Chaplin, Leni e “Il grande dittatore”

charles chaplinCharles Chaplin, nel corso della sua carriera da regista, ha dato vita al personaggio più riconoscibile della storia del cinema, Charlot. Amelie Riefenstahl, nel corso della sua carriera da regista, ha messo in scena l’uomo più crudele e spietato del Novecento, Hitler. 

Charlie e Leni a prima vista si potrebbero definire diversi in tutto, per origine: londinese il primo, tedesca la seconda; per estrazione sociale: povero il primo, benestante la seconda; per ispirazione sociale: capitalista con istanze di aiuto verso i poveri il primo, carrieristica la seconda; per ispirazione politica: fortemente contrario alla deriva autoritaria della Germania di Hitler il primo, parte integrante del progetto di propaganda del partito nazional socialista corroborato da uno stretto legame con il Fuhrer la seconda. amelie riefenstahl

Nonostante queste differenze, anche sostanziali, tra i due attori-registi ci sono pochi ma forti punti di contatto: entrambi hanno iniziato da giovanissimi la carriera cinematografica come attori, ed entrambi dopo pochi film girati, rappresentando personaggi che non sentivano propri, hanno sentito l’esigenza di porsi loro stessi dietro la macchina da presa per potersi dirigere e mettere in scena ciò che loro desideravano.

Da qui si giunge all’elemento di raccordo fondamentale dei due, ovvero l’aver rappresentato all’apice della propria carriera lo stesso soggetto: Adolf Hitler.

Certo, le prospettive secondo cui il dittatore tedesco è stato preso in considerazione sono nettamente differenti: di messa in ridicolo del personaggio attraverso una caricatura comica, ma con un discorso finale rivolto all’intera umanità, il primo; di esaltazione del personaggio attraverso la messa in luce delle qualità, con un finale che consacra il Fuhrer a salvatore della nazione tedesca, la seconda.

Il risultato ha consacrato entrambi come registi di frontiera: antinazista il primo, pro nazista il secondo. Charlie e Leni, attraverso Il grande dittatore e Il trionfo della volontà, saranno ricordati nella storia come l’unica persona al mondo che sia riuscita a prendersi beffa di Hitler il primo, e che lo seppe esaltare sopra ogni misura la seconda.

grandedittatore1Chaplin aveva in mente un film sul grande dittatore tedesco già da diversi anni, ma fu solamente dopo aver visto Il trionfo della volontà di Leni che si convinse della necessità di rappresentare il “suo grande dittatore”. Alla spinta della conquista del mondo di Hitler, presentato come il salvatore della nazione tedesca, da parte della Riefenstahl, Chaplin oppone la volontà del barbiere, scambiato per Hinkel, di non voler essere un dittatore, anzi di ripudiare ogni forma di dittatura, a favore della democrazia e della pace dei popoli.

Se da un lato la rappresentazione di questo personaggio celebra i due registi come massimi esponenti della cinematografia degli anni quaranta, dall’altro ne rovina la reputazione a partire dagli anni cinquanta, terminata la guerra: quell’America che si era innamorata di Charlot il vagabondo, non esita ora a definire Charlie un traditore comunista per i suoi discorsi troppo vicini agli alleati russi; anche Leni paga il suo lavoro all’interno del partito nazista e il suo stretto rapporto con il dittatore tedesco. iltrionfo

Sono gli anni più difficili per i due registi impegnati a difendersi da accuse politiche e personali sempre più incalzanti, costretti ad abbandonare il proprio ruolo di regista perché troppo scomodi e ad emigrare in altri paesi. Chaplin si rifugerà in Svizzera conducendo una vita strettamente privata, mentre Leni scapperà in Africa vivendo con una tribù indigena che mai era stata a contatto con la civiltà.

Chissà cosa avrà pensato Amelie Riefenstahl quando riprendendo le vecchie carte per un programma televisivo dedicato a lei si ritrovò due bigliettini di congratulazioni per la perfetta riuscita del suo film La bella maledetta. Il primo di essi riportava i complimenti di un ammiratore estasiato dalla bellezza della sua danza e la celebrava come diva del popolo tedesco, la firma era di Adolf Hitler.

