Vincent Lambert è morto. Lasciato morire senza cibo e senza acqua

Francia. Vincent Lambert, il 42enne tetraplegico in stato vegetativo dal 2008, è morto. La Corte di Cassazione aveva autorizzato i medici ad interrompere le cure e a staccare la sonda di alimentazione.

Ma nel 2019 si può morire di fame e di sete?

Probabilmente in tanti luoghi del mondo. In qualche paese in guerra dell’Africa, su quei barconi di disperati che come acqua hanno attorno solo il mare, sotto le macerie del terremoto, dentro a un pozzo se ci finisce un bambino, oppure in un ospedale d’Europa, della Francia, se sei un 42 enne in “stato di minima coscienza” e attorno a te hai solo il lago imposto del consumistico egoismo.

Vincent Lambert non era malato terminale, tanto è vero che i giudici francesi hanno deciso di farlo morire privandogli acqua e cibo e lui ha resistito per dieci giorni morendo lentamente di stenti.

Ci vuole un fisico bestiale ad essere oggi, in Europa, disabile, malato, impotente e resistere a questa cultura di morte che non è cultura e rispetto della morte.

Ci vuole un fisico bestiale, bisogna essere pieni di energia e voglia di vivere per sopravvivere a dieci giorni senza acqua e cibo potendo comunicare col mondo e coi tuoi genitori solo coi rantolii del dolore e le lacrime degli occhi.

Sì, i suoi genitori, i suoi amici, volevano prendersi cura di lui, portarlo via pagando di tasca loro tutte le spese me sono stati allontanati e per salutare Vincent, gli ultimi giorni hanno dovuto “esibire i documenti di identità”.

In queste ultime settimane ci siamo fatti tante domande in famiglia, tra amici, sul web, qui sul nostro giornale e ci siamo anche divisi a volte su fatti di cronaca come quello della Sea Watch o quegli altri orribili di Reggio Emilia col traffico di bambini. Poco prima ci siamo confrontati e anche qui divisi sull’azione dell’Elemosiniere del Papa che è uscito dalla santa ombra in cui opera e ha ridato luce a un palazzo intero di Roma.

Qui, per Vincent Lambert, dov’era una capitana coraggiosa, dov’erano altri giudici, perché non si è presentato l’elemosiniere con un bicchiere in mano?

Ci domandiamo questo perché pensiamo a noi, ai nostri figli: e se Vincent fosse stato mio figlio? Come avrei vissuto, sopportato, superato queste interminabili ore, questa lenta via crucis.

Forse non ce l’avremmo fatta mai, forse avremmo sfondato quella porta, forse avremmo portato noi “pane e acqua” a nostro figlio speronando la Gendarmerie.

Eccoci, impotenti davanti all’”uccisione” di un nostro concittadino europeo. Tutto questo continuerà a passare in silenzio in chissà quanti altri ospedali, mentre le televisioni si concentreranno su un’unica barca al largo di Lampedusa e poveri disperati attraccheranno alla nostra Europa solo poco più in là.

Far morire di sete una persona: non si deve fare né se la incroci in acque internazionali ma neppure in un letto di ospedale.

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