Videogiochi e violenza

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Ogni volta che esce un gioco particolarmente violento o cruento, riecco puntualmente rispuntare su tutti i giornali e TG l’ennesime invettive contro il nostro passatempo preferito.

Videogiocambo non darà oggi un giudizio sull’argomento, ma solo motivo di spunto per una riflessione personale.

Spunto numero uno: In paesi occidentali come USA ed Inghilterra, dove la cultura “Walt Disney” ha da sempre imperversato, gli episodi di violenza comune sono ormai un fenomeno normale. In altri paesi come Giappone o Korea, dove i giovani sono cresciuti a pane e videogiochi/cartoni animati violenti, la sicurezza e la tranquillità sono cose normali. mitra-jpg-crop_display

Spunto numero due: I videogiochi sono una forma di intrattenimento al pari del cinema o la musica. E’ universalmente accettato che alcuni film non sono adatti ad un pubblico di giovani,  e la stessa cosa dovrebbe essere riconosciuta ai videogiochi, invece di essere considerati -di per sè- cose da “ragazzi”.

Spunto numero tre: Esiste un codice di auto regolamentazione chiaramente scritto in tutte le copertine dei videogiochi. Inutile comprare un titolo dove c’è un logo “18 anni” ad un ragazzino di 12 e poi lamentarsi che il gioco non è adatto.

Pegi18Insomma, sarebbe anche l’ora che i presunti giornalisti o sedicenti esperti che parlano di videogiochi iniziassero a comprendere il “fenomeno videogioco” esattamente come negli anni 60 venne superato il concetto di “musica rock = il diavolo”. Il cinema, stranamente, non è mai stato toccato da questa sorta di ignoranza mediatica.

In caso di dubbi, consigli o suggerimenti, potete comunque contattare direttamente Videogiocambo, su Facebook 🙂

di Claudio Camboni

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