Il secondo bigliettino riportava le seguenti parole: «Le mie più care congratulazioni ad una bellissima attrice e ad una bravissima regista. Charles Spencer Chaplin» 

Charles Chaplin

Charles Spencer Chaplin nasce il 16 aprile 1889 a Walwoorth, nell’East Lane di Londra. I genitori di Chaplin lavorano entrambi nei music hall: il padre Charles Chaplin senior è un affermato comico e attore, mentre la madre Hannah Hill è un’imitatrice e cantante. Il fratello più grande di Chaplin, Sidney, nasce nel 1885 da Hannah Hill e padre ignoto. Subito dopo la nascita del piccolo Chaplin, il padre Charles, dedito all’alcool, abbandona la famiglia: morirà a soli trentasette anni, a causa di questo abuso. La madre Hannah perde il lavoro come cantante a causa di problemi alle corde vocali, inizia quindi a lavorare come sarta per pochi penny; lei, Sidney e Charlie si stabiliscono in Kennington Road nel quartiere del Lambeth, una delle zone più degradate di Londra, vivendo nella più totale povertà. Sidney e Charlie si guadagnano da vivere facendo ogni tipo di lavoro, soprattutto esibendosi fuori dai music hall del Lambeth per una manciata di penny. Charlie trova lavoro nel mondo del teatro: debutta nel 1901, all’età di dodici anni, nel ruolo di “Billy” il paggio nella riproposizione dello spettacolo “Sherlock Holmes”, diretto da William Gillette. Nel 1908 il fratello Sidney procura a Charlie un posto nella compagnia di attori di proprietà di Fred Karno, gli “speechless comedian”, i comici senza parola, i quali si esibiscono con diversi spettacoli e gag per tutta Londra. Nel 1909 Chaplin diventa molto popolare grazie proprio ad una gag in cui egli interpreta un ubriaco; Karno è talmente colpito dalla bravura del ragazzo e dalla sua comicità che lo spedisce per una tournée negli USA nel 1909. Durante i tre anni successivi Chaplin viaggia per tutto il continente americano portando in scena la sua gag dell’ubriaco e raccogliendo successi sempre maggiori. Il giovane attore fa coppia fissa con un altro comico promettente, Stan Laurel, il quale in futuro diventerà famoso in tutto il mondo nel duo Stanlio e Ollio, insieme al collega Oliver Hardy. Nel 1913, durante uno di questi spettacoli, Chaplin viene notato dal re delle comiche Mark Sennett, il quale gli propone un contratto da 150 dollari alla settimana per lavorare nella sua compagnia cinematografica, la Keystone Film Company. Nel 1914 mentre si girano le riprese del film Kid Auto Races at Venice, Chaplin dopo, durante la pausa tra due ciack, introduce il suo personaggio. Il giovane attore si crea un proprio costume che sceglie di impeto: un cappello piccolo, le scarpe grandi, i pantaloni sformati e una giacca stretta. Nasce così Charlot, il vagabondo. Grazie all’enorme successo ottenuto con questa pellicola, Mark Sennett permette a Chaplin di mantenere il personaggio Charlot. In circa dieci mesi di lavoro Charlie realizza trentaquattro cortometraggi, tutti aventi Charlot come personaggio principale. La fine del 1914 vede il passaggio del giovane attore dalla Keystone Film Company alla Essanay Film Company con uno stipendio di 1.250 dollari alla settimana e con un premio di ingaggio di 10.000 dollari. Il 1915 è l’anno della consacrazione di Charlie Chaplin: il suo personaggio diventa famoso in tutto il mondo e il pubblico si affeziona a Charlot e ai suoi goffi, ma teneri tentativi di modi.

