Processo in Cassazione rinviato per l’icona dell’antimafia Saverio Masi

CASSAZIONE: SENTENZA SU STUPRO SARA' SEPPELLITA.  GIUDICI DI CAGLIARI HANNO SPAZIO PER RIMEDIARE A NOSTRO ERRORESlitta il processo all’eroe dell’antimafia, il Maresciallo Saverio Masi, che rischia di essere radiato dall’Arma. Il verdetto era previsto per oggi al II piano della V aula- sezione penale- presso la Cassazione di Roma al “Palazzaccio”.

Assente il diretto interessato che stamattina lavorava lontano dai riflettori. Al suo posto c’era il brillante legale Giorgio Carta, già impegnato nella Trattativa Stato/Mafia, che poco dopo le 10 ha riferito ai presenti dello slittamento del processo “per motivi di salute del pm”. Masi era il ventunesimo della lista. Secondo Carta “C’è ancora un briciolo di speranza”.

Il legale aveva svolto delle indagini molto attente, interrogando altri colleghi di Masi, che avrebbero confermato l’uso ripetuto di autovetture private per indagini investigative. Ciononostante, la Corte d’Appello aveva respinto la richiesta di acquisizione di tali testimonianze giudicate “intempestive e irrilevanti”.

Aveva altresì chiesto al Comando dell’Arma dei Carabinieri l’accesso ai cosiddetti “brogliacci” compresi tra il 2000 e il 2008, che avrebbero confermato l’assenza di tracce scritte dell’uso di auto private nelle varie indagini. Anche in questo caso la richiesta era stata ricusata e Carta aveva pertanto fatto ricorso al TAR oltre a chiedere alla Corte di Appello di aspettarne la sentenza.

La cosa che più desta sconcerto è che in pochi conoscono il “personaggio” Saverio Masi, uno degli uomini più scomodi per Cosa Nostra , ma anche di una parte dello Stato deviato, tanto scomodo da essere quasi trasparente agli occhi dei media.

I fatti.

Nel 2008 Masi, incaricato di dare la caccia ai latitanti, durante un’operazione di polizia giudiziaria antimafia, si apprestava a recarsi da un confidente.

Durante il tragitto (con la sua auto privata) gli venne elevata una multa per eccesso di velocità.

La sanzione venne contestata dal maresciallo, il quale dopo aver controllato le date, scrisse una relazione attestante che la macchina privata era stata usata per motivi di servizio.

Al documento venne allegata anche una lettera di accompagno di un suo superiore.

Qualche tempo dopo la prefettura chiese al comando dei carabinieri l’ordine di servizio di Saverio Masi.

Il superiore, non solo non confermò la presenza in servizio di Masi, ma addirittura mandò un avviso di notizia di reato alla Procura competente e il carabiniere venne rinviato a giudizio e processato per i reati di falso materiale, falso ideologico e truffa.

Secondo la Procura della Repubblica di Palermo, Masi avrebbe compilato una relazione falsa, falsificato materialmente la relazione e tentato di truffare lo Stato per ottenere l’annullamento di una multa elevata fuori dall’esercizio delle sue funzioni di pubblico ufficiale.

In primo grado Masi era stato condannato alla pena di otto mesi di reclusione e pagamento delle spese processuali.

Oggi, per l’appunto, dopo la conferma della condanna in Appello, si attendevano gli sviluppi della vicenda.

A sostenere l’eroico Maresciallo c’era una folta rappresentanza di militanti appartenenti alle associazioni antimafia di tutta Italia.

“Siamo tutti imputati con Saverio Masi” lo slogan coniato dai fedelissimi del Maresciallo.

Adesso non ci resta che attendere nuovi sviluppi.

di Simona Mazza

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