Presidenziali USA 2016: Hillary Clinton gioca “all-in”?

Sanders, ClintonI media americani usando un termine pokeristico “all-in” (gioco tutto) descrivono le prossime battute della campagna elettorale di Hillary Clinton.

La Clinton si aspettava vincere tranquillamente, di fare una campagna elettorale trionfante, invece, arriva zoppicando verso il traguardo, lottando disperatamente per ottenere la sua ultima opportunità di essere eletta alla Casa Bianca.

Se si pensa che Donald Trump ha battuto 16 sfidanti, ricchi, agguerriti e potenti, al contrario Hillary non riesce a battere un solo candidato, all’inizio poco conosciuto, senza grandi finanziamenti, accusato di essere “socialista” come Bernie Sanders.

Per Hillary Clinton, le primarie democratiche sono diventate più un calvario, che una incoronazione, considerando che continua ad essere un candidato sotto indagine dell’FBI, accusata di poco chiari trascorsi finanziari, il suo pesante coinvolgimento con Wall Street. Tutti elementi che saranno materia di attacco da parte dei rivali repubblicani.

Il problema dell’FBI per la Clinton non è di poco conto, e sebbene lei faccia di tutto per minimizzare la questione, sostenendo che l’indagine dell’FBI nel suo comportamento potenzialmente “illegale” è solo una “revisione di sicurezza”

Ma la scorsa settimana alla Clinton è stato inferto un duro colpo quando il direttore del FBI, James Comey ha negato che si tratti di una semplice “revisione di sicurezza”. “Stiamo conducendo un’indagine. Questo è quello che stiamo facendo” .

Martedì sera, la Clinton nelle primarie del Kentucky, ha battuto Sanders con un misero scarto di 2.000 voti, pur avendo puntato molto, dimostrando come la macchina elettorale e l’immagine della Clinton sia sempre più debole, ma soprattutto battibile.

Nel Partito Democratico, inizia a serpeggiare l’incertezza, qualcuno inizia a chiedersi se è stato giusto puntare tutto sulla Clinton, non prendendo in considerazione lo slancio popolare che invece raccoglie Sanders.

Oltretutto sono sempre di più gli elettori che accusano, il sistema delle primarie da parte democratica, di essere “truccato”, impedendo a candidati come Sanders di poter lottare alla pari contro i candidati ufficiali come la Clinton.

Il 74enne, Sanders con le sue vittorie è stato in grado di mostrare la debolezza della Clinton, confermando la mancanza di entusiasmo tra gli elettori democratici per la candidatura di Hillary, attirando al contrario migliaia di persone ai suoi eventi, raccogliendo fondi, senza l’apporto dei grandi finanziatori.

Il paragone con Obama è sempre più evidente. Obama, nel 2008 è stato in grado di raggiungere una vittoria schiacciante grazie al voto dei giovani e all’entusiasmo che si era creato intorno alla sua campagna .

Alla Clinton mancano entrambi, e Sanders ne sta approfittando.

Gli Stati rimanenti per le primarie democratiche sono il Nord Dakota, California, Montana, New Jersey, New Mexico, South Dakota e il 7 giugno sarà il giorno della verità.

In questi Stati la Clinton si gioca tutto, deve andare all–in”, perché come dice qualcuno “o Hillary vince tutto oppure non ha vinto nulla”.

di Gianfranco Marullo

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