Il silenzio è d’oro zecchino?

La-regola-del-silenzio-filmNon è semplice capire quale messaggio Robert Redford, regista e attore protagonista del film “La regola del silenzio”, volesse lasciare allo spettatore all’uscita dalla sala.

“The company you keep” titolo originale della pellicola, è un film che ripercorre con lucidità gli anni 60 della contestazione in America contro le decisioni dei governi di allora in materia di politica estera e politiche sociali interne, senza velare con la nostalgia del ricordo della giovinezza il racconto degli eventi. E’ proprio all’indagine obiettiva del giovane giornalista Ben Shepard, non coinvolto nei fatti, ma semplicemente alla ricerca della verità nascosta in un passato che nessuno vuole ricordare, che il regista lascia il compito di svelare gli eventi che sono all’origine del riemergere dalla clandestinità di un gruppo di ex militanti estremisti.

Quaranta anni dopo una rapina in banca, che aveva causato una vittima, i componenti del vecchio movimento armato “Weather Underground”  coinvolto in questo come in altri atti criminali, si trovano a dover fronteggiare un passato che avevano sepolto nascondendolo sotto false identità e nuove vite da padri e madri di famiglia.

Il film mette a confronto generazioni, ideologie e priorità di vita, confronto che per anni  tutti i personaggi coinvolti nella storia hanno accuratamente evitato, trincerati dietro la rigida legge del silenzio  che occulta vecchie ferite e rancori mai risolti.

Ma se nella prima parte del film sembra evidente come l’intento dell’autore sia quello di dimostrare come la verità sia l’unica possibilità di riscatto per i protagonisti, con il dipanarsi della trama lo spettatore si accorge che l’urgenza di chiarezza che anima il giovane reporter causa sofferenze senza colpa per molte persone coinvolte loro malgrado nell’intrecciarsi delle bugie su cui i protagonisti avevano basato le proprie nuove vite.

Degne di nota le interpretazioni intense e profonde di tutti gli attori, specialmente Robert Redford, Chris Cooper e Susan Sarandon, sottolineate da inquadrature che evidenziano ogni ruga ed ogni impercettibile espressione dei personaggi, scavando sotto la corazza delle personalità pubbliche che ciascuno di loro si è costruito all’interno del film, per ritrarne l’animo ancora legato al passato turbolento degli anni 60.

In questo momento in cui lo scontro politico in vista delle elezioni assume i toni del conflitto tra ideologie certe e assolute, vedere un film come “La regola del silenzio” aiuta a porsi diverse domande sull’origine spesso non così limpida del nostro attuale sistema sociale, e sulla necessità di esercitare la sottile arte del dubbio come strumento per indagare in profondità la realtà in cui viviamo.

di Elena Carrossa

foto: ilmondoinfrantumi.blogspot.it

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