Apnea: l’incredibile esperienza delle immersioni

Scrivo volentieri queste righe per due motivi: il primo, è che quando ci viene chiesto di raccontare di qualcosa che amiamo non è mai difficile trovare le parole e l’energia per farlo. Il secondo, è che verrà pubblicato in un contenitore dal nome magnifico e significativo: in libertà.

Vi parlo di un’arte, passatemi il termine, silenziosa e “profonda”. L’immersione in apnea. Vorrei subito dire una cosa: se pensate che il vostro lavoro vi affoga, che la vita vi sfugge di mano e che vorreste un po’ di tempo per guardarvi dentro, continuate a leggere. Ma andiamo con ordine. L’acqua compone gran parte del nostro corpo, e simile ad acqua era quel liquido ospitale e protettivo in cui siamo stati immersi nel grembo materno. E’ un elemento familiare che ha su di noi riflessi e richiami ancestrali spesso neanche spiegabili. L’immersione in apnea è un ritorno alle origini, l’inizio di un percorso a ritroso che aiuta a ritrovare equilibrio dando alle cose che compongono il nostro quotidiano il giusto valore. Come? Attraverso la respirazione e il rilassamento che questo sport insegna. Vi siete mai soffermati sul vostro respiro? E’ lento, regolare, profondo come dovrebbe essere?  Ciascun atto respiratorio porta con sé una dose di energia che alimenta ogni cellula del nostro corpo.

Respirare per rilassarsi contribuisce a farci prendere le decisioni nel giusto modo, conferendoci maggiore consapevolezza nei gesti di tutti i giorni. Ora, senza trascendere ma riportando a maggiore concretezza questo breve scritto, vediamo cosa succede a Valentina, una giovane apneista. Questa donna pensa e dice di sentirsi un pesce. Quando si immerge entra dentro di sé e nella sua profondità percepisce tutta se stessa. L’acqua agisce da cassa di risonanza, accarezza le sue membra e la fa sentire protetta.  Si sente fluida e armoniosa. In equilibrio con il mare. Riesce a portare questo benessere che raggiunge in acqua nella vita di tutti i giorni, nel lavoro e nei rapporti con le persone.  Perché non proviamo a farlo tutti?

Oggi l’Italia può contare su oltre trecento istruttori di apnea qualificati e formati che utilizzano didattiche moderne ed efficaci, in grado di portare quasi chiunque in breve tempo ad una buona cognizione della respirazione e delle profondità del mare. Consiglio a tutti coloro che hanno da sedici a ottant’anni di frequentare un corso per imparare in appena due mesi un’attività da zero! Proverò adesso a descrivere un’immersione in apnea. Ritorniamo alla nostra Valentina che si trova distesa sulla superficie del mare, è molto rilassata e il suo respiro lento e regolare. Sotto di lei c’è solo acqua azzurra a separarla dal relitto dell’Anna Bianca, una nave affondata nei primi anni ’70 e che riposa poggiata sulla sabbia a circa quaranta metri di profondità.

Valentina non si muove, ascolta i messaggi che le arrivano dal corpo e rilascia tutti i muscoli. Compie un’ultima inspirazione più profonda del normale e con un gesto elegante inclina il busto verso il fondo. Il capo in giù, le pinne verso il cielo. Adesso è verticale, completamente immersa ed inizia la sua pinneggiata. Non più c’è alcun rumore, solo azzurro e assenza di gravità. Un lungo volo verso la profondità del mare, dove la poppa arrugginita del relitto aspetta di essere esplorata. Fino a circa quindici metri Valentina deve pinneggiare con forza per contrastare la spinta positiva della muta che indossa. Da quel momento in poi però non si muove più potendo usare le caviglie per correggere la direzione del proprio volo verso il fondo sfruttando le pinne come fossero i flap di un aereo. Eccola, una sagoma scura di metallo arrugginito si staglia sul candore della sabbia. Vale è quasi arrivata, la pressione del mare profondo avviluppa le sue membra e la fa sentire parte di quel limpido mondo azzurro. Ora che è atterrata dolcemente sul relitto aspetta l’arrivo di qualche curioso pescione accompagnata dal lento battito del suo cuore. E’ circondata dalla vita, gorgonie rosse e pesciolini intraprendenti che quasi la toccano. Ogni cosa laggiù è ovattata, il tempo sembra dilatarsi ma i secondi scorrono inesorabili e sente, suo malgrado, la necessità di tornare in superficie. A questa profondità è ospite di Nettuno e il suo posto non è laggiù. Deve respirare. Si stacca dal fondo con pinneggiate ampie e potenti. I metri scorrono rapidi e l’ambiente si fa sempre più luminoso. Ogni volta bucare la superficie del mare per riassaporare l’aria fresca è una scelta.

L’invito è rivolto a tutti: frequentate un corso e venite sott’acqua trattenendo il respiro. Potrete volare senza paracadute, godendo di emozioni così intense da farvi innamorare. A qualsiasi età.

 di Dario Ardovino

sito web: in-apnea.it

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