Simona Marziali diventa MRZ: il glamour nomade per esprimere se stessi

Il glamour non luccica e diventa nomade. Inizialmente fa pensare ai clochard, la collezione di MRZ. Ma alla fine è solo libertà di esprimere se stessi. Propaganda della self-expression, ambiziosa condizione senza tempo che affascina e seduce.

Il glamour nomade dalle passerelle di AltaRoma

Si chiama, infatti “Glamour nomade”: la strada, un atelier a cielo aperto la pre-fall 2019 di Simona Marziali, che prende dalla strada, quella libertà di abbigliarsi per proteggersi, ma solo per calcare su un mood anticonformista.

Un piglio che, a favore della libertà di espressione, diventa quasi rivoluzionario, pronto a sorreggere il giovane credo estetico della designer, in un’altalena contemporanea, sospesa tra sartorialità e continua sperimentazione materica.

Simona Marziali

MRZ brand della Marziali, nasce nel 2012, dopo una laurea presso l’Accademia Koefia, e un master in maglieria a Firenze, e la lunghissima gavetta nel knitwear design, settore in cui la sua stessa famiglia vanta un’esperienza di oltre 40 anni. 

Dopo essersi qualificata tra i vincitori per la categoria prêt-à-porter di Who Is On Next? 2018, il concorso – supportato da AltaRoma, ICE AgenziaVogue Italia – dedicato alla ricerca dei nuovi talenti del made in Italy, lo scorso 27 gennaio, Simona Marziali debutta finalmente nella categoria Fashion Hub di AltaRoma.

Partendo da quell’uso sapiente e collaudato della maglieria, a suon di volumi e stratificazioni, dalle passerelle del Pratibus District, in una grigia domenica d’inverno, racconta la sua visione di moda cosmopolita, moderna, flebilmente ironica, ma con i piedi assolutamente ben piantati nel made in Italy.

Un messaggio ben confezionato, grazie anche alle sonorità dubstep, genere elettronico con ritmi di batteria sincopati a quelli classici, dove Gosh di Jamie XX, appare caoticamente perfetta, a propagare nello spazio espositivo, la combinazione di tribale ed eleganza che la designer ruba alla strada, e porta direttamente in passerella. 

Un tribale che però, non ha nulla a che vedere con note folk, la giungla o tocchi etnici. È semplicemente il richiamo concettuale, di appartenenza, dedicato alle donne come figure di una stessa tribù, legate da un’identità talmente forte e decisa, da renderle differenti, anche all’interno di uno stesso cerchio, e abbattendo naturalmente, ogni dubbia necessità di omologazione dall’esterno.

Propaganda della self-expression con proporzioni over e colori a blocchi

Propaganda della self-expression che con l’ausilio della maglieria, si lascia guidare da uno spirito nomade, quasi disagiato per tradurre in materia il mood anticonformista della collezione. Tutto per poi elevarlo, grazie a sperimentazioni materiche, con piacevole disinvoltura. Dalle felpe tecniche di filati compatti, ai maglioni di lana, asimmetrici e spesso bordati di zip da gestire a piacere. Fino ai completi sartoriali, dove le giacche maschili mantengono l’originario aplomb, ma si mescolano con trame grunge e manicotti di lana, e seguono la praticità contemporanea, quasi liberandosi da tediose ingessature.

Le proporzioni sono oversize, dietro l’incalzante fusione tra maschile e femminile, accolgono giochi di volumi e stratificazioni, dove gonne longuette o aderenti pants a costine, si indossano insieme, impilati uno sull’altro, rigorosamente in barba alle banali abitudini di compiere una scelta. 

Anche la palette segue una libertà di combinazione: capace di interpretare le tendenze, prende dall’urbanwear grigi, blu, neri e bordeaux, macchiati poi a blocchi, dai toni vibranti rubati al mondo dello sport. Voci fuori dal coro per dipingere una linea, non a caso pensata, per una femminilità forte e dinamica. Femminilità dotata, anche di flebile ironia, spesso richiamata da eleganti tocchi cammello, emulando colore e lettering dei cartoni da imballaggio.

La moda cosmopolita tra vestirsi e coprirsi

Perché c’è una linea sottile tra vestirsi e coprirsi, come diceva Sylvia Fowler (Annette Bening) nel film The Women: boutade leggera per marcare la differenza tra chi stile ne ha, e sceglie con cura gli abiti da indossare, e chi invece se ne frega, e senza alcun senso del gusto, indossa la qualunque.

E qui, la Marziali, sembra calcare proprio sulla linea sottile, e quasi irrobustendola gioca, provando a colmare quella stessa differenza nella citazione: vestirsi e coprirsi dunque lavorano in sinergia, per celebrare una moda cosmopolita che, tra formale e casual, vive di contrasti. Tutto mentre l’improvvisazione clochard inganna: gli accostamenti sono studiati, volti alla ricerca di un equilibrio estetico, ma sempre rispondendo vigilmente ai trend, dietro una moderna e imprescindibile esigenza di praticità.

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