Renzi e le “Grandi Riforme”

Manifestazione Cgil "Il lavoro prima di tutto!"Renzi ha cominciato ad attuare le riforme del Job Act. Alcune sembrano la logica continuazione, ancora più esasperata, delle leggi proposte dalla Fornero.  Ed arrivano anche le prime critiche, secondo cui alcune di queste riforme non sarebbero per niente democratiche.

La prima a passare il setaccio è quella proposta, attraverso decreto legge, dal ministro delle Coop, Giuliano Poletti, che si orienta nella direzione della liberalizzazione dei contratti di precariato, per apprendisti o al termine, aumentandone la flessibilità.

Tradotto in parole povere, il datore di lavoro sarà libero di licenziare senza motivazione un dipendente entro il 26 mesi di contrattualizzazione e procedere al contempo ad assumere o rinnovare il contratto per otto volte.

Non ci saranno vincoli d formazione e per quanto riguarda l’apprendistato, ma la novità più sconcertante riguarda la decadenza del veto di assunzione se non si assume almeno il 30% di essi.

La riforma sul lavoro si aggiunge dunque a quella sulla legge elettorale che ha scippato il sillogismo “un elettore un voto” e alla “Riforma senatoriale delle elezioni europee”.

Arriveranno poi a pioggia altre grandi riforme sulla Pubblica Amministrazione, che prevede un taglio netto dei costi a fronte di un aumento di “agenzie”, “garanti”, “commissari” che ci costeranno ancora di più.

Saranno abolite le provincie, senza che tuttavia si sappia dove ricollocare i dipendenti, mentre il costo del personale resterà variato, senza che si tocchino le Regioni, unica vera fonte di uscite.

Renzi insomma sta lavorando sodo per non sfigurare in Europa e pare che i suoi colleghi siano alquanto compiaciuti. L’unica spada di Damocle resta la promessa di osservare i diktat, ovvero il fiscal compact, il patto di stabilità e il parametro deficit-pil, se non vuole incorrere nell’ira funesta delle agenzie di rating che potrebbero sbattere il nostro Paese agli ultimi posti della classifica, rendendoci inaffidabili agli occhi degli investitori stranieri.

di Simona Mazza

foto: salvatorecugliari.it  

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