Porcellum o Mattarellum: interviene la Corte Costituzionale

_calderoliLa Corte Costituzionale ha finalmente preso una posizione netta riguardo alla legge elettorale della discordia, ovvero il Porcellum.

Era ormai divenuto necessario che essa prendesse le redini della situazione e si ergesse a Garante, come da copione. Certo è che il compito non è stato dei più facili, dal momento che la classe politica era spaccata in due: i sostenitori del Porcellum e quelli del Mattarellum.

A questo punto è utile spendere due parole per definire le caratteristiche delle due leggi in questione.

Il Porcellum è una legge elettorale, ideata dall’esponente della Lega Nord, Roberto Calderoli (foto) il 21 dicembre 2005, con la quale si è andati a modificare il sistema elettorale italiano, passandolo da un sistema maggioritario ad uno proporzionale

 Essa ha abolito i collegi uninominali.

– Non dà all’elettore la possibilità di esprimere la preferenza per un singolo candidato .Si può votare infatti solo per il partito, che successivamente sceglierà i suoi esponenti da portare alla Camera oppure al Senato.

-Prevede un premio di maggioranza sia alla Camera sia al Senato. Alla Camera consiste nel garantire alla coalizione che ottiene il maggior numero di voti,  ad esclusione degli elettori della Valle D’Aosta e residenti all’Estero, un numero minimo di seggi pari a 340. Al Senato invece il premio viene dato regione per regione con la sola esclusione del Molise che, avendo un numero di votanti piuttosto basso, assegna soltanto due seggi.

Il premio al Senato consiste nel garantire alla coalizione vincente in quella regione, almeno il 55% dei seggi.

– Hanno diritto ad essere rappresentate alla Camera solo le coalizioni che superano la soglia del 10% dei voti ottenuti, soglia che si abbassa al 4% per i partiti non coalizzati.

Al Senato la quota minima per le coalizioni è del 20% con inoltre i partiti che ne fanno parte devono raggiungere almeno il 3%. Per partiti non apparentati la soglia è del 4%.

Il Mattarellum, che prende il nome dal suo relatore Sergio Mattarella, configurava invece un sistema elettorale maggioritario, corretto da una sensibile quota proporzionale, pari ad un quarto dei seggi di ciascuna assemblea.

Il territorio venne suddiviso in 475collegi uninominali per la Camera, 232 per il Senato uninominali.

L’attribuzione di questo primo gruppo di seggi avveniva in base ad un sistema maggioritario e a turno veniva eletto in Parlamento, il candidato che avesse riportato la maggioranza relativa dei suffragi nel collegio.

Nessun candidato poteva presentarsi in più di un collegio.

Gli altri seggi erano invece assegnati con un metodo proporzionale, funzionante secondo dinamiche distinte : per quanto riguarda la Camera, l’elettore godeva di una scheda elettorale separata per l’attribuzione dei 155 seggi residui, cui accedevano solo i partiti che avessero superato la soglia di sbarramento del 4%.

Il calcolo dei seggi della lista veniva poi effettuata nel collegio unico e i seggi venivano ripartiti a seconda delle percentuali delle singole liste a livello locale, fra le 26 circoscrizioni plurinominali in cui era suddiviso il territorio nazionale, e all’interno delle quali i candidati venivano proposti in un sistema di liste bloccate, ovvero senza possibilità di preferenze.

Il meccanismo era anche integrato da un sistema di scorporo che serviva a dare compensazione ai partiti minori danneggiati dall’uninominale . Dopo la determinazione  della soglia di sbarramento, ma prima del riparto dei seggi, alle singole liste venivano decurtati tanti voti quanti ne erano serviti a far eleggere i vincitori nell’uninominale (i voti del secondo classificato più uno), i quali erano poi obbligati a collegarsi ad una lista circoscrizionale.

Per quanto riguarda il Senato, gli 83 seggi proporzionali venivano assegnati invece su base regionale. In ogni Regione venivano assommati i voti di tutti i candidati uninominali perdenti che si fossero collegati in un gruppo regionale, ed i seggi venivano assegnati utilizzando il metodo delle migliori medie: gli scranni così ottenuti da ciascun gruppo venivano assegnati, all’interno di essa, ai candidati perdenti che avessero ottenuto le migliori percentuali elettorali.

Lo scorporo totale per il Senato, faceva funzionare la quota proporzionale come un’assurda quota minoritaria, in contrasto con l’impianto generale della legge elettorale.

La legge ,attuata grazie al referendum del 18 aprile 1993, rimase in vigore fino al 2005

Adesso la Corte si pronuncerà su certi punti, come il premio di maggioranza svincolato da qualsiasi soglia e la lista bloccata per tutti i parlamentari. Dubbio già espresso in passato.

A quanto pare la legge potrebbe essere applicata immediatamente e si potrebbe votare subito dopo che la sentenza sarà depositata.

Una domanda tuttavia sorge spontanea:

il Parlamento potrà intervenire sulla disciplina legislativa stabilita dalla sentenza della Corte?

Ebbene, il legislatore potrà intervenire, ma saranno fissati dei paletti imprescindibili, che servono a garantire il valore di rappresentatività e democraticità del sistema. In buona sostanza, non si potranno negare le scelte degli elettori, né stravolgere le rappresentanze politiche.

Da ciò si deduce che non si potrà scrivere un sistema elettorale solo per garantire la stabilità di Governo e la governabilità, al fine di far sapere da subito chi ha vinto le elezioni.

Dunque una lista parzialmente bloccata rimane in gioco, mentre un premio di maggioranza incentrato su un sistema maggioritario e senza alcun diritto di tribuna, potrebbe invece essere scartato.

Da ciò si deduce che attualmente gli equilibri della camera dei deputati potrebbero vacillare, dato che si basano proprio sulla maggioranza (dichiarata illegittima).

di Redazione

1 risposta

  1. Andrea Capati

    Il Porcellum non ha trasformato il sistema elettorale italiano da maggioritatio a proporzionale. E’ infatti un sistema fortemente maggioritario: basti pensare che una delle parti dichiarate incostituzionali dalla Consulta riguarda proprio l’altro premio di maggioranza (il 55% dei seggi alla Cameera dei Deputati) assegnato alla coalizione che, anche di un solo voto, vince la competizione elettorale. Alla faccia del proporzionale.

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