Storia di un’interazione che non c’è più

approccioC’erano una volta gli sguardi, i sorrisi, gli occhiolini, il contatto fisico. C’era una volta, ed ora non c’è più, quel brivido che si provava nell’andare di persona a fare conoscenze. Ci voleva coraggio, e ci mettevi la faccia.

E ce la mettevi davvero, la faccia: potevi usare tutte le espressioni del viso che la situazione richiedeva. Uno sguardo intenso o un sorriso complice, per dirne qualcuna. Erano altri tempi. Erano i tempi della spontaneità. Il “caso” ricopriva un ruolo fondamentale: le probabilità di incontrare una persona che ti piaceva erano direttamente proporzionali ai piani che per ognuno di noi aveva il destino. Non c’era modo di beffarlo andando a sbirciare la bacheca Facebook della persona, per poi presentarsi nello stesso luogo dove si trovava, architettando un vero e proprio raggiro ai danni del tempismo.

E, una volta trovata, non c’era nemmeno modo di avere in anticipo tutte le sue informazioni personali, dai gusti musicali ai film preferiti, dall’orientamento religioso a quello politico. Se lei era Comunista, amante della musica classica ed atea, e tu ti lanciavi in elogi verso il Duce, bollavi come noiosa la sua musica preferita e definivi cretini i non credenti, beh, la frittata era fatta.

Non potevi quindi fingere di avere i suoi stessi gusti solo per sedurla, ed era un bene. Mantenevi infatti la tua identità, e ne andavi fiero. In barba alla pianificazione odierna, le carte sul tavolo le mettevi al momento. E le scoprivi subito. Le sensazioni tra il momento dell’incontro e quello dell’interazione vivevano di spontaneità e di speranza.

Tutto era vero, tutto era profondamente vero. Se tutto andava bene, iniziava un periodo caratterizzato dal corteggiamento, nella sua accezione più autentica. Andavi sotto casa sua, le dedicavi canzoni, la portavi fuori e si parlava, ci si prendeva la mano. Non si metteva “mi piace”, né la si taggava nei propri “stati”.  Tornavi a casa e non andavi a vederti le sue foto o a rileggerti i vostri messaggi.

Tutto quello che avevi era il ricordo di lei, alimentato dalla speranza di rivederla. E ti bastava. Non serviva la tecnologia per conoscere persone, innamorarsi e sognare. Non servivano dispositivi, né connessioni a Internet. Era tutto più diretto, più spontaneo.

Il destino faceva il destino, tu facevi te stesso e le emozioni facevano il resto.

di Giovanni Fuiano

foto: i.focus.it

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