Roma: A Casalotti per parlare del sindaco Petroselli

petroselliRoma. Venerdì sera il Parco della Cellulosa a Casalotti si è animato grazie ad una interessante iniziativa pubblica che ha coinvolto i rappresentanti istituzionali del Municipio XIII e i cittadini della borgata. Tema centrale è stato il ricordo di uno dei più grandi sindaci romani, ovvero Luigi Petroselli, figura carismatica di cui purtroppo si è quasi persa la memoria storica.

Dopo il breve intervento dell’Assessore Comunale Paolo Masini e del Presidente del XIII Municipio, Valentino Mancinelli, è stato proiettato un corto sulla vita di Petroselli “comunista pericoloso”, realizzato dal regista Andrea Rusic.

Ma chi era Petroselli? Oggi quasi nessuno sa rispondere alla domanda e in molti ignorano che vi sia stato un sindaco con questo nome. Sarà forse perché la sua carica è stata molto breve ( 18 mesi), sarà perché era un personaggio scomodo o perché la memoria collettiva non si nutre quasi mai di ricordi, fatto sta che la grandezza e lo spessore di Petroselli, oltre all’estrema attualità della sua politica, ci obbligano moralmente a non dimenticare.

Nato nel 32 a Viterbo, il futuro sindaco studiò presso il seminario, fino a quando nacque in lui una fede politica talmente forte, che lo portò a intraprendere una strada assai diversa da quella di partenza.  Nel 1969 sostituì pertanto Berlinguer nella direzione del comitato regionale del Pci (in un periodo in cui nel partito regnava un certo caos) e raggiunse il momento cruciale della sua carriera in occasione del referendum sul divorzio nel 1974.

Sebbene inizialmente fosse stato snobbato per le sue origini paesane, dopo la vittoria del partito comunista nel 1976 (Petroselli era capolista e superò preferenze anche Andreotti), le cose cominciarono a cambiare ed è così che nel 1979 venne eletto sindaco.

Nel filmato viene ricordato come un uomo molto creativo e poco ortodosso, che “una volta arrivato a una certezza, la inseguiva” e la sua certezza era quella di stare dalla parte del popolo, tanto da mettersi a disposizione della sua gente ogni giovedì mattina, per qualsiasi tipo di confronto e chiarimento.

La sua non fu certo una vita rilassante: dalle otto e trenta del mattino fino a tarda sera era infatti impegnatissimo e sempre a totale disposizione delle esigenze dei suoi amati cittadini.

Per Walter Veltroni “Aveva una sua verità”, era duro e risoluto verso la classe politica, umile verso i deboli e i romani.

Il suo sogno? L’unificazione di Roma, separata in due “correnti”, due mondi incomunicabili: periferia e borghesia.

Fu lui ad occuparsi per primo della “questione dei servizi”, nelle borgate romane, sfruttando i soldi del bilancio per risanare le fogne, la rete idrica e tutte le emergenze che non erano mai state contemplate prima di allora e per primo si impegnò a spiegare agli 800 mila cittadini dei sobborghi (attraverso le assemblee pubbliche), i programmi che intendeva realizzare e soprattutto le tempistiche.

Uno dei progetti per i quali lottò fortemente insieme ad Antonio Cederna, fu il ripristino dei Fori e dell’area archeologica centrale, oltre alla chiusura domenicale di via dei Fori imperiali e l’eliminazione di via del Foro Romano, che divideva da oltre un secolo il Campidoglio dal foro Repubblicano. Fu così che l’area archeologica dal Colosseo al Campidoglio divenne interamente percorribile.

Il Sindaco “non regimentato” soprattutto non temeva le minacce terroristiche che negli anni di piombo attanagliavano l’Italia, tanto da sfidare in maniera spregiudicata i nemici dello Stato, invitando i cittadini a scendere in piazza e rilassarsi assistendo alle proiezioni di film durante l'”Estate Romana”. La sua idea di “futuro allegro” lo portava infatti a vivere del presente. Fra le sue massime ” Non dobbiamo aver paura di perdere quello che abbiamo, ma quello che non abbiamo”.

Petroselli morì improvvisamente al termine di un intervento al Comitato Centrale del Pci, il 7 ottobre 1981 e al funerale fu compianto dalla sinistra, ma anche dalla destra di Almirante, oltre che dalla sua amatissima gente, che per la prima volta si identificò con il sindaco “popolare”.

di Simona Mazza

foto: unita.it

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