AIDS, il virus dimenticato

La giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS

Il primo dicembre è la giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS, una malattia infettiva causata dal virus HIV (human immunodeficiency virus).

L’infezione da HIV non ha una propria specifica manifestazione, ma si rivela attraverso gli effetti che provoca sul sistema immunitario. La presenza di anticorpi anti-HIV nel sangue viene definita sieropositività. L’AIDS (Acquired immune deficiency sindrome) identifica uno stadio clinico avanzato dell’infezione da Hiv, che può manifestarsi anche dopo diversi anni dall’infezione, quando l’organismo perde la capacità di combattere anche le infezioni più banali. A causa della pandemia da COVID-19, i virus sembrano essere diventati qualcosa di familiare, ma dell’AIDS non si parla quasi più.

Le statistiche mondiali

ActionAid, un’organizzazione internazionale indipendente, ci informa che nel  mondo ci sono circa 36 milioni e 700mila persone, di entrambi i sessi e di tutte le età, che vivono con l’HIV/AIDS. La maggior parte di loro, 34 milioni e 900mila persone, sono adulti di età superiore a 15 anni, distribuiti in maniera pressoché uguale tra uomini e donne. Un milione e 800 mila circa è il numero di bambini e di ragazzi di età inferiore a 14 anni che al giorno d’oggi vivono con l’HIV/AIDS. Sempre nel 2015, un milione e 100 mila persone sono deceduti per cause legate all’HIV/AIDS, di cui 110mila erano bambini e ragazzi, di ambo i sessi, di età inferiore a 14 anni.

Del totale delle persone affette da HIV/AIDS, quasi il settanta per cento vive nell’Africa subsahariana. Altre zone del mondo dove l’HIV/AIDS è molto diffusa sono l’Asia e il Pacifico (cinque milioni circa di persone) e l’America Latina (circa due milioni di persone).

A che punto siamo in Italia?

I dati sulle nuove diagnosi e sui casi di Aids in Italia sono pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità: tuttavia nel 2020 e nel 2021 il Registro Nazionale AIDS ha risentito dell’epidemia da COVID-19 che potrebbe aver comportato una sottodiagnosi o una sottonotifica dei casi.

Nel 2021 le nuove diagnosi di infezione da HIV sono state 1.770 cioè 3 ogni 100.000 residenti.

Dal 2012 si è osservata una diminuzione delle nuove diagnosi HIV.

L’Italia nel 2021 si colloca al di sotto della media stimata dell’Unione Europea (4,3 casi per 100.000 residenti). L’incidenza più elevata di nuove diagnosi HIV si riscontra nella fascia di età 30-39 anni (7,3 nuovi casi ogni 100.000 residenti), a seguire nella fascia 25-29 anni (6,6 nuovi casi ogni 100.000 residenti).  In queste fasce di età l’incidenza nei maschi è 3-4 volte superiore a quelle nelle femmine. Il numero più elevato di diagnosi è attribuibile alla trasmissione sessuale.

Nel 2022 (entro maggio) sono stati diagnosticati 382 nuovi casi di AIDS, pari a un’incidenza di 0,6 per 100.000 residenti. L’età mediana alla diagnosi di Aids, calcolata solo tra gli adulti (≥13 anni), è di 36 anni per i maschi e di 33 anni per le femmine. Il numero di decessi in persone con Aids è stabile a poco più di 500 casi per anno.

Quali test per la diagnosi?

Anche la tematica dei test di rivelazione dei virus è diventata molto popolare grazie alla pandemia. Ne esistono vari tipi, che danno risposte certe dopo tempi diversi dall’ultimo comportamento a rischio.

I test combinati determinano gli anticorpi anti-HIV e parti di virus, come l’antigene p24, nel sangue. Possono mettere in evidenza l’infezione già dopo 20 giorni dal contagio. Il periodo finestra, cioè il tempo massimo alla fine del quale si acquisisce la certezza che un test risultato negativo sia tale è di 40 giorni dall’ultimo comportamento a rischio.

