Scottish… Not British!

scotland freeLa Scozia non ce l’ha fatta. Peccato! 

Peccato perché reputo che questa fosse la Sua grande occasione. Di indipendenza, innanzitutto e di indipendenza… finalmente. La Scozia, lo dice la Sua storia, è una terra abitata da un popolo diverso da quello Inglese per storia, tradizione, costume. E la Scozia non può considerarsi una regione di uno stato che cerca la Sua autonomia, ma una nazione che meriterebbe di essere considerata tale. Da anni seguo personalmente e con un sempre crescente interesse la storia di un paese come l’Irlanda che, a pochi Km di distanza dalla Scozia e separata da un lembo di mare, la Sua autonomia l’ha ottenuta (parzialmente) ad un prezzo altissimo.

Ma anche lì si tratta di un’autonomia parziale che tutt’oggi non ha ancora vista scritta la parola fine ad un conflitto di proporzioni enormi. Potrebbe essere sufficiente parlare di Bobby Sands, un militante dell’I.R.A. (la componente armata separatista Irlandese) morto a soli 27 anni nel 1981, dopo 66 giorni di sciopero della fame. Sands nel 1976 viene arrestato (già arrestato nel 1972) e condannato a 14 anni malgrado la mancanza di prove fino al triste epilogo della drammatica esperienza della Sua detenzione, tra freddo, fame, tortura, umiliazione fisica e psicologica.

Sands racconta ne “Un giorno della mia vita” il tipo di trattamenti loro riservati dai carcerieri britannici: i detenuti appartenenti all’I.R.A. venivano lasciati per giorni e giorni senza dormire, oppure con le finestre completamente spalancate nel rigido inverno nord europeo e con le finestre chiuse e con i termosifoni accessi al massimo, durante l’estate …
Bobby Sands incarna lo spirito degli indipendentisti d’Irlanda e ne diventa uomo ed immagine simbolo. Perché Bobby Sands, come tutti gli Irlandesi, non accetta di perdere, insieme ai diritti politici, la dignità della condizione umana.

Gli Irlandesi hanno lottato, perdendo molte delle loro vite per l’indipendenza della Loro terra. L’hanno raggiunta con la proclamazione dello stato indipendente dell’Eire (Repubblica d’Irlanda), ma ancora lottano per la causa Nord Irlandese, rimasta sotto la corona Inglese. “Derry non è Londonderry” dicono i separatisti dell’Ulster (Irlanda del Nord), anche se la questione Nord Irlandese è meno semplice da risolvere anche a causa di motivi religiosi (Cattolici e soprannominati “papisti” quelli della Repubblica d’Irlanda, protestanti quelli dell’Irlanda del Nord).
E la Scozia si è guardata allo specchio ed ha avuto paura. Paura di cosa potesse accadere, poi, dopo.  Beh certo, il “sì” avrebbe causato una sorta di terremoto, è evidente.

In primis nella politica e nell’economia britannica; ma il “sì” avrebbe garantito, finalmente, di vedere cancellato quel fenomeno per cui la maggioranza numerica Inglese non permette ad un partito Scozzese di salire al governo e tutelare, come sarebbe auspicabile, i loro interessi. La vittoria dei “sì” avrebbe probabilmente sancito la nascita di una moneta propria, visto che gli Inglesi non avrebbero concesso l’ok per l’utilizzo della Sterlina ed al tempo stesso gli Scozzesi si erano dichiarati contrari all’adozione dell’Euro.

La Scozia, inoltre, possiede grandi riserve di petrolio ed Edimburgo avrebbe potuto puntare a divenire tra i primi fornitori di energia elettrica a livello mondiale, creando, tra l’altro, posti di lavoro.  Peccato, torno a dire: un’occasione persa. Certo viene comunque da pensare che nonostante la vittoria dei “no” lo spazio di sovranità della Scozia, all’interno della corona, andrà ad allargarsi.

Ma quello che più stona nella lettura di questo risultato è che a decidere siano stati i tanti indecisi e che, la maggior parte di questi, siano stati gli “anziani”. Proprio quelli che (verrebbe da pensare) dovrebbero essere più legati alle tradizioni celtiche e sicuramente più simili agli Irlandesi che agli Inglesi. Invece, i 65enni e oltre hanno pensato fosse meglio proseguire con Londra, mentre i giovani si sono dichiarati, in tutto e per tutto, separatisti. Ci sono, poi, le Isole Shetland (che di Scozzese non hanno praticamente nulla), dichiaratesi apertamente per la “contro secessione”.

Si tratta di 100 isole (di cui solo 16 popolate) geograficamente più vicine alla Norvegia che alla Scozia, regalate nel XV secolo alla corona britannica dalla Norvegia.  Loro avrebbero voluto addirittura una secessione nella secessione.  Avevano chiesto un referendum per votare e sancire la loro indipendenza ed autonomia.  Edimburgo ha detto no e loro, risentiti, perché mai avrebbero dovuto votare l’indipendenza di una terra a loro lontana 150 Km? A quel punto, meglio restare legati alla lontanissima Londra…
Peccato…

E pensare che ad Edimburgo erano sbarcati nella giornata di ieri “delegazioni di fratelli” (così li hanno definiti i secessionisti Scozzesi) Catalani, Corsi, Veneti, Sardi, Baschi…
E che anche campioni sportivi del calibro di Andy Murray (stella del tennis) avevano espresso il loro “Let’s do it” (facciamolo!).  Purtroppo no: la Union Jack, continuerà a sventolare.

di Riccardo Fiori

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