Il primo turno delle elezioni comunali di Roma ai raggi X

campidoglio Il risultato delle elezioni comunali di domenica scorsa, a Roma, ha avuto una enorme eco sui mass media ma, come sempre, le reazioni a caldo si basano soprattutto su considerazioni superficiali e d’effetto. Per una riflessione più ponderata è necessario effettuare un esame a tappeto, tenuto conto, soprattutto, di quanto sia multiforme l’elettorato della Capitale. Sono comunque considerazioni condizionate dalla prospettiva che, tra due domeniche, il risultato del ballottaggio potrà rimettere tutto in discussione, dimostrando – magari – che aveva ragione chi si era espresso a caldo e sull’onda dell’emotività.

Esaminiamo prioritariamente la distribuzione del voto sui Municipi. Anche in ognuno di essi ci sarà un ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. Ma, nonostante il notevole distacco complessivo, tra i due candidati sindaci che andranno al ballottaggio, superiore ai dieci punti percentuali in favore di Virginia Raggi, Giachetti può vantare il maggior numero di candidati Presidenti di Municipio in vantaggio di voti: 9 a 5 (non si è votato per il Municipio di Ostia, commissariato per implicazioni mafiose).

I candidati collegati a Giachetti sono infatti in vantaggio nei Municipi I (Roma-Centro), II (Flaminio-Parioli), III (Nomentano), VII (Cinecittà), XI (Portuense), XII (Gianicolense), XIII (Aurelio), XIV (Trionfale-Primavalle) e XV (Cassia); quelli, invece, collegati alla Raggi sono in testa nel IV Municipio (Tiburtino), nel V (Prenestino), nel VI (Le Torri), nell’VIII (Garbatella-Ostiense) e nel IX (EUR-Laurentino). Giachetti e il PD, tuttavia, hanno ottenuto risultati disastrosi nel VI Municipio, quello maggiormente periferico, dove non sono riusciti a giungere al ballottaggio, che vedrà il candidato di Fratelli d’Italia contendere la carica di “mini-sindaco” a quello del M5S e ad Ostia, dove si è votato solo per il Campidoglio. La connotazione del quadro dimostra quanto Roma sia una macedonia di diverse situazioni ma appare evidente che le difficoltà del Partito Democratico e la sua eventuale sconfitta complessiva sia localizzata soprattutto in periferia.

Molti hanno parlato di “voto di protesta”, data la frammentarietà del programma politico della Raggi ma i dati lo confermano. Il malessere delle periferie romane verso il PD e i suoi rappresentanti, dunque, è dovuto al fatto di essersi allontanato dai territori e dai bisogni primari della sua gente che, per quanto riguarda i quartieri periferici di Roma sono principalmente due: occupazione e maggior sicurezza. Non a caso l’ex Sindaco Marino quando si recò a Torre Spaccata (Municipio VII ma ai confini con il VI) ad esprimere solidarietà agli ospiti di un centro accoglienza per i rifugiati, fu accolto da bordate di fischi, suoni di campanacci ed uova marce. Non importa se le competenze siano altrui: il PD, in quanto partito di maggioranza relativa e di governo, avrebbe dovuto comprendere la drammaticità della situazione, premendo sulla Regione, il Ministero degli Interni o quant’altri.

Consiglio comunale. Quale sarà la sua colorazione? Dipende da chi sarà eletto Sindaco, perché alle liste del vincitore è attribuita, per legge, una quota del 60% dei consiglieri comunali: a Roma, 29 sui 48 complessivi, Sindaco escluso. Nel caso che vincesse Virginia Raggi, quindi, al M5S andranno 29 seggi, essendo l’unica lista collegata con la candidata sindaco. Al PD andranno 8 seggi, 5 a Fratelli d’Italia, 2 alla Lista Marchini e uno ciascuno a Forza Italia, alla Lista Civica per Giachetti, a Sinistra per Roma e alla Lista Civica per Meloni.

