Porcellum si, Porcellum no?

elezioniporcellumDa quando il nuovo governo si è insediato, i temi più discussi sono stati quelli legati all’economia e alla finanza pubblica, ma finalmente si apre qualche spiraglio in direzione della tanto attesa riforma della “legge elettorale”, che, avanzata dalla scorsa legislazione, non è ancora riuscita a mettere d’accordo i parlamentari.

In realtà la legge in vigore “il porcellum” di Calderoli, è avversata dalle varie parti politiche, ciononostante è riuscita immune da tutti i procedimenti di riforma avviati a partire dal 2006.

Anche i costituzionalisti hanno espresso più volte la necessità di adottare una nuova legge elettorale, sfortunatamente i pareri di tali categorie “neglette” sono stati puntualmente ignorati dalla classe politica, senza distinzione di colore o bandiera, interessate per lo più alla riscrittura degli articoli che regolamentano la scelta dei deputati.

Tornando ai nostri giorni, ricordiamo che il premier Enrico Letta (nel discorso di insediamento) aveva espresso ferma volontà di cambiare la legge elettorale in rispetto della volontà cittadina di eleggere i rappresentanti di Camera e Senato in via autonoma.

Adesso, dopo ritiro nell’abazia di Spineto, Gaetano Quagliarello, Ministro per le Riforme costituzionali, ha confermato il sì alla riforma.

Quagliarello ha inoltre affermato che la scelta di rinviare una legge elettorale tutta nuova, dopo l’eventuale approvazione delle riforme costituzionali “non è solo la linea del Pdl ma di tutto il governo”.

A conti fatti tutti vogliono apportare qualche modifica e il governo sembrerebbe disposto a introdurre un premio di maggioranza alla Camera dei deputati, ma ci sono ancora parecchi punti oscuri.

Innanzitutto la Corte Costituzionale ha dato delle indicazioni ben precise, oltre a sottolineare alcune illogicità di un premio di maggioranza, garantito a prescindere dalla percentuale elettorale effettivamente conquistata.

Dunque sembra difficile mantenere stabile l’ago della bilancia. Che fare? Porcellum si o Porcellum no?

A dire il vero, la correzione del Porcellum manterrebbe invariati almeno due grossi vizi di forma. Innanzitutto la mancata previsione delle preferenze.

Secondo indiscrezioni si vorrebbe intervenire anche sulle liste bloccate, introducendo la doppia preferenza di genere per le regioni che hanno ottenuto una buona votazione o in alternativa si vorrebbe risolvere il problema puntando sulle primarie.

Il secondo problema è tuttavia ben più complesso, perché mantenendo il Porcellum e dovendo contemporaneamente rispettare l’art. 57 della Costituzione che recita “Il Senato è eletto su base regionale”, ci si potrebbe trovare davanti a due maggioranze sperate, una in Senato e una alla Camera.

Tra le ipotese alternative circola anche quella di ripartire regionalmente il premio di maggioranza riconosciuto però nazionalmente, ma non sembra una soluzione di facile realizzazione.

Sempre a proposito di legislazione, occorre ricordare anche l’art. 67 della Costituzione (quello sul divieto del mandato imperativo), consegna piena dignità giuridica al dissenso dei singoli e dei gruppi. In questo caso sarebbe una pura utopia quella di sperare che a dare stabilità all’esecutivo possa essere la riscrittura della normativa.

Insomma il caos impera e regna sovrano: Pd e Lega vorrebbero prima procedere con le riforme costituzionali e poi concentrarsi sulla nuova legge elettorale, della stessa opinione il presidente della commissione Affari Costituzionali, Paolo Sisto, che condivide la proposta. Il Pd a questo punto dovrà prendere una decisione, volente o nolente.

Precisiamo per dovere di cronaca, che la revisione delle norme elettorale, secondo la Carta Costituzionale, può avvenire solo dopo l’istruttoria legislativa ordinaria, dunque sono escluse le scorciatoie, inclusi i misteriosi magheggi pensati ad hoc.

Intanto ieri l’organizzazione “scegliamocilarepubblica” ha depositato in Cassazione la proposta referendaria per dare ai cittadini la possibilità di esprimersi in merito ai delicati elettorali i quesiti riguardano l’elezione popolare diretta del Presidente della Repubblica, l’eliminazione del bicameralismo, la riduzione dei parlamentari e dulcis in fundo, la tanto discussa riforma elettorale in senso uninominale a doppio turno.

Il presidente del comitato è il costituzionalista Giovanni Guzzetta.

di Redazione

foto: dailystorm.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.