Tamberi oro nel salto in alto agli “Europei”. Veronica Inglese d’argento


tamberi_italia_salto_alto_gettyMissione compiuta per
Gianmarco Tamberi ai Campionati europei di Atletica leggera-Amsterdam 2016: era il favorito e ha vinto la medaglia d’oro. Poche volte una vittoria italiana è stata così scontata e facilmente ottenuta: gli sono bastati quattro salti, a 2.19, 2.24, 2.29 e 2.32, misure superate tutte al primo tentativo. Le prime tre indossando delle gigantesche braghe bianche “fuori ordinanza”, quasi a irridere gli avversari. Quando, a 2.32, ha scoperto di essere già virtualmente medaglia d’oro e unico atleta ancora in gara, ha tentato il record italiano a 2.40, sbagliando, però, tutti e tre i tentativi.    

Ora Tamberi può guardare ancora più avanti, verso le Olimpiadi di Rio de Janeiro, che si terranno tra tre settimane. Ai Giochi, Gianmarco dovrà vedersela con Qatariano Barshim (2.40 quest’anno), lo statunitense Kynard e l’ucraino Bondarenko, che ha disertato gli europei per concentrarsi solo sulle Olimpiadi. Una medaglia sembra, però, alla portata dell’azzurro e chissà che non sia proprio quella di metallo più pregiato.

Tra gli altri italiani, nell’ultima giornata di gara, si sono messi in luce soprattutto i partecipanti alla mezza maratona (la gara doppia non faceva parte del programma dei campionati): Veronica Inglese ha vinto la medaglia d’argento, dietro soltanto alla portoghese Moreira e Daniele Meucci il bronzo, nella gara maschile. Quest’ultimo, campione uscente, è giunto sul traguardo più fresco degli altri e ci si chiede perché non abbia tentato il tutto per tutto nei chilometri finali. Forse anche lui si è risparmiato per le Olimpiadi (dove la distanza doppia esiste). I primi tre per ogni Nazione hanno gareggiato anche per la classifica a squadre, dove l’Italia ha conquistato anche un altro argento (gli uomini) e un bronzo (le donne).

Sommando a tale risultato anche la medaglia d’oro di Libania Grenot nei 400 e il bronzo nella corrispondente staffetta, dove Libania, in ultima frazione, è riuscita a superare in volata ben tre avversarie che la precedevano, il bilancio complessivo della nazionale italiana è di due medaglie d’oro, due d’argento e tre di bronzo, cioè cinque medaglie di più degli “europei” di due anni fa a Zurigo.  

Gli indizi di questo timido risveglio dell’atletica italiana, però, si palesano, più che altro negli onorevoli piazzamenti conseguiti da chi non è riuscito a salire sul podio. Il quarto posto dell’appena diciannovenne Ayomide Forolunso, nei 400 hs, a soli 9 centesimi dal “bronzo” e con il personale di 55″50; il quinto di Yusneysi Santiusti, negli 800, con una tattica di gara autolesionista che le ha impedito di sprintare, trovandosi “chiusa” dalle avversarie al momento decisivo; ancora il quinto posto di Jamel Chatbi nei 3000 siepi con Abdoullah Bamoussa e Yuri Floriani appena dietro (8° e 9°) nella stessa gara;  il sesto posto a pari merito delle saltatrici in alto Rossi e Trost (anche se da quest’ultima ci si aspettava qualcosa di più); ancora il sesto posto di Veronica Inglese nei 10.000.

Tutto sommato, non dispiace nemmeno il decimo posto della ventitreenne Darya Derkatch nel salto triplo e, soprattutto, il 10.19 con il quale il diciottenne Filippo Tortu ha sfiorato l’accesso alla finale, perché il centometrista sardo, con questo tempo ottenuto in età precoce, potrà sicuramente scendere in due-tre anni sotto i dieci secondi netti e strappare almeno il record italiano a un certo signor Pietro Paolo Mennea, da Barletta, che lo detiene dal 1979.

Alcuni appunti sull’organizzazione. A parte la prestazione del vigile urbano posto all’ingresso dello Stadio durante la mezza maratona maschile, il quale ha incredibilmente deviato da un’altra parte la corsa dello svizzero Abraham, che conduceva la gara (e che, fortunatamente, ha trovato un altro vigile che lo ha rispedito indietro, permettendogli di andare a vincere l’oro), la rassegna non è stata assolutamente all’altezza.

La decisione di “relegare” tutte le premiazioni in un’area fuori dallo Stadio, a gare terminate, ha impedito al pubblico e ai telespettatori di assistere alle cerimonie di consegna delle medaglie, ascolto degli inni nazionali compreso. Per non parlare dei giudici addetti a verificare le false partenze che, spesso, dopo infinite discussioni hanno fatto ripartire gli sprinters senza aver preso alcuna decisione. Inoltre, restringere il programma a soli quattro giorni e fissarlo a tre settimane dalle Olimpiadi ha fatto sì che molti atleti abbiano preferito rinunciare in tutto o in parte a partecipare. In tal modo – organizzazione olandese e Federazione internazionale prendano nota – non si fa il bene dell’atletica leggera e né dello sport nel suo complesso.

di Federico Bardanzellu

Foto: Sport.Sky

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