Nel caso, invece, che vincesse Giachetti, i 29 seggi andranno attribuiti proporzionalmente alle sue liste collegate, cioè: 22 al PD, 5 alla Civica per Giachetti, uno ai Democratici e Popolari e uno ai Radicali; a seguire: 11 seggi al M5S, 4 a Fd’I e uno ciascuno alla Lista per Marchini, a Forza Italia, a Sinistra per Roma e alla Civica per Meloni.

Il sito del Comune di Roma ha già comunicato i risultati ufficiosi delle preferenze. Per il M5S, si è registrato il trionfo di Marcello De Vito, capogruppo uscente e rivale della Raggi alle “comunarie” indette dal suo partito. Segue con molto distacco il consigliere uscente Daniele Frongia e una serie di candidati, assolutamente sconosciuti anche agli “addetti ai lavori”.

Per il PD, oltre a Giachetti, che avrà il suo seggio di consigliere, anche in caso di sconfitta, saranno sicuramente eletti: Michela De Biase, compagna del ministro Franceschini e consigliera uscente del VII Municipio; i consiglieri comunali uscenti Marco Palumbo, Ilaria Piccolo, Valeria Baglio Giulia Tempesta e Orlando Corsetti (quest’ultimo ex Presidente del Municipio Nomentano-San Lorenzo) e Giulio Pelonzi, figlio dell’ex assessore democristiano all’edilizia popolare nella giunta Giubilo. Svetlana Celli, altra figlia d’arte e consigliera uscente (il papà è stato consigliere regionale e Presidente del Municipio di Tor Bella Monaca, in tempi migliori per il partito democratico) è stata eletta nella Lista Civica per Giacchetti; non sarà presente, invece, Maria Fida Moro, figlia dello statista, candidata in un’altra Lista civica.

Per Fratelli d’Italia, oltre alla Meloni, sono stati sicuramente eletti: Fabrizio Ghera, già assessore ai lavori pubblici nella Giunta Alemanno e consigliere uscente; Andrea De Priamo, già consigliere ai tempi dell’amministrazione Alemanno e Maurizio Politi, consigliere uscente del V Municipio. Nella Lista Civica per Meloni – a meno che la candidata Sindaco non opti per questo seggio – dovrebbe essere eletta Rachele Mussolini, omonima della consorte del capo del fascismo; la sorella maggiore Alessandra, al contrario, non ce l’ha fatta. Alfio Marchini, così’ come Stefano Fassina, hanno ottenuto il “quorum” per essere presenti almeno in Consiglio comunale mentre, nella lista di Forza Italia, c’è un uomo solo al comando: Davide Bordoni, ex Presidente del Municipio di Ostia e assessore al commercio nella giunta Alemanno.

Chi vincerà, domenica 19 giugno? Difficilmente Virginia Raggi potrà perdere queste elezioni. Non tanto per il risultato già ottenuto al primo turno, in quanto, con il 35,5%, le mancano ancora quindici punti percentuali al “quorum” necessario per essere eletta Sindaco; nemmeno il distacco tra lei è Roberto Giachetti (dieci punti o poco più) sembrerebbe incolmabile, in situazioni normali. Ciò che fa pendere decisamente il piatto della bilancia in favore della Raggi è la sociologia del voto degli elettori che, al primo turno, non ha votato per i due candidati in ballottaggio e che ora dovranno esprimersi.

Il voto più propriamente “di protesta”, attratto dalla candidata del M5S, infatti, potrà provenire da Fratelli d’Italia, da Sinistra per Roma e da qualche altra lista minore: un buon 25-27% complessivo, al primo turno. Il voto “governativo” che potrà confluire su Giachetti, invece, sembra essere solo quello proveniente dalla Lista Marchini (tranne Storace, che ha già detto che si asterrà) e pochi altri: l’11-12%. A meno di un astensionismo di massa del voto di protesta (che comunque non si può mai escludere), i romani, per la prima volta, avranno una donna Sindaco e a stragrande maggioranza.

di Federico Bardanzellu

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