Ripuliamo la moda!

immagine_homeDa qualche giorno si è dato il via alla rinomata fashion week milanese. Un’apertura quanto mai insolita, quella del 2013, iniziata con una sfilata verticale. Sì, ho detto verticale. E senza l’ausilio di David Copperfield (l’illusionista, non il personaggio dickensiano), perfino!

Una climber ha sfilato con passo fiero e sicuro su una passerella d’eccezione (a forma di guanto), passeggiando indisturbata sulle mura del Castello Sforzesco, cornice di questa originalissima iniziativa.

La climber non aveva, però, il compito di presentare alcuna collezione di moda. La sua “impresa” ha dato il via ad una campagna di sensibilizzazione gestita da Greenpeace, la quale ha sfidato a singolar tenzone tutte le principali maison d’alta moda, italiane e non. La sfida, simbolicamente lanciata a mezzo di un guanto -chiaramente- verde, consiste nell’impegno a perseguire obiettivi importanti quanto ambiziosi, calando il contesto produttivo del settore della moda in una realtà che sia più eticamente corretta, nei confronti dell’ambiente e dei lavoratori in primis, ma anche per i consumatori finali.

“Let’s clean up fashion”, così Greenpeace ha chiamato la sua iniziativa, si prefigge lo scopo di diffondere le politiche ambientali per il rispetto del nostro pianeta, verso le quali le industrie del lusso (alcune, se non altro) sembrano fare orecchie da mercante. Un video realizzato con la testimonial di questa campagna, la splendida e talentuosa Valeria Golino, spiega in maniera chiara ed immaginifica il punto di vista di Greenpeace e quali siano i rischi per l’ambiente e per le persone.

A tal fine, l’associazione famosa in tutto il mondo ha stilato un questionario di 25 domande in merito alla produzione tessile e alle politiche di acquisto di pellami e carta, invitando le case di moda impegnate in questi giorni nella presentazione dei loro nuovi lavori a rispondere esponendo le proprie linee gestionali ed, eventualmente, impegnandosi a correggerle laddove queste non siano eticamente rispettabili.

Tra i “buoni”, finora, spicca soltanto Valentino Garavani, che ha risposto con trasparenza e completezza, impegnandosi anche a sensibilizzare il proprio modus operandi in funzione dei pericoli rappresentati dalla deforestazione e dagli scarichi.

Altri, come Armani, Dior, Cavalli o Chanel (per citarne solo qualcuno) sono stati meno diligenti.

L’iniziativa di Greenpeace è senza dubbio da ammirare: la moda ci fa sognare, ma il prezzo di un sogno non deve costituire una minaccia per il mondo intero. Parola di una fashionista.

Per maggiori informazioni, per aderire alla campagna e per conoscere la lista dei “bravi” e dei “cattivoni” visitate il sito www.thefashionduel.com

 

Di Alessandra De Rosa

Foto: thefashionduel.com

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