I tre porcellini triestini e il palazzo in legno alto sei piani

facciata

Due su tre vengono mangiati, fatevene una ragione. Me ne sono dovuta fare una anche io.

La trama che ricordavo prevedeva che i tre porcellini si costruissero ognuno una casa adatta alla propria personalità: il primo, scollegato dalla realtà, con la paglia, il secondo, pressapochista, col legno, il terzo, diligente e moderno, in muratura.

Arriva il Lupo che -per inciso- seguendo i consigli anticrisi del governo Monti, sta aumentando la sua produttività partecipando, oltre alla sopraccitata storia, a:

– Pierino e il Lupo

– Il Lupo e l’Agnello

– Cappuccetto Rosso

– Balla coi Lupi (in collaborazione con i suoi fratelli)

– Al Lupo! Al Lupo!

e tante altre collaborazioni, tutte con fattura.

Dicevo, arriva il Lupo e, come sempre, sono guai. Si dirige, famelico, verso la casa di paglia e, la faccio breve, ci soffia sopra fino ad abbatterla e no, il porcellino non riesce a scappare, viene mangiato. No, il Lupo non si è distratto nemmeno un secondo e se l’è pappato. No, non mi interessa se vostro figlio minore sta piangendo, Jacobs Joseph l’ha pensata così la storia. Comunque il Lupo passa alla casa di legno, fa più fatica ma anche stavolta demolisce l’edificio e riserva la stessa sorte del primo anche al secondo fratello. Poi la casa di mattoni. Quasi gli viene un’embolia a forza di soffiare, così, acuto, annuncia che si calerà dal comignolo. L’ultimo porcellino non è né sordo né stupido, quindi prepara un bel pentolone di acqua bollente e lo colloca nel camino. Il Lupo dà seguito alle minacce e scende nella canna fumaria…vi lascio immaginare la fine. No, non si salva nemmeno il Lupo e no, non ci sono colpi di scena, gli altri due porcellini continuano ad essere morti.

Questa storia, tremenda, è di fine Ottocento e la tradizione orale è ancora più vecchia.

Oggi potremmo riscriverla in maniera molto diversa, proviamo?

Innanzitutto siamo a Trieste, perché il pubblico moderno ama i dettagli, e siamo nel 2012. I tre porcellini hanno comprato tre case in tre zone diverse di Trieste, sempre seguendo la loro indole. Il primo una roulotte sul molo, il secondo in legno, il terzo in muratura.

Il Lupo ricorda bene come sia finita con quella in muratura e la evita. Scarta anche quella strana cosa su ruote perché non la conosce e va sul sicuro con quella in legno. Basterà soffiare forte, pensa, e cederà come l’altra volta.

Fiuuuuuu! FIUUUU! Niente da fare.

L’edificio è alto sei piani, solido, si sente ridicolo per aver provato a soffiarci sopra per abbatterlo. Il cancello è chiuso, il porcellino affacciato all’ultimo piano si sta esibendo in una serie di gesti denigratori. Il Lupo capisce che non potrà usare la sola forza per entrare, serve un piano. Così estrae il suo smartphone, apre internet e si informa sull’edificio per trovarne un punto debole:

“Taglio un cavo elettrico, così si spengono i condizionatori e il porcellino uscirà per il caldo? Mmmh, qui dice che non servirebbe, il palazzo consuma circa 1/6 dell’energia di un edificio tradizionale e inoltre è dotato di impianti fotovoltaici, geotermici e microeolici”.

“Infradicio il legno e lo faccio marcire così crolla? Mmmh, qui dice che è trattato, non si impregna, quindi non marcisce”.

“Appicco un incendio? Mmmh, pessima idea, arriverebbero le forze dell’ordine. Inoltre il legno, dice qui, al contrario di quanto si pensa resiste come o meglio delle strutture in cemento armato, perché non avendo un anima in metallo che si altera con il calore, mantiene le sue proprietà meccaniche”.

“E’ persino più antisismico delle case tradizionali perché ha poca massa e maggiore elasticità”.

Il Lupo è molto combattuto tra il desiderio di mangiare il porcellino e quello di metter su, dopo anni di vagabondaggio nei boschi, casa…

Appeso alla ringhiera c’è il segnale che cercava, il cartello “Vendesi”. Un tizio gli si avvicina, è basso, sulla settantina, viso rubicondo, sta cercando un’apprendista per la sua macelleria e il suo istinto gli dice che il Lupo ha la stoffa giusta.

Il Lupo può solo piangere di gioia!

…e vissero tutti felici e contenti.

La favola è una favola, ma a Trieste un edificio del genere c’è veramente. Si chiama Panorama Giustinelli ed è l’edificio in legno più alto d’Italia, nonché uno dei più alti del genere in Europa.

Danesi e canadesi ne hanno in cantiere di alti quasi venti piani.

Molto distante dai pregiudizi che si hanno sull’utilizzo del legno, il progetto è all’avanguardia da tutti i punti di vista, ecosostenibilità e sicurezza.

Ci auguriamo che a questa iniziativa ne seguano altre simili, perché avere abitazioni così poco energivore rappresenta un passo avanti enorme e relativamente a basso costo per “ridurre” le esigenze, tattica molto più efficiente rispetto al trovare nuove fonti di approvvigionamento.

di Luca Munaretto

foto: panoramagiustinelli.it

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