Alla Essanay Chaplin si supera: produce quarantacinque film in diciassette mesi, Charlot viene presentato in tutte le salse: impiegato di banca, aristocratico, giocatore di golf, povero vagabondo. Grazie alle capacità manageriale di Sidney, Chaplin nel 1916 passa alla Mutual Film Corporation con uno stipendio settimanale di 10.000 dollari, più un bonus di 150.000 dollari. In questa nuova compagnia la libertà di Charlie è totale: egli potrà produrre, dirigere e realizzare tutti i film che vorrà; avrà, inoltre, a disposizione soldi e materiale per creare nuove scenografie e per reclutare nuovi attori. Nel 1918, scaduto il contratto con la Mutual Film Corporation, Chaplin inizia una nuova collaborazione con la First National, un gruppo di proprietari autonomi di cinema che intendono produrre i film che realizzano. La nuova casa cinematografia costruisce a Charlie un vero e proprio studio cinematografico, pagandogli uno stipendio di 1.000.000 di dollari l’anno. Trascorre appena un anno e Chaplin, insieme ad altri artisti di Hollywood decide di creare una casa cinematografica indipendente, la United Artist, per produrre e distribuire i film nella più completa autonomia. Tuttavia perdura ancora un vincolo tra la First National e Chaplin: l’attore deve a questa casa cinematografica ancora una serie di film, prima di potersi svincolare ed iniziare con la United. Nel 1918 Chaplin si sposa con la giovanissima Mildred Harris, matrimonio dal quale nascerà Norman Spencer Chaplin che vivrà solo pochi giorni a causa di una malformazione; da questo triste evento Charlie prende spunto per creare uno dei suoi capolavori The Kid, Il monello. Il film è del 1921 ed è il primo tentativo di Chaplin di realizzare un lungometraggio raccontando la storia del vagabondo che soccorre e cresce un bimbo orfano. La pubblicazione del film consacra l’attore a star mondiale. Al successo pubblico si contrappone il matrimonio travagliato con la Harris, la quale chiede ed ottiene il divorzio da Charlie, insieme ad una somma di 100.000 dollari. Sempre nel 1921 Chaplin parte per un viaggio in Europa che vede come tappa principale la sua Londra: l’ingresso in città è trionfante, bagni di folla accolgono e acclamano il loro idolo. Il primo film realizzato per la United Artist è un altro capolavoro ed è datato 1925, il lungometraggio si intitola The Gold Rush, La febbre dell’oro, ed è il film, a detta dello stesso Chaplin, attraverso il quale egli vuole essere ricordato. Il film racconta, in chiave comica, la storia vera di un gruppo di cercatori d’oro che lotta contro le intemperie della natura per sopravvivere: alcuni di loro periranno, altri riusciranno a salvarsi. La pellicola viene proiettata nei cinema di tutto il mondo: alla prima a Berlino il proiezionista riavvolgerà la pellicola per mostrare una seconda volta la danza dei panini prima di continuare con la visione del film. Alle gioie pubbliche si affiancano anche quelle private: nel 1924 Charlie sposa la giovane Lita Grey, unione dalla quale nasceranno i figli Charlie Chaplin Junior nel 1925 e Sidney nel 1926. Anche questo matrimonio sembra però naufragare a causa della differenza di età e di interessi: appena tre anni dopo le nozze, nel 1927, Lita Grey presenta istanza di divorzio. La separazione dalla sua seconda moglie segna un passaggio difficile nella vita dell’attore; tuttavia, il re della pantomima deve affrontare un altro arduo ostacolo all’orizzonte: la nascita dei primi film sonori. Chaplin non gradisce questi primi tentativi di inserire l’audio nei film: egli teme che se il suo personaggio Charlot – a cui il pubblico di tutto il mondo si è affezionato – parlasse, potrebbe non piacere più come prima. Convinto della sua scelta di continuare senza l’aiuto del sonoro, nel gennaio 1931 porta a termine il film, un altro capolavoro, City Lights (Luci della città). Charlie Chaplin presiederà personalmente alla prima del film a fianco del fisico Albert Einstein e consorte. Dopo il successo di questa pellicola, Chaplin si concede un secondo viaggio in Europa e un ritorno nella sua Londra. Ritorna in America nel 1932, trovando una nazione cambiata, ma soprattutto sprofondata nella depressione economica. Le scene di povertà a cui assiste sono le stesse che ha vissuto da bambino a Londra. Questa situazione lo tocca particolarmente e lo spinge a pubbliche dichiarazioni nelle quali chiede ai governi mondiali maggiori aiuti per i poveri e una forma più umana di capitalismo, un capitalismo cioè che abbia a cuore i diritti dei lavoratori.

