Fecondazione, Lorenzin: Necessaria condivisione parlamentare. IdV: Bene Consulta, legge 40 oscurantista e illiberale

eterologaLa Corte Costituzionale ha demolito completamente la legge 40 e ha dato ragione a chi, come noi dell’Italia dei Valori, aveva più volte ripetuto che era una norma ideologica, illiberale e oscurantista. Finalmente la ragione ha prevalso sul becero fondamentalismo di certa parte politica che ancora oggi, purtroppo, occupa scranni importanti in Parlamento.

Compito dello Stato, a nostro avviso non è quello di decidere al posto della coppia, ma vigilare attraverso attivi controlli, che tutto avvenga nella massima trasparenza, a tutela della salute fisica e psichica di chi decide di ricorrere, suo malgrado, a questa metodica. Si tratta di questioni troppo intime poter potere essere oggetto di una legge che si è dimostrata repressiva ed anche illogica, poiché contrasta con un’altra legge dello Stato, la 194, che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.

E’ ora di porre fine a quel clima di proibizionismo ateo-clericale messo su da una classe politica che, pur non credente, se ne vede bene dall’alienarsi quel vitale quanto residuo appoggio politico dei vari monsignori disseminati sul territorio. Infine, compito dello Stato è quello di fissare i precisi confini dell’eterologa affinché non si assista più al triste fenomeno delle mamme-nonne. (noodls)

Questa la dichiarazione di Antonio Palagiano, Responsabile Nazionale Laboratorio Sanità, Idv, a proposito della sentenza emessa oggi dalla Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima la norma della legge 40 del 2004  che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta.

Di tutt’altra posizione il pensiero del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la quale ha sottolineato che: “L’introduzione della fecondazione eterologa nel nostro ordinamento è un evento complesso che difficilmente potrà essere attuato solo mediante decreti.

Ci sono alcuni aspetti estremamente delicati che non coinvolgono solamente la procedura medica ma anche problematiche più ampie, come ad esempio l’anonimato o meno di chi cede i propri gameti alla coppia, e il diritto a conoscere le proprie origini e la rete parentale più prossima (fratelli e sorelle) da parte dei nati con queste procedure. Sono questioni che non si può pensare di regolare con un atto di tipo amministrativo, ma necessitano una condivisione più ampia, di tipo parlamentare. Alla luce delle motivazioni della Consulta, al più presto comunicheremo la “road map” per l’attuazione della sentenza”.

di Redazione

foto: lastampa.it

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