Tra sport e couture: il futurewear Marine Serre

Il futurewear Marine Serre ha un’estetica precisa. Con un approccio futurista al design classico francese, la sua visione si manifesta irruente e cristallina, già dalla collezione di laurea (Fall 2017). Battezzata Radical Call for Love, e presentata alla fine di un percorso di studi quinquennale, presso la Cambre Mode (S) – prestigiosa scuola di moda e design di Bruxelles – la linea è un vero successo tanto da farle aggiudicare, nel giugno del 2017, il LVMH Prize – attirando immancabilmente l’attenzione di buyer e stampa internazionali.

Maison Margiela, McQueen, Dior con Raf Simons, Balenciaga con Demna Gvasalia, tirocini iniziati all’età di 19 anni per assecondare una smaniosa voglia di imparare; esperienze che dopo un esame finale così ben articolato, catapultano la giovane stilista francese nel fashion system con un brand eponimo, e le idee fin troppo chiare: filtrare la contemporaneità con realismo e una giusta dose di speranza. 

Quello di Marine Serre è un savoir-faire inedito, incisivo, pronto a mescolare due mondi opposti: couture e sportswear, staticità e dinamismo. Mélange che mulinando intorno all’upcycling, mantiene lo sguardo sempre vigile su tematiche ambientali e sociali. “È abbastanza tempestoso questo momento – ha dichiarato prima del suo ultimo show (Fall 2020) -, eppure dobbiamo vedere un futuro in tutto questo. Si tratta di ritrovarci lì, comprendere ciò che sta accadendo e abbracciare la realtà”. La Serre, infatti, sceglie di non collocarsi mai dietro problemi e lamenti, piuttosto preferisce intabarrarsi con rapide e stimolanti soluzioni. (Face your Mask ad esempio, è una piccola sezione sul suo sito ufficiale, dove sotto il cartamodello di una mascherina, vi è un tutorial su come realizzarla passo passo). 

La falce di luna è il fil rouge del brand

Una trama all over psichedelica, che fin dalla prima apparizione – in Radical Call for Love – apre il dibattito su svariate connotazioni: politiche, religiose, culturali, artistiche, lasciando infine la patata bollente al destinatario finale, con la possibilità di vedere nel simbolo un chiaro riferimento all’Islam, in una sottesa protesta contro i subbugli causati dal terrorismo – soprattutto in Francia, suo paese d’origine. “Ci sono persone che pensano che la stampa sia abbastanza radicale – ha spiegato infatti – e ci sono altri che non sanno nulla di politica e pensano che sia semplicemente carino. E questo è esattamente ciò che amo”.

Il brand, con meno di una dozzina di collezioni all’attivo, conta già quattro linee: Borderline dedicata all’underwear; White Line per i capi di tutti i giorni; Gold Line, nucleo sperimentale del marchio, comprende pezzi sartoriali; e infine Red Line dedicata all’haute couture, con capi tailor-made e creazioni da red carpet.

Il futurewear Marine Serre apre a molte riflessioni

Per superare le solite etichette – ready to wear, haute couture, sportswear – e alcune inutili calendarizzazioni della moda, la designer sceglie di chiamare il suo lavoro futurewear, anticipando questo desiderio nella sua terza collezione: Manic Soul Machine (Fall 2018), dove intervallando tute con la mezzaluna, stampe foulard ricondizionate e dinamici completi in taffetà moirè, il lettering – improvvisamente – sbieca sugli orli di gonne asimmetriche e impalpabili.

Hardcore CoutureRadiationMarée Noire, in ordine cronologico, sono i titoli di alcune presentazioni, che solleticano sempre qualcosa sui cui riflettere. Dall’impegno stenuante per rendere il 50% della linea sostenibile (l’altra metà arriva da mulini francesi), con coperte in pile barocco tramutate in pencil skirt e trench in stile athleisure (Hardcore Couture, Spring 2019); alla necessità di una protezione post-apocalittica (Radiation, Fall 2019) resa possibile da tute super logate, o in versione total black ricoperte da “tutti i detriti della vita” – monete, microchip, pietre preziose, chiavi di porte segrete – una serie di cose messe in salvo dagli esseri umani, nonostante la fine del mondo. 

Per la designer è importante essere connessi, ma non dall’iphone o da altri device. Caldeggiando un rapporto sempre più reale e utilitario, il concetto di connessione per Marine Serre, non è materiale o digitale, è prima di tutto legato alla vita e alle sue reali problematiche. Attraverso evocazioni personali e sentimenti positivi messi a macerare con i problemi del globo, una vivace energia sotterranea arriva sugli abiti, catalizzando la visione pragmatica e consapevole della stilista francese. 

Per Marine Serre il climate change è spesso protagonista

Qualche mese più tardi, presenta Marée Noire (Spring 2020) solleticando inquietanti interrogativi, e lanciando un barlume di speranza. Il climate change, protagonista della marea nera (o fuoriuscita di petrolio dall’inglese) sarà impetuoso, e solo poche persone sopravvivranno: bisogna pensare a come vestirle. Dietro una sorta di destrutturazione folk/cosmopolita, vintage couture e stentorei richiami athleisure si mescolano con l’upcycling: dagli action coat in plastica riciclata alle tovaglie all’uncinetto, tramutate in una djellaba da uomo, indossata con collane in stile sciamanico ricondizionate. 

La celebrazione è funerea e misteriosa, ma il concreto ottimismo di Marine Serre catalizza sempre l’attenzione sul bicchiere mezzo pieno: “La parte più difficile è mantenere la calma quando ci si trova nell’occhio del ciclone”, ha affermato più tardi dal backstage, mentre il mondo fuori iniziava il lockdown. 

Con Mind, Mélange, Motor (Fall 2020), la visione distopica (“meglio realistica”) della giovane designer trova infatti la sua contestualizzazione. Dagli incendi in Australia alla pandemia da covid-19, la luna a falce è sciolta dal fuoco, i volti sono coperti da mascherine, le borse sono allacciate alle caviglie, e i maxi abiti sono messi insieme da tappeti barocchi e coperte damascate, in un dinamico e spericolato assemblaggio, dove tutto sembra inneggiare alla sopravvivenza apocalittica. 

Cruda realtà, narrata con vivace ottimismo, perché il futurewear Marine Serre non dimentica mai una dose di speranza: il pizzo orlato da frange e merletti, appare bianco e candido, le sciarpe di peluche si colorano di rosa shocking, e i bambini per mano o a cavalcioni, attraversano la passerella multicolor, in quella che un tempo a Parigi era una grande impresa di pompe funebri.  

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