Vivere questo tempo di grazia con slancio, gioia interiore e generoso impegno

francescoGesù fu condotto dallo Spirito nel deserto” (Mt 4,1) ed anche noi, sul suo esempio, vogliamo incamminarci nel deserto della nostra storia per vivere, in comunione con tutti i fratelli nella fede, l’esperienza del periodo quaresimale. Desideriamo vivere ardentemente questo tempo di grazia, con tutte quelle difficoltà che ci appartengono, per riscoprire e ripensare la nostra relazione con Dio. Pertanto, vogliamo inaugurare l’itinerario quaresimale, già avviato qualche giorno fa con l’imposizione delle Ceneri, invocando la luce dello Spirito Santo, perché guidi i nostri passi, ci liberi dalla schiavitù degli idoli e ci doni la forza e il coraggio per vincere ogni paura. “Gustate e vedete quanto è buono il Signore” (Sal 33).

Le parole di questo Salmo ci invitano a gustare la gioia della misericordia del Signore che in questo tempo propizio si fa particolarmente vicina a tutti noi per farci assaporare la bellezza di essere figli di Dio. Il Vangelo di questa Domenica (Mt 4, 1-11) ci presenta l’episodio delle tentazioni di Gesù e ci invita a mettere ordine nelle scelte quotidiane, regolarizzando il nostro vivere.

Le tentazioni di Gesù, oggi come allora, rappresentano anche le nostre, quelle della vita ordinaria. La prima tentazione illustra il rapporto con le cose e ci presenta una grande illusione, quella cioè, che solo i beni materiali sono in grado di riempire l’esistenza dell’uomo. “Di’ che queste pietre diventino pane” (Mt 4,3). Il pane è un bene primario ma più buona è la Parola di Dio perché accende in noi la “fame del cielo”, il desiderio di stare con Dio, anelito questo, di ogni creatura. La seconda riguarda la relazione con Dio; anche questa tentazione è molto illusoria perché ci propone l’immagine di un dio che veste i panni della magia e che si sottomette alla nostra volontà. “Buttati giù dal tempio, vedrai che avverrà un miracolo!” L’abbandono in Dio, quello fiducioso e sereno, diviene così una caricatura.

Quindi, chiediamoci se l’uomo di oggi cerca veramente Dio oppure solo i suoi benefici; se cerca il “datore di ogni bene” oppure solo i beni che Egli elargisce. Il vero discepolo di Gesù sa benissimo che Dio forse non gli darà tutto ciò che chiede ma sicuramente otterrà da Dio tutto ciò che gli serve e di cui ha bisogno. La terza tentazione, infine, stravolge i canoni dell’amore del prossimo suscitando nell’uomo la “fame del potere” e l’esercizio della forza. “Adorami e farò di te l’uomo più potente del mondo!” Il diavolo così si sta vendendo ed anche a poco prezzo! In questi termini, l’uomo pensa di risolvere alcune situazioni incresciose della sua esistenza, ricorrendo alla forza e al potere. A volte, in preda allo scoraggiamento e allo sconforto, egli pensa che il mondo sia tutto un cumulo di croci; pensa che la sofferenza e il sacrificio siano valori di un’altra epoca.

La terza tentazione, inoltre, è l’immagine di una dittatura, quella del relativismo e dello scetticismo che scioccamente crede di fare a meno dell’amore e di risolvere i problemi solo con la forza e l’inganno. Una tentazione antica e sempre nuova, antica come il Libro della Genesi, nuova perché in base ad ogni epoca essa assume varie caratteristiche. Nella prima lettura (Gn 2, 7-9; 3, 1-7), l’uomo che Dio aveva plasmato con la polvere abitava nell’Eden ed era stato creato come figlio amato, al quale fu chiesto solo di amare. Adamo ed Eva, invece, rifiutarono questa bella figliolanza perché, mangiando del frutto dell’albero, credettero di fare tutto a prescindere da Dio; anzi, vollero farsi come Dio! E allora, la libertà loro affidata al momento della creazione si trasformò presto in libertinaggio.

A causa di questo atto infinitamente meschino è sorto per l’uomo lo scenario del dolore, il disagio dell’amarezza, lo sconforto della solitudine perché – egli dice – “Dio mi ha abbandonato!” Allora, “Dove trovare la felicità?” è la domanda che si pone l’uomo disperato, nostalgico dell’Eden perduto. L’ingresso di Dio nel mondo, inaugurato con Gesù, sana questo disagio e realizza le parole di S. Paolo che, nella seconda lettura di questa prima domenica di Quaresima (Rm 5, 12-19) riempiono di gioia e di speranza il cuore del credente: “Come per la caduta di uno solo si è riversata su tutti la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo, si riversa su tutti la giustificazione che dà vita” (Rm 5,18).

Gesù, infatti, è il Nuovo Adamo e Maria, sua Madre, la Nuova Eva che maternamente desidera accompagnarci in questo cammino quaresimale, tempo di particolare impegno per portare avanti risolutamente la battaglia contro il male del mondo. In questo tempo di grazia Gesù ci esorta a prendere la “propria croce” e a seguirlo con umiltà e fiducia (Mt 16,24). Rinnoviamo la nostra adesione a Cristo. Vogliamo seguire il Maestro ed affrontare con la sua croce il male del mondo. La “croce”, per quanto sia pesante, non indica sventura o disgrazia ma essa diviene un’opportunità per ricevere forza in questa lotta contro il peccato.

La Quaresima, quindi, diventa una grande occasione per riscoprire l’ascesi fisica e spirituale che così viene illuminata dalla grazia di Cristo ed esercitata solo per suo amore. Lasciamo parlare Gesù; privilegiamo i momenti di particolare silenzio. “Fate quello che Egli vi dirà” (Gv 2,5). Accogliamo l’invito di Maria e chiediamoLe di farci entrare con fede nella Quaresima, per vivere questo tempo di grazia con slancio, gioia interiore e generoso impegno. I nostri validi strumenti da viaggio siano la preghiera, il digiuno e la carità.

di Frà Frisina

foto: www.motherteresa.org

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