Viaggio nella globalizzazione (2): quando siamo noi italiani a globalizzare

Il termine “globalizzazione” è quasi sempre usato per indicare la sottrazione di quote di mercato e di produzione alle aziende italiane, da parte delle imprese estere. Non sempre è così e, forse, il fenomeno andrebbe esaminato in modo più obiettivo ed equilibrato.

Fiori italiani messi all’asta all’estero e controllati seduti dietro a una scrivania

Recentemente sono andato a trovare un amico che gestisce un’azienda agricola dalle parti di Aprilia. La sua attività è la produzione di fiori, di ogni tipo, in enormi serre riscaldate e non. L’ho trovato seduto alla scrivania davanti al computer: “Controllo l’andamento delle vendite…”. “ Hai investito in borsa?” Gli ho ribattuto. Macché: erano i suoi fiori che, proprio in quel momento, venivano battuti all’asta in un mercato all’ingrosso tedesco.

L’amico, allora, mi ha spiegato che, in giorni convenuti, giungono nella sua azienda degli enormi TIR con targa olandese (l’Olanda è il punto di riferimento mondiale della produzione e della commercializzazione dei fiori) che lui carica dei suoi prodotti. I TIR olandesi, poi, completano il loro giro presso altri produttori convenzionati e poi scaricano nei più importanti mercati all’ingrosso europei (ma soprattutto ad Amsterdam), per la vendita all’asta. I produttori, da ogni parte d’Europa, possono controllare in streaming l’andamento delle offerte e il prezzo di vendita. L’importo gli viene accreditato sul proprio conto in banca, in tempo reale.

Rose dall’Etiopia smistate nei mercati di tutta Europa

Questo discorsetto di cinque minuti mi ha fatto capire i vantaggi del mercato comune europeo, più di quattro anni di studi universitari e dieci lustri di lettura dei giornali. Ma la “globalizzazione” non si ferma ai confini dell’Unione Europea: essa ha orizzonti, come dice la parola “globali”. Uno di questi vantaggi lo ha scoperto un collega del mio amico floricultore, specializzato nella produzione di rose. Questi si era reso conto che gli olandesi, da qualche anno, anziché comprare e commercializzare le sue rose, le importavano addirittura dall’Etiopia.

Sembra che l’altopiano etiope, a oltre 1200 metri d’altezza, infatti, sia l’ambiente ideale per la produzione di rose. Certo, il sofisticato acquirente italiano preferisce sempre le rose nostrane, prodotte a “chilometro zero”. Al produttore in questione, però, non andava giù che le sue rose fossero escluse dai mercati esteri.

Così ha aperto una azienda florovivaista, specializzata nella coltivazione e commercializzazione di rose, proprio in Etiopia, utilizzando la mano d’opera locale. “I miei dipendenti etiopi – mi ha detto – col primo stipendio si comprano subito un cellulare, per parlare al telefono con i loro parenti emigrati in Italia!”

Il prodotto di maggior successo del mondo “globalizzato”: la Nutella Ferrero

Il miglior esempio di globalizzazione al mondo, insieme alla Coca Cola e a Mac Donald’s è però uno dei vanti dell’Italia e del Made In Italy: la Nutella Ferrero. Ogni anno nel mondo vengono prodotte almeno 250 mila tonnellate di Nutella, vendute in 75 Paesi. “Che mondo sarebbe senza Nutella?”, recita lo slogan di questo marchio italiano di successo.

In Italia si trovano cinque stabilimenti dei complessivi nove impiantati dalla Ferrero. La produzione della Nutella prodotta in Italia si basa su ingredienti provenienti da almeno tre continenti. Se il latte scremato e gran parte delle nocciole proviene dall’Italia (ma le nocciole, in parte, anche dalla Turchia), il cacao è importato dalla Nigeria, l’olio di palma dalla Malesia e lo zucchero dalle piantagioni di canna del Brasile.

La Nutella è un esempio di globalizzazione ben riuscito, anche perché il successo mondiale del prodotto ha indotto Ferrero a impiantare altre fabbriche nei quattro continenti: in Australia, in Sudamerica, in Nordamerica e in Russia. In tal modo il marchio Ferrero si diffonde negli scaffali dei supermercati extraeuropei.

Tutto ciò fa riflettere. Il “sovranismo” autarchico non avrebbe mai permesso né la produzione né la diffusione su scala mondiale del gustoso prodotto. Soprattutto, avrebbe tarpato le ali sul nascere a uno dei più grandi successi “globali” del genio italico.

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