Attentati ISIS ed effetto Werther

isisGli attentati terroristici dal 2001 a oggi nel mondo sono cresciuti. In Europa c’è n’è uno ogni 20 mesi negli ultimi 20 anni di diversa matrice, non solo islamica; nell’ultimo anno, e negli ultimi mesi soprattutto, però la situazione è precipitata.

Molte delle ricostruzioni degli attentati mostrano uno scenario in cui i mass media hanno un ruolo fondamentale nella creazione di un tessuto sociale pericoloso. Il recente attentato di Monaco ha visto un assassino diciottenne tedesco-iraniano che attraverso il suo atto terroristico ha diabolicamente voluto vendicarsi di alcuni episodi di bullismo subito nel quartiere popolare di Monaco dove egli viveva. Capiamo perciò quanto la questione si sia spostata dal problema esclusivo ISIS e sia invece entrata in casa nostra, parlando direttamente con i nostri giovani e sfruttando le fragilità occidentali.

Effetto Werther

dolorigiovaneMolti studiosi parlano di effetto Werther, riferendosi all’ascendente esercitata dai mass media sui comportamenti suicidi ed in questo caso nello specifico terroristici implicando che, l’imitazione e la suggestionabilità scaturita da essa possano avere un ruolo importante nella dinamica dell’atto criminale.

Il termine prende il nome dal libro “I dolori del giovane Werther” uscito nel 1774 e scritto J. W. Goethe, in cui il protagonista della storia, non corrisposto nel suo fervore amoroso verso l’amata sceglie il suicidio per porre fine alla propria sofferenza. A seguito di tale pubblicazione si verificò un’ondata di suicidi emulativi in tutta Europa raggiungendo dimensioni tali da convincere i governi di alcuni paesi a proibire la diffusione del libro. Una reazione analoga lo si osservò in Italia dopo la divulgazione nel 1802, del romanzo di Ugo Foscolo Le ultime lettere di Jacopo Ortis.

Pericolo Mass Media

Si parla recentemente di Effetto Werther per indicare appunto il rischio di emulazione che i mass media potrebbero indurre attraverso la comunicazione di notizie dettagliate riguardanti gli attentati ISIS. La presenza dei mass media negli ultimi anni, infatti, è cresciuta considerevolmente e le trasformazioni sociali lasciano l’individuo più in balia di influenze esterne. Soprattutto in fasce di età particolarmente a rischio, come quella adolescenziale, il rischio di identificarsi con modelli negativi sui quali proiettare la propria rabbia e la propria smania di ribellione è molto alto a maggior ragione quando ad usufruire di certi contenuti mass mediatici sono ragazzi dalla personalità già di per sé problematica. C’è inoltre da sottolineare come la nostra civiltà sia caratterizzata da un desiderio e da un bisogno di protagonismo mai visto prima e come questo sia particolarmente evidente tra i giovani: essere protagonisti significa essere visti, apparire nel mondo virtuale, arrivare al successo attraverso un like od una condivisione. Esserci nel mondo virtuale significa accendere i riflettori in un’esistenza caratterizzata dal vuoto esistenziale. Ma si può arrivare ad uccidere per diventare qualcuno? Questo è l’interrogativo di questi giorni. Ci si può identificare in un attentatore con fede religiosa e trascorsi di vita completamente diversi dai propri?

Di qui, la necessità di predisporre un ambiente normativo e culturale che riconosca appieno il ruolo e la responsabilità etica dei media, nella comunicazione e nella formazione della morale pubblica. Alcuni propongono una sorta di “filtro-censura” per evitare questo effetto emulativo.

Propaganda tecnologica ISIS

The-media-strategy-of-the-Islamic-State-Online-ISIS-propagandaE se invece i lupi solitari fossero meno solitari di quanto si pensi? Se quell’idea diffusa dell’attentatore disagiato che si radicalizza autonomamente sul web, seguendo solo il sentiero della sua solitudine senza legami reali con l’ISIS, fosse solo un’illusione? Se in realtà questi legami ci fossero? Certo è che oggi l’ISIS sta sfruttando fortemente la tecnologia a proprio vantaggio.

La cosa preoccupante è che in un mondo basato sulla velocità e le immagini, anche la guerra si adegua: con un salto di qualità rispetto agli anni precedenti la propaganda islamico-estremista è riuscita a raccogliere molti più consensi e ad entrare direttamente nelle case e nell’immaginario collettivo delle persone con molti meno sforzi di quelli necessari a compiere un attacco sul territorio. Il fatto che i jihadisti si adeguino a usare mezzi di comunicazione moderni con una studiata e ben congegnata campagna di terrore mediatico, dimostra come ormai il potere sia legato inevitabilmente alla visibilità in ogni forma, in televisione come su internet o in qualunque altro modo di comunicare, poiché senza di essa nella società contemporanea è come non esistere.

Mai come ora ci sembra urgente inquadrare il ruolo dei mass media nella nostra vita. Per anni studiosi si sono confrontati dibattendo sul ruolo positivo o negativo di questi nella vita di ognuno di noi. Ma oggi che i mass media vengono utilizzati come mezzo per infondere odio e terrore nelle case di tutto il mondo e far crescere giovani possibili attentatori, non è forse il caso di affrontare la realtà? Ormai il mondo è mass media, comunichiamo più con la tecnologia di quanto facciamo fisicamente, e allora come vogliamo che il mondo tecnologico si evolvi nei prossimi anni?

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.