Test di ammissione? Un pasticcio italiano con radici lontane

giannini_640Il mondo dell’Istruzione italiano ancora sotto accusa. Che su Scuola ed Università non ci sia la minima soluzione di continuità o progetto serio è risaputo: tutte le riforme in tali campi hanno portato confusione e privato di fondi.   

Riassumendo: Moratti prima e Gelmini poi, entrambe per i governi Berlusconi, hanno reso impossibile distinguere un filo logico tra i due progetti –che risentirono solo di una breve pausa di governo Prodi dal 2006 al 2008. Edilizia scolastica mai all’ordine del giorno, numerose e differenti riforme dei programmi, taglio di fondi per miliardi, di materie quali la Storia dell’Arte o l’accorpamento di Facoltà.

Nel 2011 fu il turno di Profumo, il quale decise di improntare il suo periodo di permanenza al MIUR sulla tecnologizzazione delle scuole e, per quanto riguarda l’Università, sull’anticipo dei test di ammissione del 2013 a luglio con l’introduzione del bonus maturità, tra le proteste.

A fine aprile 2013, però, si insediò il governo Letta e, di conseguenza, Maria Chiara Carrozza diventò il nuovo Ministro dell’Istruzione; decise di spostare nuovamente i test a settembre per salvaguardare i maturandi italiani che terminano gli esami proprio ad inizio luglio, riuscendo ad abolire il bonus nei giorni di svolgimento degli stessi test. Caos, ricorsi, proteste.

Carrozza decise, perciò, di risolvere tutti i problemi anticipando le ammissioni di Medicina, Veterinaria ed Odontoiatria per l’anno successivo (il 2014) ad aprile -e tentando forse di avvicinarsi ad una dimensione più internazionale che prevede tali prove durante il corso dell’ultimo anno delle superiori- ma ad ereditare questa situazione, in realtà, è stato il neo ministro Stefania Giannini, dopo lo sgambetto di Matteo Renzi al governo Letta.

I test a numero chiuso si sono svolti in tutta Italia a partire dall’08/04/2014, preceduti e seguiti ancora dalle polemiche: insegnati e studenti avevano lanciato l’allarme già nei mesi scorsi, affermando che ciò avrebbe distratto gli studenti dallo studio per la maturità, in un periodo cruciale.

I numeri danno loro ragione: ha rinunciato ad iscriversi un quinto di coloro che hanno partecipato l’anno scorso; di conseguenza, anche il livello per l’accesso si è abbassato: 34 punti contro i 40 necessari per essere ammessi un anno fa.

I ricorsi che sono in procinto di fare numerose associazioni di studenti, però, derivano dalle irregolarità riscontrate durante le prove, le quali -nonostante i tentennamenti iniziali- non sono state annullate.

Il caso più eclatante da subito segnalato è avvenuto a Bari, dove il plico contenente i testi è stato manomesso e una busta trafugata; quando, alcuni giorni fa, sono stati pubblicati i risultati, si sono immediatamente notati quei sei studenti baresi nei primi cento posti.

Un dato che appare molto sospetto, se paragonato a quello degli anni scorsi (addirittura nessuno studente di Bari tra i primi cento) ma anche a quelli dell’anno in corso, con la Statale di Milano che tra i primi cento ne ha collocati 10 e 8 la Sapienza di Roma.

Un semplice caso? Il resto del Sud ne ha collocati 4 in totale (tre studenti di Palermo e uno di Catania). Nel dubbio, le indagini sono partite e i ricorsi aumentano.

L’Istruzione italiana si rivela, così, ancora una volta un universo di disorganizzazione e sospetto che la classe politica ha alimentato negli ultimi anni, con governi brevi (sei Ministri dell’Istruzione negli ultimi  tredici anni) che ereditano una situazione a loro non congeniale, incapaci di pensare ad una riforma strutturale dell’apparato scolastico/universitario da tempo auspicata, e che guardano alla Cultura come ad un fondo da depauperare.

di Giovanni Succhielli

foto: ilfattoquotidiano.it

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