Primarie New Hampshire: vince Sanders, Pete insegue, crolla Joe Biden

Tutto come previsto, nelle Primarie Democratiche del New Hampshire. Bernie Sanders (foto) è in testa ma Pete Buttigieg gli è subito dietro, con una differenza di poche migliai di voti.

Il candidato ufficiale del Partito Democratico Joe Biden, crolla miseramente piazzandosi addirittura al quinto posto. 

Elizabeth Warren non ottiene un buon risultato, sorpassata dall’altra candidata Amy Klobuchar.

Certo dopo lo Iowa, con il disastro del mancato funzionamento del sistema per il conteggio dei voti, le primarie del New Hampshire confermano che il Partito democratico non ha ancora un candidato sicuro su cui puntare.

Joe Biden, dato come candidato ufficiale, su cui il Partito Democratico era arrivato a giocare, maldestramenti diciamolo, la carta dell’impeachment contro Donald Trump, risoltosi, come si sa, con un nulla di fatto, viene sconfitto ben due volte consecutivamente. Solo un miracolo può farlo sperare in una risalita nelle prossime tornate elettorali.

Bernie Sanders è un “indipendente” quindi, anche se raccoglie grandi consensi elettorali, non è nelle grazie dell’establishment del partito per il suo programma elettorale definito troppo di “sinistra”.

Inoltre Sanders ha avuto problemi cardiaci, e dovrà rendere pubblica la sua cartella clinica, (in USA questa cosa è obbligatoria per chi si presenta alle elezioni presidenziali) e Sanders al momento non lo ha ancora fatto.  Un punto a suo sfavore.

Pete Buttigieg rappresenta una novità, è giovane, corso di studi ad Harward ha svolto il servizio di leva in Afghanistan,  ha una piccola esperienza politica come sindaco, è gay dichiarato sposato con il suo compagno. Su di lui però aleggiano accuse di poco rispetto per le minoranze etniche. Se confermate, si sa che in USA i voto delle minoranze è fondamentale, il rischio di perdere consensi è molto alto. Oltre tutto la sua immagine non ha nulla del  carisma del giovane Obama che costrinse in poche tornate elettorali a far ritirare Hillary Clinton.

Michael Bloomberg ex sindaco di New York, miliardario è visto quasi come il salvatore della patria. Il fatto che sia stato prima repubblicano, poi indipendente e infine democratico, ma soprattutto di essere parte attiva del sistema finanziario, (l’odiata Wall Street) può alienargli molte simpatie all’interno del partito democratico. Gli elettori favorevoli a Sanders, ed alla Warren, schierati contro le lobbie finanziarie, minacciano addirittura non andare a votare, se Bloomberg sarà il candidato ufficiale.

Super Tuesday

Il 3 marzo ci sarà la vera tornata elettorale definita dai media, il “Super Tuesday”. Saranno chiamati a votare per le primarie gli elettori di sedici Stati molto popolati, e verranno scelti 1357 candidati sul totale di 1991, che consentirebbe la vittoria sicura per la Nomination.  

Per la prima volta si voterà  nel Super Tuesday anche in  California, al contrario di quello che succedeva prima quando la California votava alla fine.  Una mossa importante questa, perché  i delegati della California  sono 415, quasi il doppio di tutti gli altri stati più popolosi e quindi avranno un peso molto importante.

Il vincitore di questa tornata elettorale, quindi, può proporre seriamente la sua candidatura alla Nomination del Partito democratico.

Il fatto è che,  come moti analisti fanno notare, al momento il Partito Democratico sembra profondamente spaccato, senza un programma comune ed incapace di unire le forze su un unico candidato, anche se questo uscisse vincitore dal Super Tuesday .

 Non una bella prospettiva per chi sogna una sonora sconfitta per l’odiato Donald Trump.

Fonte foto: linkiesta.it

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