mazza

foto: venetidelmondo.com

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