sciupafemmine

sciupafemmineme l’hanno ammazzato. (lo pensa)

non vai a pensare che è un delinquente no.

un madre questo non lo penserà mai.

una madre penserà solo che l’hanno ammazzato. come un cane.

una madre, penserà. e si renderà conto solo col tempo, che suo figlio non c’è più.

lei vende l’aglio al mercato. un lavoro schifoso e puzzolente. ma è un lavoro, e in casa occorrono soldi. lui questo lo sa. lui questo se lo sente ripetere da quando era piccolo.

niente scuola, solo strada. e per la strada si vive, la strada. prima qualche furtarello, poi lo spaccio. e la sua scuola diviene il carcere. ha un orecchio mozzato. si mormora che sia stato morso lì, in quella scuola con le sbarre.

poi esce. poi rientra. e così per anni. e così, i suoi anni, vengono contati su un muro. e da dietro quel muro cresce la rabbia, per ciò che gli manca, per ciò che fa mancare a sua madre e a sua sorella. del padre niente. mai una parola, con nessuno. ma gli amici lo sanno. e’ figlio di n.n., e di una madre che grida al mercato: aglio, aglio fresco!

me l’hanno ammazzato! (lo grida in gola)

non basta il carcere, è anche brutto, e non per l’orecchio mozzo. il volto è marcato da segni. qualcuno dice che siano rughe, altri sono convinti che sia il dolore patito, per le mancanze. ma lui non lo ammetterà mai. e’ un duro. e’ un uomo di strada, e qualcuno aggiunge anche “d’onore”.

lui l’onore lo porta sulle nocche delle dita. tanti calli. tanti cazzotti. e nessuna donna, da difendere. e’ brutto, e lo deridono per questo, ed è per questo che lo chiamano “sciupafemmine”, ché di donne lui non ne ha vista nemmeno una.

e ci soffre. e gli amici lo sanno. e lo prendono in giro, quando pranza al bar di luciano, ché sanno che dentro è buono, ed è sempre pronto a spostare la sedia per farti mangiare con lui. e tutti ci scherzano.

me l’hanno ammazzato come un cane! (sarà il suo pasto)

lui agli animali gli vuole bene, specialmente ai randagi, come lui. e’ randagio, ma alla famiglia ci tiene, e porta i soldi a casa, e la madre li prende, anche se sa. quello che non sa è come siano accadute le cose, e perché accadono, sempre ai più disgraziati.

io non lo conoscevo, però sapevo, ché nei quartieri di periferia si sa sempre tutto, anche se non esci di casa. ma io ero in casa, quel pomeriggio, ed ho sentito le urla, ed anche gli spari. poi ho saputo che per un semplice sgarbo avevano ammazzato sciupafemmine.

un colpo alla gamba, per fermarlo.

un colpo alla spalla, per bloccarlo.

un colpo alla gola, per finirlo.

tre spari hanno fermato il tempo, con un segno rosso sulla strada, ché quella è la sua casa ed è lì che deve rimanere.

tre spari hanno portato lutto nel cuore degli amici, ché lui ne aveva tanti, e tanti hanno pianto, e tanti lo fanno ancora, quando passano per quella via e vedono i fiori bianchi, e tutto quel rosso che si è incrostato sull’asfalto.

tre spari hanno lasciato una madre a bocca spenta.

e un posto vuoto, al bar.

di simonetta bumbi

foto: stefano cracco

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