Tobin Tax? No grazie!

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Da una nobile iniziativa di James Tobin – appunto premio Nobel per l’economia – che propose nel 1972 l’imposta sulle transazioni finanziarie per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale, oltre che per stabilizzare i mercati finanziari penalizzando la speculazione, sembra si sia trovato il consenso per introdurre nell’Europa continentale una imposta che, oltre a penalizzare la speculazione, penalizza l’industria finanziaria di paesi che sono già colpiti duramente dalla crisi economico-finanziaria in atto.

Gli inglesi chiaramente si sono chiamati fuori per preservare l’industria finanziaria di cui la loro economia vive (o sopravvive) con il vantaggio che saranno i maggiori beneficiari di questa iniziativa.

Sembra che l’Europa a leadership tedesca non riesca a generare alcuna idea di sviluppo o crescita e sia impegnata esclusivamente nella negazione della spesa pubblica in disavanzo ed in generale di politiche economiche espansive che stanno facendo avvitare anche paesi che, avendo dei fondamentali economici solidi, potevano superare in autonomia la crisi finanziaria.

Il problema della speculazione finanziaria esiste con particolare riferimento alle milioni di transazioni generate dai computer (c.d. high frequency trading) che possono essere inibite con altri mezzi che non siano la Tobin Tax; ma le idee in giro per l’Europa scarseggiano e gli anglosassoni festeggiano pronti ad accogliere gli ingenti capitali che si riverseranno sui loro mercati.

Renzo Moretti

Presidente·GWA SIM SpA

foto: panorama.it

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