I test che ricercano solo gli anticorpi anti-HIV possono mettere in evidenza l’avvenuta infezione già dopo 3-4 settimane e il loro periodo finestra è di 90 giorni.

Naturalmente anche per gli anticorpi anti-HIV esistono test fai-da-te, che possono essere effettuati su una goccia di sangue punta dal dito o di saliva, acquistabili in farmacia, il cui risultato è disponibile in pochi minuti, ma il periodo finestra resta 90 giorni.

La misura della quantità di virus circolante nel sangue (viremia-carica virale), invece, è basata sulla tecnica molecolare di amplificazione genica (real time PCR, anche questa già nota grazie al COVID…) e viene effettuata per seguire nel tempo l’andamento dell’infezione nelle persone in cui è già stata diagnosticata per gestire adeguatamente le terapie.

Esistono  terapie o vaccini?

Oggi esistono farmaci specifici per il trattamento dell’infezione da HIV, che bloccano la riproduzione del virus nelle cellule, riducendo la quantità di virus che circola nell’organismo. I farmaci anti-HIV sono anche detti antiretrovirali perché il virus HIV appartiene alla famiglia dei retrovirus. I retrovirus o virus ad RNA sono quei virus che utilizzano l’enzima trascrittasi inversa per convertire il proprio genoma da RNA a DNA durante la replicazione.

Queste terapie controllano il virus e consentono alle persone con HIV di avere una buona qualità di vita. Le evidenze scientifiche dicono che le prospettive di vita per chi oggi scopre di avere l’HIV ed entra subito in terapia sono simili a chi non ha l’HIV. Una terapia che da almeno 6 mesi mantiene la carica virale a livelli non misurabili rende anche nulla la possibilità di trasmettere il virus ad altri. In questo caso si parla di U=U Undetectable = Untrasmittable o in italiano Non rilevabile = Non trasmissibile.

Tuttavia, poiché la cura non elimina del tutto il virus dall’organismo, i farmaci vanno assunti per tutta la vita.

Inoltre non esiste un vaccino efficace, quindi è importante eseguire il test in caso di circostanze a rischio, per poter conoscere una eventuale positività e iniziare precocemente la terapia.

Grazie all’esperienza acquisita dalla ricerca di vaccini ad RNA per COVID-19, negli Stati Uniti è stato avviato uno studio clinico per la valutazione di tre vaccini sperimentali contro l’HIV basati sulla stessa tecnologia.

Un telefono verde per l’AIDS

Il Piano Nazionale di interventi contro l’HIV e AIDS previsto dalla Legge 135/90, prevede interventi riguardanti la prevenzione, l’informazione, la ricerca, l’assistenza e la cura, la sorveglianza epidemiologica e il sostegno dell’attività del volontariato.

800 861061 è il numero del Servizio nazionale Telefono Verde AIDS e Infezioni sessualmente Trasmesse (TV AIDS e IST), che è attivo dal 1987 ed è collocato all’interno dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del Dipartimento Malattie Infettive – Istituto Superiore di Sanità.

Anche se gli anni in cui l’HIV e l’AIDS rappresentavano una problematica sanitaria con inevitabile amplificazione a livello sociale e mediatico appaiono lontani nel tempo, l’HIV e più in generale tutte le altre infezioni sessualmente trasmissibili costituiscono, ancora oggi, un problema per la salute della popolazione, particolarmente per alcune fasce più vulnerabili, quali i giovani.

E’ necessario mantenere elevata la consapevolezza del rischio infettivo associato all’attività sessuale e, al contempo, assicurare risposte appropriate e rigorose sotto il profilo scientifico alle richieste informative formulate da parte degli utenti del Telefono Verde AIDS, IST e del Sito Uniti contro l’AIDS, che dal 2013 affianca il TV AIDS e IST con una comunicazione online .

*Biochimico, direttrice del  Laboratorio Rischio Agenti Chimici dell’INAIL

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

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