Chaplin decide che il suo prossimo film dovrà rappresentare il periodo storico che sta vivendo, in cui l’uomo è sopraffatto dalla macchina: da questa idea nasce Modern Times (Tempi Moderni), film prodotto nel 1936. Per realizzare questa pellicola Chaplin resiste ancora all’uso dei dialoghi, tuttavia introduce un nuovo elemento: la musica sincronizzata con i movimenti dei personaggi e lo svolgimento delle azioni. Durante le riprese, Chaplin si innamora dell’attrice principale Paulette Goddard, con la quale si sposerà nel 1936 per separarsi nel 1942.  Tra fine anni trenta e inizio anni quaranta in Europa spirano venti di guerra, Hitler è uno dei personaggi più noti delle cronache di quei tempi. Chaplin trova terrificante il fuhrer tedesco, ma è al contempo affascinato da questa persona. L’idea avuta in precedenza di descrivere i tempi moderni viene adottata anche adesso, ma con una differenza: ora davanti alla macchina da presa non c’è più Charlot, c’è Chaplin che sfida Hitler. Nasce così The Great Dictator (Il Grande Dittatore), del 1940: film capolavoro della storia del cinema. Durante il secondo conflitto mondiale, Chaplin è infastidito dal sentimento americano fortemente antisovietico, cerca di spiegare che l’Unione Sovietica proprio come gli Stati Uniti sta subendo ingenti perdite sul fronte orientale, ed afferma che non si deve guardare a questo paese come ad un alleato scomodo, ma come una nazione da aiutare e da sostenere per poter vincere questa guerra contro Hitler. La stampa americana sembra fraintendere le parole di Chaplin, confondendo la sua spinta alla cooperazione internazionale con una vicinanza all’ideale comunista; Charlie cerca in ogni modo di difendersi da queste provocazioni, ma più insiste in questa difesa più viene etichettato come comunista e quindi come persona pericolosa per gli USA.  Nel 1942 Chaplin conosce ad un provino la giovanissima Oona O’Neill, che sposa nel 1943 appena la giovane diventa maggiorenne; dalla loro unione nasceranno otto figli: Geraldine nel 1944, Michael nel 1946, Josephine nel 1949Victoria nel 1951, Eugene nel 1953, Jane nel 1957, Annette nel 1959 e Christopher nel 1962.

Il nuovo film di Chaplin, Monsieur Verdoux del 1947 non contribuisce a calmare la tensione che gli si crea intoro a seguito delle sue opinioni politiche: il film racconta la storia di un uomo che uccide le proprie mogli per denaro, con la giustificazione di essere stato tradito dal sistema capitalistico. Il film non riscontra il favore del pubblico americano, i critici infieriscono bollando la pellicola come filo comunista, ma il regista continua a lavorare imperterrito e senza ribattere alle accuse lanciate dalla stampa. Nel 1952, Chaplin produce Limelights (Luci della ribalta). Si tratta del film più autobiografico di tutta la carriera cinematografica dell’attore: racconta la storia di un vecchio clown di music hall che salva una giovane ballerina da un tentato suicido e l’aiuta a ritrovare la fiducia in se stessa. Nel settembre dello stesso anno, mentre la famiglia Chaplin è in vacanza in Europa, il procuratore generale americano Peyton Ford revoca a Charlie il permesso di rientro negli Stati Uniti, senza addurre una motivazione ufficiale; essendo l’attore cittadino britannico e non avendo la cittadinanza americana, senza tale permesso non può in alcun modo ritornare negli USA. La notizia scatena la rivolta dell’opinione pubblica che si schiera dalla parte di Chaplin, in quanto vuole il ritorno del proprio beniamino. Chaplin è deluso e decide di stabilirsi insieme alla propria famiglia in Svizzera, in una tenuta immersa nel verde a Manoir de Ban a Vevey.  Al riparo da critiche e attacchi, Chaplin ritrova la voglia di lavorare e gira un nuovo film intitolato A king in New York (Un re a New York), che negli Stati Uniti verrà reso pubblico soltanto nel 1976. La pellicola racconta la storia di un monarca in esilio che arriva a Manhattan pieno di speranze che vengono puntualmente disilluse. Nel 1964 Charlie pubblica la sua biografia scritta tra il 1956 e il 1963, che in America diventa subito un best seller. Nel 1966 Chaplin dirige il suo ultimo film A Countess from Hong Kong (La contessa di Hong Kong), coinvolgendo attori di eccezione come Sofia Loren e Marlon Brando. Il 1968 segna un’altra disgrazia per Charlie: muore il figlio maggiore Charles Chaplin junior per problemi legati all’alcolismo. Nel 1972 Chaplin riceve l’oscar alla carriera, statuetta che ritirerà personalmente il 10 aprile dello stesso anno a Los Angeles; questa premiazione segna anche la riappacificazione tra Charlie e gli Stati Uniti. Queste le parole pronunciate quella sera dall’attore:  «Words are so futile. So weak. I can only say thank you for the honor of inviting me here.  Oh, you’re wonderful. Thanks»

Charlie Chaplin spira nel sonno la mattina del 25 dicembre 1977 all’età di 88 anni, nella sua abitazione a Vevey.

