Roma: auto con Rom investe 8 passanti e ne uccide una. Responsabilità politiche, culturali e pecche giuridiche

5ad56c6b9e3585dc68287d857fde97d5Tragedia a via Battistini. Ieri sera alle 20:00, nei pressi della stazione metro omonima, una vettura Lancia Lybra grigia ha travolto otto passanti. Una donna filippina di 44 anni è morta sul colpo, dopo un volo di diversi metri, mentre gli altri sono stati “rastrellati” strada facendo. Alcuni erano in piedi, altri due a bordo di un motorino. Di essi, tre versano gravi condizioni. Contuso anche un poliziotto durante l’inseguimento.

I feriti sono stati immediatamente trasferiti presso gli ospedali più vicini, in codice rosso, al Policlinico Gemelli e al San Filippo Neri. Si tratta di un 38enne e una 47enne filippini, una 33enne italiana e una francese di 24 anni. Investiti anche altre due italiane di 19 e 29 anni, una seconda giovane francese e un ragazzo moldavo di 22 anni. La scena è stata descritta da tutti come “apocalittica”.

Ricostruiamo i fatti.

L’auto, notata perché zigzagava per la via, non si è fermata al posto di blocco della polizia. Immediato l’inseguimento della volante e la relativa folle corsa del conducente della Lybra, un Rom minorenne, le cui generalità saranno presto rese note. L’auto secondo le testimonianze, procedeva a 180 km orari sulla trafficata via.  Con lui, altri due Rom, (sempre minorenni) tra cui una ragazza. I giovani si sono dati alla fuga dopo aver abbandonato l’auto in zona Primavalle, ma la ragazza è stata fermata mezz’ora dopo l’accaduto.  

La Procura del Tribunale dei Minori di Roma le ha contestato il reato in concorso in omicidio volontario, mentre i due giovani, qualora fermati, saranno accusati di omicidio volontario. La ragazza ha dichiarato di non voler parlare, né di voler riferire i nomi dei due fuggiaschi. L’auto risulta intestata a un cittadino, possessore di altre 24.

La scientifica ha effettuato i rilievi sulla vettura, che ha il cofano e il lunotto anteriore distrutti. Per tutta la notte invece gli agenti hanno perlustrato i campi nomadi della zona. Ieri sera, Battistini è stata chiusa al traffico e sono stati bloccati anche gli autobus. Da stamani, invece, è un via vai di telecamere, mentre gli agenti sono sguinzagliati nel tentativo di raccogliere qualche testimonianza utile.

Fra esse, commovente quella di un giovane, riportata su Urban Blog Torresina. 

Sono sotto choc e vivo per miracolo. Torno ora a casa ma poche ore fa ero lì e ho visto tutto in diretta. Avevo attraversato la strada 20 secondi prima di questo orrore. Fermo davanti l’edicola di Battistini in attesa di un cliente e del commercialista con cui prendere un aperitivo, vedo sfrecciare una macchina a velocità folle. Un botto assordante e devastante. Pedoni a pochi passi da me, colpiti e sbattuti per terra e in aria come birilli, falciati da una feccia umana che solo la Boldrini può difendere. Vite spezzate, famiglie devastate. Due dei pedoni, dopo un volo di 4 metri atterrano sul tettino della Lancia e li vedo aggrappati con la disperazione sulla carrozzeria della macchina che prosegue la sua folle corsa senza curarsi dei corpi seminati sull’asfalto, inseguita da una volante. Sento una fitta nel petto, incredulo urlo “no, no, no povera gente, no….!” gli occhi mi si rigano di lacrime. Avverto una sensazione di dolore e impotenza. Via Battistini è un teatro di morte. Cinque, forse sei corpi seminati sull’asfalto che in un attimo si tinge di sangue. Un corpo è infilato con la testa e metà corpo sotto una macchina parcheggiata a un metro da me. Che posso fare? Come posso aiutare? E chi li tocca? Verso chi mi dirigo? Poi mi dico: se tocco qualcuno e poi questo poveretto muore, finisco nei guai. Neanche due minuti e giunge la prima ambulanza, poi altre due. Sirene, gazzelle e volanti ovunque. Una signora di 60 anni corpulenta accanto a me, appoggiata all’edicola trema e piange a dirotto. Signora, come sta? E’ ferita? Singhiozzando mi dice: no, avevo appena finito di attraversare. Un attimo dopo e avrebbero falciato anche me. L’abbraccio forte e piango con lei. Le chiedo dove abita, se vuole dell’acqua, se posso accompagnarla a casa. Parliamo un po’, sempre abbracciati, si calma e dopo 5 minuti mi ringrazia e se ne va. Ho la macchina parcheggiata a 5 metri dal primo corpo inerme sull’asfalto. Voglio spostarla per lasciare spazio ai soccorsi ma arriva una mini cooper con due donne a bordo che urlano e piangono e si ferma in doppia fila dietro la mia macchina bloccandomi. La signora alla guida è la mamma di una ragazza vittima della follia Rom. Un agente le fa largo per farle raggiungere la figlia che è già in barella, apparentemente immobile, con il collarino che le protegge il collo. E’ tutto un trambusto, un correre di soccorsi. Mi chiedono se ho visto l’incidente. Rispondo prima ai pedoni che passano, ai curiosi, poi alla polizia. Lascio le mie generalità. Trascorre il tempo, risalgo in macchina e penso che posso tornare a baciare i miei figli a casa. Il Signore ha protetto me e loro, forse la vicinanza con Papa Francesco mi ha evitato di morire prematuramente. La vita è un dono. La ricevi e puoi perderla in un secondo. Prego per le vittime del disastro al quale ho assistito. Non riesco a scordare il rumore dell’impatto violentissimo dell’auto contro i corpi dei pedoni che attraversavano sulle strisce con semaforo verde per tornare a casa, né posso cancellare l’immagine delle due persone atterrite sull’auto che prosegue la corsa con loro aggrappati sul tetto dopo un salto mortale. Prego ancora. Oggi non era il mio turno per morire, ma la morte era lì ed è sempre in agguato. Buonanotte. Vado a baciare i miei figli”

