Un governo social: Matteo Renzi risponde

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Lo scorso 5 aprile il Presidente del Consiglio ha dato il via a una nuova forma di comunicazione istituzionale: #matteorisponde è la nuova piattaforma mediatica tramite la quale il premier, comodamente seduto sulla sua poltrona di Palazzo Chigi, chatta, twitta e risponde agli innumerevoli commenti che l’italiano può fare.

A quanto riporta lui stesso (o i suoi ghostwriter), sul suo sito personale – www.matteorenzi.it -, ben 2 milioni di connazionali hanno seguito la sua diretta tramite i social ed egli stesso si ritiene «molto felice che questo strumento consenta di rispondere alle domande -anche quelle più scottanti- in modo libero e familiare». Infatti, dobbiamo ammettere che il premier ha saputo tener banco alla miriade di insulti che gli hanno postato e/o twittato ma al contempo ha avuto la capacità di rispondere adeguatamente agli innumerevoli dubbi che gli sono stati posti.

Gli argomenti? Tutti. Dal Jobs Act ai Marò, dalla Boschi alla Buona Scuola, da i progetti futuri alle elezioni del 2018, dalle elezioni di Roma alla visita nella napoletana Bagnoli. Forse una delle prime volte che un Presidente del Consiglio si pone così a stretto contatto con i suoi cittadini al fine di ascoltare (o almeno ci crediamo) le problematiche di questa nostra Italia. Un tipo di comunicazione politica che si differenzia dalla classica intervista che interpone il media  fra il politico e il cittadino, ma l’operazione strategica ragionata e compiuta da Matteo Renzi denota una grande capacità di portare avanti una gestione comunicativa non indifferente.

Lodevole o meno, dobbiamo renderci conto che queste gesta politiche hanno lo scopo di avvicinare il politico a colui che costantemente paga le tasse e la strategia di marketing mira a non far sentire quest’ultimo solo davanti alle iniziative e, soprattutto, le decisioni prese dallo stesso Governo. Viene definita «campagna postmoderna» ed è stata creata dopo l’ascesa del re della comunicazione politica digitale, Silvio Berlusconi. Il fine ultimo è quello di creare un messaggio politico in vista delle elezioni -ma non solo- per convincere l’elettorato che la pratica del governo è nella direzione giusta; le nuove tecnologie e i social hanno solo fornito un input ulteriore a rendere il marketing politico esaustivo e convincente ma soprattutto diretto.

La comunicazione many-to-many interpersonale tenuta da Renzi ha messo alla luce come, nonostante giornali e televisione rimangano i mezzi prediletti per mantenere la visibilità del personaggio costantemente attiva, la ‘chiacchiera da bar’ seduti davanti al pc di casa o al ritorno dal lavoro grazie ai social network è il non lontano futuro della politica italiana.

Assistiamo, dunque, al futuro tangibile con mano; assistiamo a forme di comunicazioni avanzate; ma nonostante questo andar avanti, ci rammarichiamo di come, in fondo, le cose non cambino mai. La DC non esiste più dal 1992, oggi si chiama semplicemente PD. Ma è solo un esempio.

Attendiamo allora la seconda puntata con #matteorisponde: essa sarà in diretta mercoledì 13 aprile.

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