Leni Riefenstahl

Bertha Helene Amelie Riefenstahl nasce a Berlino il 22 agosto del 1902. I genitori Alfred Riefestanhl, titolare di un’azienda di impianti di riscaldamento, e Bertha Scherlach, casalinga, le affibbiano fin da fanciulla il soprannome di Leni. Nel 1905 nasce il fratello minore Heinz. Gli ottimi affari condotti dal padre permettono alla piccola Leni di crescere senza preoccupazioni economiche e tra le cure amorevoli della madre. Amelie è una bambina molto vivace e curiosa, adora trascorrere intere giornate fuori casa, all’aria aperta, a contatto con la natura, spinta da una forte curiosità che la porta ad indagare il mondo esterno. All’età di sedici anni, nel 1918, Leni si diploma al Kollmorgen Lyceum di Berlino. In questi anni la giovane si appassiona alla danza e inizia a seguire corsi di balletto classico presso la Grimm-Reiter Schule, lezioni a cui partecipa di nascosto dal padre che la vorrebbe come sua segretaria nell’azienda di famiglia.

La ballerina provetta ha occasione di mostrare le proprie qualità danzando al posto di un’altra ragazza, Anita Beber, durante uno spettacolo in uno dei maggiori teatri di Berlino. La sua perfetta esibizione la rende nota in tutta la città come una delle più giovani e promettenti ballerine tedesche. Tuttavia, l’intransigenza del padre, scoperta la passione della figlia, la costringe a interrompere le lezioni di danza e ad iscriversi all’Accademia di disegno nella capitale tedesca. Leni, che fin giovanissima mostra un carattere forte e irrequieto, continua a seguire, segretamente dal padre, lezioni di balletto classico alternandoli ai corsi di disegno. Soltanto nel 1921 Alfred acconsentirà definitivamente al fatto che la figlia si dedichi anima e corpo alla sua più grande passione: la danza.

A soli vent’anni Leni Riefestahl è una stella della danza, la cui fama si estende per tutta Europa. I sogni di danzatrice si interrompo una sera durante una sua esibizione di balletto classico a Praga dove Leni si infortuna gravemente ai legamenti; il responso medico è definitivo: Amelie non potrà più ballare. A seguito del grave infortunio per quasi un anno la giovane si deve sottoporre a numerose cure e visite mediche, camminando con l’ausilio di stampelle per potersi sorreggere. E’ proprio mentre aspetta la metropolitana a Berlino, per recarsi all’ennesima vista, che Leni rimane folgorata da una locandina di un film, una visione che le cambia la vita: Leni dimentica la visita e si reca al cinema per vedere questa pellicola. Si tratta di un documentario sulla natura, in particolar modo sulla montagna, dove interagiscono anche altri elementi, quali il vento e le nuvole. Amelie a distanza di anni ricorderà di non aver mai visto tanto movimento e realismo prima di quello spettacolo. La giovane è colpita dalla forza degli elementi della natura che vengono rappresentati dal regista in maniera così semplice, senza l’uso di filtri o tagli della pellicola, tanto da renderli ancora più forti, reali e vivi. Leni vuole conoscere ad ogni costo il regista di questo film; incontro che avverrà soltanto dopo varie e insistenti richieste da parte della giovane e grazie all’intermediazione dell’attore principale del film Luis Trenker, che nel corso degli anni diventerà suo partner nella vita oltre che nei films. Il tanto atteso incontro tra il regista Arnold Frank e Leni è un successo, tanto che ella viene scritturata per tutti i film successivi del direttore artistico: Der Heilige Berg (1926), Der Groβe Sprung (1927), Die Weiβe Holle Piz Palu (1929), Sturme Uber Dem Montblanc (1930), Der Weiβe Rausch (1931) e S.O.S. Eisberg (1933).

