“Andersen 2014 – Fiabe che non sono favole” bensì la Fabbrica di metafore illuminate figlie del nostro tempo

Andersen-2014--KAOSIl tentativo di svelare la trama e la magia della creazione artistica di Andersen, il passaggio dell’artista dall’avere forma all’essere forma, la decostruzione di uno spazio scenico finalizzato alla costruzione di una rappresentazione autentica, sono questi alcuni degli elementi fondamentali (decisamente pirandelliani) che identificano lo spettacolo teatrale “ANDERSEN 2014 Fiabe che non favole” di Serena Grandicelli, Matteo Festa  e Emanuela Ponzano, co autrice, regista e drammaturga.

Lo abbiamo visto con attenzione ed è uno spettacolo che merita di essere metabolizzato bene e di essere raccontato con i tempi giusti, ma soprattutto con l’estrema sincerità dovuta ad una pièce che merita ottimi riscontri.

Protagonisti Giacinto Palmarini, attore sapiente e illuminato di formazione Shakespeariana, Andreapietro Anselmi, Ismaila Mbaye, la stessa Emanuela Ponzano, e poi Yamila Suarez, Alioscia Viccaro, ovvero se ci passate il termine , “sei personaggi in cerca … di fiabe”.

Emanuela Ponzano, attrice e regista, che ama Andersen fin da bambina sa bene che le storie scritte dall’autore danese , dalla storia definite impropriamente fiabe , sono causa ed effetto della quotidianità… e ha immaginato e, quindi, rappresentato ANDERSEN 2014 come un viaggio colmo di metafore rivisitate e piacevolmente provocatorie / dissacratorie. L’idea di partenza è ben chiara. Chi compie per la prima volta il viaggio nelle “FIABE CHE NON SONO FAVOLE”  metabolizzato l’impatto legato alla drammaticità delle storie raccontate, pian piano si rende conto che sotto c’è il tentativo / desiderio autentico di  riconvertire una volta per tutte le fiabe raccontate, in favole.

Tra gli altri ed ulteriori elementi che contraddistinguono Andersen 2014 c’è anche la sapiente commistione di generi e linguaggi e  fra le trame dello spettacolo, si evidenzia chiara e “luminosa”  la passione tanto cara alla compagnia KAOS di Emanuela Ponzano: il teatro d’Ombra.  L’ombra intesa come un elemento e una realtà che ci parla della nostra identità, delle nostre paure e proiezioni ed è proprio qui che il tutto si collega a Pirandello , al teatro nel teatro, all’uno nessuno centomila , alla vita” . Sarà anche merito della musica  di Teho Teardo e dei momenti onirici, di grande effetto, pensati dalla regista per sottolineare il passaggio tra finzione e realtà?

Certo è che il personaggio principale ossia “Lo scrittore” interpretato magnificamente da Giacinto Palmarini, monologo dopo monologoama introdurci nel mondo della metafora illuminata aperta alla dissacrazione che piano piano divora  lo stesso  scrittore  fino a farlo  diventare l’ombra di sé.

Tutto si muove intorno ad una scena semplice quanto determinate formata da piccoli ma non insignificanti, elementi: un Caminetto gigante, un lenzuolo bianco appeso e una sedia di legno dal quale come cenere escono le sei fiabe scelte per essere condivise  con il pubblico.

Sei occasioni per comprendere bene che Andersen 2014 è la metafora di “una crisi dei valori quella che stiamo vivendo. Una crisi anche della cultura , della responsabilità sostituita dalla prevalente menzogna sorella della disillusione. Il Re è sempre nudo ma continua ad andare avanti. Mancano i riferimenti , le speranze ma non la via da percorrere. Quella suggerita dalle storie che non bruciano mai e  basta rileggerle per non perdere le proprie radici.”

Insomma “Andersen 2014 – Fiabe che non sono favole” è uno spettacolo che va obbligatoriamente consigliato a chi abbia voglia di provare l’ebbrezza di una nuova chiave di lettura delle FIABE.

FIABE che fanno parte dell’immaginario collettivo e per dirla alla maniera di Pirandello, “sono le une (FIABE) o le altre (FAVOLE), a seconda di come le si voglia credere, leggere, metabolizzare”.

di Giovanni Pirri 

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