Terzo Polo che terzo non è

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Per attutire la botta subita dalla sconfitta sulla sfiducia al Governo a cui molto avevano puntato, “la nuova classe dirigente” della politica italiana, Casini, Fini e Rutelli, tutti vicini ai 60, si unisce cancellando con un solo colpo il loro passato da politici antagonisti e crea un nuovo gruppo parlamentare. Un’operazione di alta strategia politica ovviamente propedeutica ad una nuova unione partitica che nascerà più avanti per affrontare eventuali elezioni.  

Il Terzo Polo, il Polo della Nazione o il Polo per l’Italia, ancora non hanno deciso come chiamarlo, una formazione di soggetti politici assolutamente diversi tra loro e incurante del principio fondamentale che vorrebbe uniti in politica i movimenti con idee, proposte e programmi comuni. Un’unione che favorisca il popolo e non soltanto un collante formato esclusivamente per vincere l’avversione nei confronti di qualcuno. Un gruppo creato in fretta e furia soprattutto per evitare deflussi a favore del Pdl, previsti ieri l’altro anche dallo stesso Fini: “Da Futuro e Libertà può uscire qualche deputato” perché “Silvio Berlusconi è un grande seduttore”.  

Ma se i “belli e giovani” della politica italiana non concordano neanche sul nome da dare al partito, ed essendo appurato che da anni si fronteggiano politicamente, pensiamo sia impossibile per loro governare l’Italia qualora vincessero le eventuali elezioni da affrontare sotto la stessa bandiera. Tuttavia se fosse solo il nome a dividerli, questo sarebbe poco preoccupante ma le questioni inconciliabili purtroppo sono molte, a partire dalle politiche per l’immigrazione, a quelle per la famiglia, per la vita, fino alla gestione dello Stato stesso. Di fatto una missione impossibile. Il Terzo Polo sarà utile solo a confondere ancor di più le idee dei cittadini e ad accrescerne l’avversione alla politica e, probabilmente, l’astensione al voto nella prossima tornata elettorale. Perché se fino a ieri i componenti di questa aggregazione erano politicamente agli antipodi tra di loro oggi non  possono, con un colpo di bacchetta magica,  ritrovarsi insieme propagandando l’unità di vedute.  

D’Alema in un intervista rilasciata tre giorni fa al Tg2 sosteneva che il Terzo Polo è un ”interlocutore necessario per il Pd” confermando tra le righe, ma neanche tanto, che la strategia nazionale di questi partiti, Pd compreso, riprodurrà ciò che in Sicilia è già realtà: l’alleanza tra le maggiori forze politiche che compongono il Terzo Polo (Udc, Fli e Api), il Pd e l’Mpa di Raffaele Lombardo, col quale in quella regione già governano e male. Volgarizzando: la “coalizione” verrà estesa al resto d’Italia. Quindi si ripeterebbe, ciò che già accadde nel 2008 con l’Unione di Prodi: una federazione di partiti e partitini, questa volta Pd, Fli, Udc, Api, Mpa e Lib-Dem, che eletti, a causa dei programmi incompatibili, non riuscirebbero a governare il Paese.  

Ora per chi ha sempre visto la sinistra o il centro-sinistra come avversario politico per cultura, formazione politica e idiosincrasia intellettuale, tutto questo lascia sbigottiti e increduli perché se è vero che siamo in un periodo storico dove l’obiettivo comune deve essere trasversalmente quello che favorisce solo ed esclusivamente il popolo e quindi può favorire formazioni eterogenee, è altresì evidente che le formazioni politiche dovrebbero quantomeno avere un programma condiviso, una proposta governativa omogenea, un ordine del giorno con punti comuni resi pubblici; qui invece siamo solo, di nuovo, all’anti berlusconismo. Ma se questo tipo di politica, come dicevamo, già sperimentata, da Prodi dal 2006 al 2008, non ha portato a nulla se non all’ingovernabilità, ci sembra fin troppo da ingenui per non dire altro creare oggi una formazione politica che abbia come unico mastice l’anti-berlusconismo.  

Inoltre, nel centro-destra, l’eventuale dissoluzione dei due movimenti di Casini e Fini in una unica terrina di misticanza, oltre ad accrescere ancor di più la popolarità di Silvio Berlusconi, farebbe mancare quel punto di riferimento per coloro i quali non si riconoscono in questo premier e nei suoi modi eccentrici, ma anche in chi è stanco di una politica fondata esclusivamente nell’anti-berlusconismo, oggi mascherato. Una linea politica che a parole esprime pensieri volti al bene del Paese e nei fatti osteggia le politiche governative di un Governo che, volente o nolente, è stato eletto dai cittadini e riconfermato con la fiducia dei due rami del Parlamento e che, per buona norma democratica, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, poco adatto allo spreco di denaro pubblico, dovrebbe avere concessa, da ognuno, l’opportunità di finire la legislatura in maniera naturale.  

L’ambizione del potere celata dietro la moderazione produce confusione e rende poco credibili e poco persuasive le dichiarazioni di un Terzo Polo che, a causa di vecchie strategie politiche e vecchi giochi di Palazzo, terzo alla politica ancora non è.   

Enzo Di Stasio 

Foto: parolibero.it

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