Grazie a questi film in cui Amelie gira scene in alta quota, mentre scala le montagne a mani nude, assicurata solo ad una corda come protezione e al limite del pericolo, l’ex ballerina diventa una star dei film documentario da montagna. Leni non si accontenta di seguire le istruzioni del regista e dell’attore principale, ma prende l’iniziativa: propone lei scene, battute e inquadrature; cerca sempre di ottenere il massimo da ogni ciak e qualcosa di nuovo da proporre rispetto ai film precedenti. Questo sentimento di ricerca di miglioramento la conduce nel corso del tempo a non accontentarsi più dei film-documentari legati alla montagna: ella vuole provare a mettersi in gioco in altre situazioni, vuole diventare una star del cinema, non solo per i film sulla natura. Leni si sente in grado di poter dirigere ella stessa un proprio film in cui ricoprire i ruoli di regista e attrice principale. Per poter realizzare questo sogno, Amelie ha bisogno di trovare qualcuno che possa finanziare i propri film, qualcuno che accetti il rischio di investire del denaro in una donna regista al suo primo film. Il finanziatore che ella trova conosce già la giovane ragazza ed è ammaliato da lei: l’ha vista recitare, egli si è innamorato del balletto in riva al mare di Leni in cui il suo corpo danzando con movimenti sinuosi diventa un tutt’uno con la natura: il suo nome è Adolf Hitler.

L’incontro tra la Riefenstahl e Hitler avviene una sera del 1933 in una località a nord della Germania in cui entrambi rimangono affascinati dalla bellezza e dalla personalità dell’altro. Entrambi raggiungono una condivisone d’intenti: Leni vuole girare un proprio film da regista, il Fuhrer che ella diventa una delle registe del suo partito e che possa immortalare la sua ascesa al potere. Amelie, che rimane affascinata, scioccata e ammaliata dalla personalità di Hitler, dalla sua forza d’animo, dal suo modo di parlare, di esprimersi, di muoversi, accetta. La prima occasione che ella ha di riprendere il Fuhrer è a Norimberga nel 1933 alla manifestazione del primo congresso nazionalsocialista. I membri del partito mettono a disposizione della regista poche cineprese e pochi assistenti, tuttavia il documentario che Amelie riesce a creare e che si intitola Der Sieg Des Glaubens (“La vittoria della fede) è un capolavoro: ogni scena e inquadratura non fa altro che esaltare la grandezza del Fuhrer, l’organizzazione del partito nazionalsocialista e la forza della Germania.

La perfetta riuscita del film e l’ammirazione del Fuhrer le consentono di accedere alle stanze del potere e di lavorare a stretto contatto con il gerarca nazista Josef Goebbels, Ministro della propaganda del Terzo Reich. Il rapporto tra i due è spesso conflittuale: Leni presenta numerose e ingenti richieste di denaro per la preparazione dei suoi documentari, mentre Goebbles soffre della presenza della Riefenstahal, che egli considera una buona regista ma troppo “instabile” a causa dei suoi capricci, dei suoi pianti e delle sue richieste spropositate di soldi, per essere la regista di punta del Reich. Il 30 giugno 1934 Adolf Hitler emana l’ordine ai suoi gerarchi di reprime le SA, le Squadre d’Assalto, uno dei suoi migliori reparti militari che grazie all’uso della forza ha consentito al partito nazionalsocialista di salire al potere. Nella notte del 30 giugno, che passa alla storia come la “notte dei lunghi coltelli” vengono uccisi tutti i membri delle SA, compreso il suo comandante in capo, il generale Ernst Röhm, considerato dal Fuhrer personaggio troppo potente, pericoloso e a causa della volontà di Röhm di continuare ad esercitare l’uso della forza anche dopo aver ottenuto il potere, elemento destabilizzante per il partito nazionalsocialista. Con l’eliminazione totale di questo reparto viene soppresso anche il film prodotto da Leni, “Il trionfo della volontà”, in quanto troppe scene riprendono il generale Röhm e le sue truppe.

La cancellazione del documentario è un duro colpo per Amelie, ma ella ha subito la possibilità di rifarsi con un nuovo film questa volta incentrato solo ed esclusivamente su Adolf Hitler. Il congresso dell’anno 1934 si svolge nuovamente a Norimberga. Questa volta Leni per il nuovo documentario chiede ed ottiene dal Fuhrer mezzi tecnici e personale in grande quantità: 70 cameramen con altrettante cineprese sono piazzati in ogni punto nevralgico: vie, palazzi, in mezzo alla folla, addirittura un cameramen ha avuto il permesso di salire sulla stessa auto di Hitler e di poterlo filmare da vicino. Anche in questo caso ogni inquadratura o scena sono volti ad esaltare il mito del salvatore della Germania e del popolo tedesco: Adolf Hitler. Il film che ne scaturisce, Triumph des Willens (“Il trionfo della volontà”) del 1935 viene considerato da tutti gli storici cinematografici contemporanei come il più grande ed alto esempio di film della propaganda. È l’apice della carriera cinematografica della Riefenstahl: questa pellicola le procura onori, fama e gloria in Germania, soltanto lei e nessun altro sono in grado di rappresentare al meglio lo spirito e la forza del popolo tedesco. Nonostante il successo Leni non si permette un attimo di riposo: il 1936 vede ospitare a Berlino i giochi olimpici ed ella viene chiamata ad un nuovo compito da parte del suo Fuhrer, ovvero mostrare al mondo intero che la Germania è una nazione progredita, forte, aperta e liberale e che Hitler è un perfetto padrone di casa, affabile e amante dello sport. Amelie assurge in maniera esemplare al compito che le viene richiesto: adora riprendere i corpi degli atleti in movimento, ne esalta la forza, la robustezza, l’elasticità; la loro nudità li rende ancora più in simbiosi con la natura. Leni non si stanca di riprendere gli atleti in ogni loro competizione, posa e movimento: riprende così per centinaia di metri di pellicola, tanto di impiegare due anni per completare il montaggio del documentario e dar così vita al suo nuovo capolavoro Olympia del 1936, anche se uscirà nelle sale cinematografiche soltanto nel 1938.

