René Descartes (Cartesio)

IMG_5324Per René Descartes, la filosofia fu solo uno dei tanti interessi.

Fu anche un famoso matematico (noto per l’invenzione degli assi cartesiani), un astronomo e un biologo.

Meditazioni” e “Discorso sul metodo” sono le sue principali opere a carattere filosofico, nelle quali indagò i limiti della nostra conoscenza.

Proviamo ad addentrarci nel suo pensiero.

Come ogni mattina ci alziamo, ci laviamo, ci vestiamo e usciamo.

Ma improvvisamente … ci svegliamo e ci rendiamo conto che stavamo sognando.

Un sogno in cui eravamo svegli e facevamo la nostra vita, mentre in realtà stavamo addirittura russando sotto le coperte.

Si è trattato del cosiddetto falso risveglio.

Il filosofo francese René Descartes (per noi più noto come Cartesio), vissuto dal 1596 al 1650 non era però assolutamente certo che anche il secondo risveglio non fosse ancora un sogno.

Come poteva esserne sicuro?

Il punto focale per Cartesio era che sarebbe assolutamente valsa la pena provare a verificare cosa è possibile sapere per certo. Per farlo elaborò il metodo del ‘dubbio cartesiano’.

Si tratta di un metodo molto semplice: non accettare per vero nulla, se esiste anche la minima possibilità che (vero) non lo sia.

Teniamo a mente un concetto semplice in cui crediamo come <<sono sveglio e sto leggendo questo articolo>>; lo esaminiamo e lo accettiamo solo se si è certi che non sia errato o fuorviante.

Se c’è la minima traccia di dubbio, lo si rifiuta.

Così facendo, Descartes esaminò un gran numero di cose in cui credeva, chiedendosi se fosse assolutamente certo che fossero ciò che sembravano realmente.

Il mondo era davvero quello che appariva ai suoi sensi? Era sicuro che non si trattasse di un sogno?

Lo scopo di Cartesio era quello di trovare qualcosa che fosse immune da qualsiasi forma di scetticismo.

Per riuscire in questo, prima prende in esame le evidenze che scaturiscono dai nostri sensi: vista, tatto, olfatto, gusto e udito.

Possiamo fidarci di loro? Per nulla, concluse.

Spesso i nostri sensi ci ingannano.

Pensiamo a quello che vediamo: possiamo considerare la nostra vista affidabile in tutto e per tutto? Ci si può sempre fidare dei nostri occhi?

Se immergiamo un bastoncino nell’acqua, di lato sembrerà spezzato; una torre a base quadrata, se vista da lontano, sembrerà a base circolare.

Visto? Accade con una certa frequenza di sbagliarsi a proposito di ciò che vediamo e sarebbe poco saggio fidarsi di qualcosa che in passato ci ha tratto in inganno.

Non possiamo perciò fare pieno affidamento sui nostri sensi.

Non possiamo essere totalmente sicuri che non stiamo sognando.

Cartesio spinge il dubbio fin dove è possibile; fino al limite estremo.

Ma la sua risposta è in una delle frasi più famose della storia della filosofia.

Secondo Descartes chi ci fa credere di fare determinate cose è un genio maligno.

Ma deve esserci un qualcosa che possa combatterlo.

E proprio dal momento che stava pensando qualcosa, lui, Descartes, doveva esistere.

Se non fosse esistito, il genio maligno non avrebbe potuto fargli pensare di esistere, perché qualcosa che non esiste non può di certo pensare.

IMG_5325La conclusione di Cartesio fu, quindi, <<Penso, dunque sono>> (Cogito ergo sum).

Se sto pensando, è perché esisto.

Se formuliamo pensieri o abbiamo sensazioni è impossibile dubitare della nostra esistenza.

Si può dubitare di avere un corpo, o chiedersi se il corpo che vediamo e tocchiamo ci appartenga davvero.

Ma non si può dubitare di esserci come cose pensanti, perché sarebbe un pensiero autocontradditorio.

E nel momento in cui si comincia a dubitare della propria esistenza, il fatto stesso di dubitare è la prova della propria esistenza come ‘cosa pensante’.

E’ questo il principio fondante di quello che viene chiamato dualismo cartesiano, ossia l’idea secondo la quale la mente è separata dal corpo, ma interagisce con esso.

Descartes era più certo dell’esistenza della sua mente che del suo corpo: poteva immaginare di non avere un corpo, ma non poteva pensare di non avere una mente.

Le meditazioni filosofiche di Cartesio, infine, (che era costantemente alla ricerca di ulteriori certezze) portarono il filosofo a sostenere l’esistenza di un Dio buono.

L’idea di Dio ne dimostrava l’esistenza, perché Dio non sarebbe perfetto se non fosse anche buono ed esistente.

Il ‘marchio dell’artefice’ di Cartesio, consiste nel fatto che noi siamo certi dell’esistenza di Dio perché egli ha impiantato un’idea di sé nelle nostre menti e non potremmo avere questa idea se egli non esistesse.

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