Sarà capitato a molti, immagino, di essere poco più di un bambino e di guardare con ammirazione e spirito d’emulazione un fratello, un cugino o un amico più grande.
Ed il mio ricordo (nitidissimo in questo senso) è quello di un cugino di 14-15 anni (mentre io ne avevo circa 10) che parlava continuamente di un gruppo rock (a suo dire fenomenale) i cui interpreti cantavano e suonavano completamente mascherati: i KISS.
Nati da un’idea di Gene Simmons (il vampiro), bassista del gruppo, appassionato di rock e fumetti e Paul Stanley (starman), voce e chitarra. I due amici inseparabili scelgono un nome semplice e geniale e coniugano alla musica, l’amore per i fumetti. Tutto questo li porta all’idea di indossare abiti da supereroi. La ricetta è vincente ed il risultato sarà quello di diventare famosi. Insieme a loro ci saranno il batterista Peter Criss (catman) ed il chitarrista Ace Frehley (space ace).
All’inizio è subito un grezzo hard rock da cui emergono brani come “Black diamond” dove dal vivo il bassista vomita sangue (per fortuna finto…). Siamo nel 1974. La richiesta di concerti è già impressionante ed i 4 registrano in fretta album anche non troppo brillanti pur di avere materiale nuovo da riprodurre live.
I Kiss abbinano hard rock dal volume altissimo a spettacoli circensi. I testi sono pieni di sesso e divertimento ed il tutto riesce a far letteralmente scatenare orde di ragazze disposte a tutto pur di avere un’avventura con i loro idoli.
I primi album (“Kiss” e “Hotter than hell”) sono seguiti da “Dressed to kill”. E’ questo l’album che li proietta non solo nelle classifiche americane, ma anche al mercato nipponico dove resteranno idoli incontrastati fino ai giorni nostri.
L’hard rock si mescola in maniera quasi inattesa a melodie apprezzatissime. Nascono così “Room service”, “Rock bottom”, “C’mon and love me” e l’inno “Rock ‘n’ roll all nite”, brano generalmente proposto a chiusura dei loro shows.
La testimonianza della loro forza dal vivo è dimostrata dal doppio live “Alive”. Un disco che rappresenta un pezzo di storia del rock. Le loro hit invadono le radio, nasce la Kiss Army, arrivano sul mercato i pupazzi dei singoli musicisti, fumetti e gadget di ogni genere. Insomma è invasione, successo, Kissmania.
E mi torna in mente mio cugino che mi mostrava tutti i dischi gelosamente conservati e mi raccontava di quel mito. L’album “Destroyer” del 1976, è secondo me, tra i più belli e rappresentativi della loro carriera.
Per mezzo di questo lavoro i Kiss diventano la band più chiacchierata del momento e l’LP colleziona una serie indimenticabile di hit (ancora una volta tutte sesso e rock’n’roll) come “Detroit rock city”, “Do you love me” e la ballata “Beth”, cantata da Peter Criss.
Anche con gli album che seguiranno, la band continuerà ad essere protagonista dei rotocalchi scandalistici e a mietere successo. Si allunga sempre di più la fila dei fan che giurano di aver visto e fotografato il vero volto dei loro idoli. E, addirittura, un giornale arriva a mettere una taglia per questa impresa.
Esce “Love gun”; premiato dalle vendite e dalla critica che, per la prima volta riconosce al gruppo, di non essere solo un fenomeno da baraccone. Ancora un doppio album dal vivo (“Alive 2”), preludio ad un piccolo periodo sabatico nel quale i componenti della band si permettono, ognuno, un LP da solista. Escono tutti lo stesso giorno ed i fan li premiano ancora.
Nel ’79 arriva “Dynasty”, un LP che genera discordia; qui si rimprovera al gruppo di aver infangato l’hard rock con la pop music, ma l’album ci regala “I was made for lovin’ you” e, tutto sommato, il risultato è gradevole. Fino ad arrivare al tanto atteso “Unmasked” (1980).
Diventati ormai il monumento di se stessi, i Kiss, in copertina giocano con il desiderio dei loro fans di vederli senza maschere. Probabilmente, però, dal punto di vista musicale è il primo passo falso di una carriera impeccabile: mancano idee e freschezza.
E’ il momento in cui la band comincia ad alternare lavori di pregio [una colonna sonora per un film poi abortito (“The Elder”) con orchestre, cori e strumenti per un risultato piacevolissimo], ad altri in cui si denotano crisi e difficoltà (Ace Frehley è sempre più coinvolto in problemi di droga e alcool).
Nonostante tutto ciò la Kissmania non è mai tramontata. E nel tempo i quattro hanno dimostrato che anche senza maschera il rock è al centro dei loro pensieri. C’è chi abbandona e chi viene sostituito; altri intraprendono fantomatiche carriere da solisti; si susseguono album nuovi ad altre puntate dei loro Kolossal live (“Alive 3”).
Ma tutto questo ha consentito ad almeno 3 generazioni di ascoltatori dei Kiss di incontrarsi ai loro concerti. Tra pupazzi, fumetti, bare (!!!), indumenti e cibo, ora nell’elenco del materiale targato Kiss c’è anche una valigia che contiene gadget vari e ben 6 CD. Ed il merchandising continua a fatturare milioni di dollari. Se non è successo questo …
di Riccardo Fiori
Scrivi