Anche in questo caso il film viene salutato come un capolavoro e la Riefenstahl come regista affermata del cinema mondiale. Amelie capisce di dover sfruttare questo momento importante della sua vita di notorietà e si getta a capofitto nella stesura del suo prossimo progetto Penthesilea, ma l’entrata in guerra della Germania sposta i finanziamenti dei Reich dal cinema agli armamenti bellici, così Leni deve abbandonare, seppur restia, la preparazione del suo film successivo. Se Amelie non può più produrre film decide allora di seguire le truppe tedesche su fronte polacco e decide quindi, a conflitto iniziato, di recarsi in Polonia, a Konskie per riprendere l’avanzata dell’esercito tedesco. In questo paese la Riefenstahl assiste al rastrellamento e al massacro dei civili inermi polacchi da parte dei reparti tedeschi: la scena dei civili che si scavano la fossa con le proprie mani e della loro esecuzione sarà una visione che accompagnerà i sogni di Leni per tutta la vita. Sconvolta e disgustata da ciò a cui ha assistito decide di ritirarsi sulle alpi austriache lontano dai sussulti della guerra.

Il 21 marzo 1944 Leni Riefestahl sposa con un matrimonio di guerra il maggiore Peter Jacob, da cui divorzierà due anni dopo. La guerra avrà effetti devastanti su di lei: pochi giorni dopo il matrimonio vede per l’ultima volta Adolf Hitler: a lei si presenterà davanti non più l’uomo forte, energico e dal carisma magnetico, ma una persona spenta, sconvolta, dall’aria stanca. A luglio dello stesso anno il fratello Heinz nuore sul fronte russo, poco tempo dopo Amelie perde anche il padre. Nel 1945, a guerra praticamente persa, Leni si rifugia a Kizbuel dalla madre, dove viene arrestata dagli americani una volta che questi sbarcano in Tirolo; ella sconta il periodo di prigionia nel campo dei prigionieri di guerra di Dachau. Liberata dagli americani perché ritenuta non colpevole di collaborazionismo con i nazisti, viene subito arrestata dall’esercito francese perché colpevole di essere una militante nazista e condotta nel campo di prigionia di Konigsfeld nella Foresta Nera.

Leni deve affrontare più volte il tribunale speciale di denazificazione fino alla sentenza definitiva che la proscioglie da ogni accusa. Anche se la sentenza è a suo favore, la sua immagine pubblica risulta essere compromessa: nell’opinione pubblica è ancora troppo evidente lo stretto legame che intercorreva tra lei e il Fuhrer, la collaborazione con gli alti vertici del partito ed in particolare con Goebbels, ma soprattutto sono ancora vivi negli occhi della gente le immagini immortalate da Leni che hanno dato un contributo fondamentale all’ascesa e all’esaltazione del nazionalsocialismo. Questo stato di cose non permette a Leni di trovare finanziatori per il suoi film, tantomeno case produttrici disposti ad aiutarla per la preparazione di nuovi progetti. Sono anni difficili in quanto Amelie cade in un profondo stato depressivo quasi sicura che la vita non le possa riservare più nulla. Sceglie quindi di allontanarsi dall’Europa, dove i giornali scandalistici post bellici la presentano come l’amante segreta di Hitler, per compiere un viaggio in Africa.

