Dieci anni senza Lucio Dalla e le sue poesie cantate

lucio dalla

A soli tre giorni dal compimento dei suoi 69 anni (chi non ricorda la sua commovente canzone autobiografica “4 marzo 1943”?), il 1° marzo di dieci anni fa ci lasciava d’improvviso Lucio Dalla, riconosciuto come uno degli artisti italiani dell’ultimo secolo e capace di aver maggiormente influenzato la musica italiana e – con essa – anche la società, tanto da aver meritato una statua nella nativa Bologna in Piazza Grande, che intitola un’altra sua meravigliosa canzone.

Dagli inizi fino al culmine della sua sorprendente carriera, piace ricordare con affetto i suoi passi più significativi, le cui note accompagnate dalle sue vere e proprie “poetiche”, ancora commuovono e non fanno mai stancare di essere ascoltate.

I successi a Sanremo

Questo indimenticabile artista, nel 1971 si classificò al terzo posto al Festival di Sanremo proprio con la sua suddetta prima canzone ribattezzata “Gesù Bambino” in cui racconta la sua storia personale e poi, anche nell’edizione del successivo anno 1972 giunse all’ottavo posto con la seconda, per l’appunto, “Piazza Grande”, da lui composta anche con altri autori, il cui testo si basa sul confronto tra un barbone e una persona che conduce una vita normale, in esso evidenziando i bisogni comuni a tutti gli esseri umani.

La fama

La fama vera e propria arrivò nel 1977 con il brano “Come è profondo il mare”, intensamente rivolto a rappresentare il simbolo epocale dell’intera generazione di allora, affrontando i temi che connotavano quel periodo, cioè il terrorismo e la lotta di classe.

Con “Futura” del 1980, che è un vero e proprio canto d’amore, c’è il racconto della storia tra due giovani nella Germania divisa dal Muro di Berlino; il successo fu tale che, sulla scia dei suoi versi “… E se è una femmina si chiamerà Futura, Il suo nome detto questa notte, Mette già paura, Sarà diversa bella come una stella, Sarai tu in miniatura…” molti genitori imposero il nome alle loro neonate figliolette.

Il 1986 è l’anno di Caruso, oggettivamente considerata dalla critica musicale una delle più belle canzoni mai scritte nella storia della musica contemporanea, dedicata al tenore Enrico Caruso durante il soggiorno sorrentino di Lucio Dalla, il quale, alloggiando nella sua stessa stanza d‘albergo, venne così ispirato e si riportò alle note del notissimo ritornello napoletano degli anni trenta Dicitencello vuje.

Se io fossi un angelo”, la sua canzone attualissima in tempo di conflitti

Fa parte dello stesso album “DallAmeriCaruso”  la romanticissima e delicata canzone “Se io fossi un angelo”, le cui note e le stesse le parole, più che mai attuali in questo momento da far più che rabbrividire, e che vale la pena di riportare:  Se fossi un angelo, Chissà cosa farei, Alto biondo, Invisibile, Che bello che sarei, E che coraggio avrei, Sfruttandomi al massimo, È chiaro che volerei, Zingaro libero, Tutto il mondo girerei, Andrei in Afghanistan, E più giù in Sud Africa, A parlare con l’America, E se non mi abbattono, Anche coi russi parlerei, Angelo, Se io fossi un Angelo, Con lo sguardo biblico li fisserei, Vi do due ore due ore al massimo, Poi sulla testa Vi piscerei, Sui vostri traffici, Sui vostri dollari, Sulle vostre belle fabbriche, Di missili….Se io fossi un Angelo, Non starei mai, nelle processioni, nelle scatole dei presepi, Starei seduto fumando una Marlboro, Al dolce fresco delle siepi, Sarei un buon angelo, Parlerei con Dio, Gli ubbidirei, amandolo a modo mio, A modo mio….Gli parlerei, A modo mio e gli direi……I potenti, Che mascalzoni, E tu cosa fai, Li perdoni, Ma allora, sbagli anche tu, Ma poi, non parlerei più……Un angelo, Non sarei più un Angelo, Se con un calcio, Ti buttano giù, Al massimo, Sarei un diavolo, E francamente, Questo non mi va….Ma poi l’inferno cos’è?….A parte il caldo che fa, Non è poi diverso da qui, Perché io sento che, Son sicuro che, Io so che gli angeli, Sono milioni di milioni, E non li vedi nei cieli, Ma tra gli uomini, Sono i più poveri e i più soli, Quelli presi tra le reti, E se tra gli uomini nascesse ancora Dio, Gli ubbidirei amandolo a modo mio, A modo mio, A modo mio, A modo mio…..”

Negli anni 90 è la volta di Attenti al lupo, che vende solo in Italia quasi un milione e 400.000 copie, nella quale si ascolta una musica onomatopeica ed ove, come in una fiaba vera e propria, il  lupo cattivo gira in agguato nel bosco e – come in un racconto – si struttura così: “ Amore mio non devi stare in pena, Questa vita è una catena, Qualche volta fa un po’ male, Guarda come son tranquilla io, Anche se attraverso il bosco, Con l’aiuto del buon Dio, Stando sempre attenta al lupo, Attenti al lupo, Attenti al lupo…” e poi – a seguire – i suoi inconfondibili gorgheggi musicati.

Ce ne sono tante altre, ma la dimensione di questo piccolo omaggio non ne consente l’elencazione.

Eclettico e creativo, nella sua meravigliosa carriera ha curato anche la regia di alcune opere teatrali, principalmente nel 2008 Beggar’s opera che fu una rivisitazione del testo del drammaturgo britannico John Gay e poi, come attore, ha interpretato il ruolo di Sancho Panza nel film Quijote diretto da Mimmo Paladino.

Per gli indiscussi meriti professionali, ricevette nel 1999 la laurea honoris causa in Lettere e Filosofia dall’Università di Bologna, sua amatissima città.

Fonte foto: Facebook

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