Il lockdown mantiene giovani

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Rimanere giovani è il desiderio della nostra epoca, e per realizzarlo si è disposti a fare molti sacrifici, economici e non. Sport, diete, trattamenti con fanghi ghiacciati e manipoli bollenti, chirurgia, pozioni.
E se ci dicessero che il lockdown mantiene giovani? E’ il risultato di uno studio effettuato da un gruppo di ricerca italiano, pubblicato sulla rivista scientifica Toxics a maggio del 2022.
Il lockdown del dovuto all’epidemia di Covid-19 ha rappresentato un “esperimento naturale” unico, che ha permesso di misurare gli effetti sulla salute umana del traffico veicolare. Infatti nei mesi di Marzo e Aprile 2020 l’ANAS ha registrato una riduzione del 40% del traffico in Italia mentre le centraline dell’ARPA Lazio hanno misurato nella città di Roma una riduzione media del 36% della concentrazione di benzene nell’aria.

Cos’è il benzene?

Il benzene, CAS 71-43-2, (il numero CAS è un codice univoco che indentifica le sostanze chimiche per evitare equivoci visto che esse possono avere diversi nomi) è un solvente organico liquido ed incolore. La molecola di benzene è costituita da 6 atomi di carbonio e 6 atomi di idrogeno e la sua formula chimica è C6H6.
La sua formula di struttura è esteticamente affascinante nella sua semplicità, un esagono regolare con un cerchio all’interno che rappresenta una distribuzione uniforme degli elettroni su tutta superficie della molecola, detta risonanza. Lo studioso che la ha teorizzata nel 1865, Friedrich August Kekulé von Stradonitz nel 1890, durante una festa in suo onore per il venticinquennale della sua scoperta, raccontò che 25 anni prima si era addormentato davanti al fuoco e nel sonno aveva visto un serpente che si mordeva la coda. Lo scienziato si svegliò e per tutta la notte lavorò per risolvere l’enigma della struttura ciclica esagonale del benzene.

Il benzene è uno dei composti organici più utilizzati nel mondo ma la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) lo classifica come un cancerogeno accertato (classe 1A), a causa dei suoi dimostrati effetti tossici sulle cellule del midollo osseo. Il benzene è un componente del petrolio, e quello presente nell’aria deriva da emissioni industriali e da combustioni ma soprattutto dai gas di scarico dei veicoli a motore alimentati con benzina.
Secondo la Normativa Europea REACH il benzene non è ammesso in concentrazioni superiori allo 0.1% della massa in prodotti immessi sul mercato. Questo divieto tuttavia non si applica ai carburanti, che possono contenerne fino all’1%. Inoltre è stato stabilito un valore limite per la concentrazione del benzene nell’aria urbana, di 5 μg/m3.

L’esperimento

I ricercatori hanno chiesto ad un gruppo di volontari romani di prelevarsi un campione di urina nel periodo di lockdown e di conservarlo nel congelatore. Nello stesso periodo del 2021, mentre le misure restrittive erano state eliminate o notevolmente ridotte, hanno prelevato un secondo campione.
I campioni sono stati analizzati con strumenti estremamente sofisticati per determinare la differenza nel contenuto di metaboliti del benzene e degli idrocarburi policliclici aromantici (altri inquinanti prodotti dalle combustioni e dal traffico) fra i due anno 2020 e 2021 nelle medesime persone.
Sugli stessi campioni sono stati determinati anche dei biomarcatori di stress ossidativo, sempre per evidenziare se ci fosse una differenza fra i due periodi.

I radicali liberi e lo stress ossidativo

Lo stress ossidativo il danno prodotto dai famigerati e ben noti radicali liberi, molecole che hanno un elettrone molto reattivo, fra le quali sfortunatamente anche l’ossigeno del quale non possiamo fare a meno, e che sono responsabili dell’ invecchiamento cellulare, ma anche di malattie neurodegenerative, cardiovascolari e renali.
L’esposizione a radicali liberi è sempre presente e un certo livello di danno ossidativo esiste in ogni individuo, a causa dell’ossigeno, della radiazione solare, ma anche dell’esposizione ambientale ad inquinamento atmosferico, fumo, consumo di alcool, squilibri nutrizionali ed uso di farmaci.
Lo stress ossidativo si può misurare analizzando i prodotti della reazione dei radicali liberi con le biomolecole che vengono escreti nelle urine, in particolare i derivati ossidati del DNA e dell’RNA.

I risultati

I risultati dello studio mostrano che l’esposizione a benzene e agli altri inquinanti considerati nel 2020 è ridotta rispetto al 2021 solo del 20%, mentre la riduzione del traffico era del 40%. Questo perchè il benzene e gli IPA non sono prodotti solo dal traffico veicolare ma anche da altre fonti, primi fra tutti il fumo, ma anche da combustioni casalinghe come stufe, forni e legna, barbecue e incensi.
Gli indicatori di stress ossidativo invece nel 2020 erano dal 40 al 60% più bassi di quelli del 2021, indicando che oltre alla minor esposizione al traffico, altri fattori hanno contribuito a ridurre l’esposizione a radicali liberi, legati al diverso stile di vita, e inaspettatamente, durante il lockdown siamo invecchiati di meno!

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL

Foto di copertina di Gerd Altmann da Pixabay

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