Nel 1957 Leni si reca in Kenya per realizzare come fotografa freelance un documentario sulla tratta degli schiavi. Come spesso le era accaduto nella sua vita, Amelie rimane folgorata da questi popoli e luoghi che incontra sul suo cammino: viene a contatto con popolazioni che vivono in perfetta simbiosi con la natura, realizzano nella vita ciò che Leni ha sempre cercato di riprodurre nei propri film. Nasce nella regista e fotografa tedesca un amore per l’Africa che la porta a compiere numerosi viaggi in questo continente: il più importane è quello del 1962 in Sudan dove Leni viene a contatto con una tribù primitiva che non aveva mai avuto contatti con l’uomo esterno e civilizzato, una popolazione indigena che vive ai piedi dei monte Sudan nel Kordofan. Amelie realizza numerose riprese di questa tribù, per circa tre settimana vive a stretto contatto con loro: ne approfondisce le usanze, le abitudine, la loro cultura, danza insieme a loro, fa suoi i rituali e lo stile di vita.

Proprio durante la preparazione dell’ennesimo viaggio in Sudan Leni conosce colui che diventerà il suo nuovo compagno nella vita privata, il suo fedele assistente nel lavoro da fotografa e il suo consigliere nella vita pubblica: Horst Kettner, di molti anni più giovane di lei; legame che dura fino alla morte di Amelie. Le foto scattate durante i viaggi in Africa riscuotono un successo quasi insperato da Amelie tanto da essere pubblicati sulle maggiori riviste europee che trattano di popolazioni indigene africane. Il successo come fotografa e lo scorrere degli anni permetto una parziale riabilitazione pubblica di Leni, ora non più considerata come l’amante del Fuhrer, ma come giovane simpatizzante del partito nazionalsocialista. Nel 1973 la città di Monaco rende omaggio alla Leni fotografa pubblicando sulla maggiore rivista la prima raccolta di foto della popolazione dei Nuba, Die Nuba – Menschen wie von einem anderen Stern (“I Nuba- Persone proveniente da un altro pianeta”).

Il successo della raccolta sancisce la definita riabilitazione pubblica della fotografa. All’età di 72 anni dopo essere stata disegnatrice, ballerina, attrice, regista, fotografa, Leni si appassiona al mare, alle immersioni subacquee: ella è fortemente attratta dal mondo sottomarino e vuole con la sua macchina fotografica poterlo riprendere e documentare. Falsificando la propria data di nascita, presentandosi cioè con venti anni di meno, riesce ad ottenere il brevetto da sub. La sua intenzione è quella di riprendere i fondali oceanici e la barriera corallina. Sembra quasi superfluo ribadire che anche in questo caso le fotografie subacquee scattate da Leni ottengono uno strepitoso successo: ella riprende scenari mai visti e ripresi prima.

Leni Riefenstahl ormai ottantenne sorprende per la sua carica vitale, la sua volontà di continuare nel suo lavoro da fotografa spinta da una curiosità che la accompagna fin da fanciulla. Nel 1993 il regista Ray Muller gira un documentario sulla vita di Leni Riefenstahl noto con il titolo di The Wonderful Horrible Life of Leni Riefenstahl (“La meravigliosa orribile vita di Leni Riefenstahl). Leni Riefenstahl trascorre gli ultimi anni della propria vita accanto al compagno Kettner, ritirata a vita privata nella propria casa di Pocking sullo Starnbergesse, a sud di Monaco, dove decede all’età di 101 anni il 9 settembre 2003.

Il giornalista italiano Indro Montanelli di lei dirà:

«Oltre alla grande regista quale certamente fu, e non solo grazie agli immensi mezzi che le furono offerti per diventarlo, di lei resta anche il “personaggio”: un personaggio talmente ingombrante che nemmeno la morte, per ora, riesce a trovarle un posto adeguato»

 di Roberto Rossetti 

1 risposta

  1. Sabina Marineo

    Salve! Ho conosciuto personalmente Leni Riefenstahl in Germania anni fa, prima che morisse. Era innamorata del suo mestiere di regista al punto di accettare di girare i films per Hitler pur di avere a disposizione i mezzi tecnici adatti a realizzare le sue visioni. Infatti, come sappiamo, quei film sono dei capolavori di cinematografia. Di certo ha approfittato del suo contatto con Hitler per la carriera, ma della politica non le interessava nulla.
    Riguardo invece a Hitler, forse può interessare questo articolo:
    http://www.storia-controstoria.org/europa-segreta/hitler-in-argentina/

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