unnamed (2)Ma di chi sono le responsabilità di questa tragedia, oltre che ovviamente del rom alla guida della Lybra? Cominciamo con dire che il fatto ha letteralmente scatenato l’ira collettiva dei cittadini, saturi di assistere impotenti ad episodi analoghi perpetrati dall’invisa comunità Rom. L’episodio di ieri ha ulteriormente infiammato gli animi, indistintamente, tanto che i commenti raccolti in zona sono stati pressoché unilaterali. Forte il rischio di rappresaglia urbana a sfondo razziale. 

Per tutti, la principale responsabilità è quella della giunta capitolina e del primo cittadino, che sostiene e agevola la comunità Rom a scapito delle famiglie romane e italiane più disagiate. Le stilettate contro il sindaco non sono state tenere.

Ecco cosa hanno scritto oggi sul palo addobbato di fiori , nel luogo della tragedia “Caro Marino. Adesso vacci tu a parlare con i familiari di queste persone. I tuoi cari amici zingari portali a casa tua. Esci dalla nostra città!” e ancora “E adesso ditelo alle famiglie che state lavorando per l’integrazione”.

E di responsabilità, la politica ne ha tante, una su tutte quella di lucrare sul fenomeno “Rom”, così come sul immigrazione. Ne abbiamo avute prove concrete, per chi ancora avesse avuto qualche dubbio, con l’esplosione del fenomeno Mafia capitale. 

Adesso il rischio che si corre, rischio spesso cinicamente calcolato a tavolino, è proprio quello di istigare i cittadini all’odio, di fomentarli, con l’obiettivo di distrarli dai veri artefici dell’ingresso forzoso delle comunità e della loro pessima gestione sotto tutti i punti di vista.

Altro problema è quello culturale, connesso con la stessa idea utopistica di integrazione. Il nomadismo, per definizione è un fenomeno legato alla mobilità delle etnie. Ebbene, di fatto i campi nomadi ne annullano il concetto, non fosse altro che non vi è alcun tipo di ricambio delle famiglie presenti, ma si assiste ad uno stazionamento permanete. 

Il concetto di integrazione è fin spesso troppo abusato. E’ solo una chimera usata dalle varie Onlus, spesso a scopo di lucro, per racimolare quattrini, senza per altro produrre risultati concreti. Non abbiamo mai visto un rom integrato, né i rom chiedono integrazione. Se si volesse davvero lavorare in questa direzione, bisognerebbe approcciare diversamente il fenomeno. La scuola non basta a colmare il divario.

Ci chiediamo: Perché le Onuls e le varie associazioni di stampo cattolico/ assistenzialista non hanno mai pensato di entrare dentro i campi ed “evangelizzare”, questi esseri umani, almeno attraverso l’insegnamento basilare della civile convivenza e del rispetto delle leggi?

La legislazione è un’altra evidente lacuna connessa all’accaduto. Premesso che un crimine è un crimine, da chiunque esso sia commesso, la vigente normativa non prevede il reato di “omicidio stradale”, ma solo quello colposo. La procura di Roma ha fatto sapere che sarà contestato l’omicidio volontario, tocca vedere se e come verrà applicato.

di Simona Mazza

foto: Il Resto del Carlino

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