Solidarietà virale e progetti open source

Dalla Svezia all’America, ora anche in Italia: privati mettono in funzione le proprie stampanti 3D per contribuire alla gestione dell’emergenza sanitaria Covid-19 realizzando visiere protettive da destinare gratuitamente agli operatori più esposti.

Collaborazione e condivisione della conoscenza

«Oggi abbiamo davvero combattuto insieme come una squadra! Tutti da casa. Vogliamo aiutare il più possibile, e dopo alcune ore passate a progettare le visiere abbiamo deciso di realizzare un design che pensiamo possa funzionare. Siamo in fase di sperimentazione clinica in tre diversi ospedali svedesi; siamo in attesa di feedback prima di procedere con una produzione definitiva», scrive fiducioso Erik Cederberg nel suo profilo facebook lo scorso 20 marzo.

Erik lavora presso la 3D Verkstan, una società svedese specializzata nella manifattura additiva attraverso l’utilizzo di stampanti 3D. Nelle ultime settimane ha lavorato con il suo team allo sviluppo di un prototipo di visiera facciale per aiutare gli ospedali a corto di dispositivi di protezione individuale. Il 22 marzo Erik lancia un appello online e mette a disposizione i file contenenti le istruzioni necessarie per la realizzazione dei prototipi, gratuitamente: «Il design si è dimostrato efficace, quindi utilizzabile nelle strutture sanitarie. Chiunque abbia una stampante a casa è invitato a partecipare a questo progetto benefico».

I benefici del web

L’iniziativa trova dapprima l’interesse tra numerosi architetti americani che si uniscono al proposito. É poi la volta dell’Italia: in Lombardia, nel comune di Casciago, Carlo, Simone, Marco, Bruno e Samuele decidono di concorrere producendo visiere grazie a una raccolta fondi attivata tramite facebook e pubblicando a loro volta un video tutorial in lingua italiana. Chiunque lo desideri e ne abbia la possibilità, può prendere ispirazione e avviare una produzione in proprio. A Casciago il progetto è stato abbracciato istituzionalmente: le visiere verranno prodotte con 4 stampanti 3D acquistate dall’azienda del primo cittadino e posizionate nella sede della Protezione Civile comunale.

Prende così forma una solidale e spontanea catena di montaggio che continua a espandersi attraversando la nostra penisola e coinvolgendo un numero crescente di aziende e società, ditte fornitrici, ma anche hobbisti e appassionati di stampa 3D. Ad Appignano, piccola realtà delle Marche, tra le regioni più colpite dall’emergenza sanitaria, Maurizio ha avviato da circa cinque giorni una vera e propria produzione seriale domestica: insieme alla sua famiglia produce senza sosta visiere produttive distribuendole a chiunque ne faccia richiesta nel raggio di circa 100 km, dando priorità alle categorie più esposte al contagio.

Maurizio, Manuela e la loro figlia Elena

«Mia moglie ed io ci occupiamo della stampante e della realizzazione dei pezzi, nostra figlia, appena maggiorenne, gestisce gli ordini e organizza le richieste, a nostro figlio più piccolo spetta la fase di assemblaggio», racconta Maurizio al telefono.

Pratiche ed economiche

Un foglio di plastica semirigida, un perforatore, una stampante 3D e un po’ di filamento. Sul mercato sono solitamente vendute a un prezzo che può variare tra i € 13 e i € 20, tuttavia – come dichiarato dagli stessi realizzatori – l’occorrente per la realizzazione di una visiera protettiva (come quella in foto) ha un costo complessivo di circa € 0,50/60.

Il design è semplice ma geniale: un foglio in PVC trasparente – disponibile anche in cartoleria e spesso utilizzato nelle tesi di laurea – che va a coprire il viso (può essere facilmente tagliato al laser se acquistato in bobine o rotoli), e una fascia flessibile, realizzata stampando filamenti di PLA, in grado di adattarsi perfettamente alla fronte dell’utente.

La possibilità di utilizzare fogli A4 standard, senza la necessità di ricorrere a tagli diversi, applicando dei fori con un punzone da ufficio, rende il processo molto veloce. L’indiscutibile vantaggio è dato dalla durata e fruibilità delle visiere: possono essere indossate un numero indefinito di volte ed essere facilmente puliti e sanificati dopo l’uso, sono inoltre confortevoli e impediscono a chi li indossa di toccarsi il viso.

“Perché lo faccio? Perché sentivo di doverlo fare”

Maurizio lavora nel settore della sicurezza ma nutre da sempre un interesse per la tecnologia 3D; nel tempo libero si diletta nella riproduzione di piccoli oggetti e pezzi di ricambio all’occorrenza. «Potendo farne buon uso e avendo molto tempo a disposizione in questo periodo, ho trovato quasi doveroso unirmi allo sforzo collettivo che questa emergenza sta richiedendo a tutti gli italiani. Possiedo due stampanti 3D, una professionale (€ 3500) e una versione molto più economica (€ 250), tuttavia tanto funzionale e affidabile quanto la prima.

Ci siamo messi all’opera da pochi giorni, ma il passaparola è molto più rapido e le richieste crescono di giorno in giorno. In media produciamo circa 35 pezzi al giorno; in un tour de force come quello di due giorni fa, siamo riusciti a realizzarne 70. Capita di protrarci fino a tarda notte nell’intento di mantenere l’impegno preso e consegnarne un numero considerevole l’indomani mattina, ma ne siamo felici.

Vorremmo lanciare un appello affinché quante più persone possibili in possesso di stampanti 3D o ditte fornitrici si uniscano all’iniziativa. Proprio ieri sono stato contattato da altri privati in possesso di stampanti e desiderosi di aiutare. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile. Facendo rete saremmo più efficienti e in grado di aiutare notevolmente chi è in prima linea».

Nelle foto, personale sanitario dell’ospedale di San Severino Marche

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