Cognomi sardi: un relitto linguistico dei clan antichi

sardegnaPassare le vacanze estive in Sardegna può essere un’occasione per un tuffo, non solo in acqua ma anche nell’immensa cultura di cui è portatrice questa meravigliosa isola. Siamo stati particolarmente attratti da due pubblicazioni relative all’origine dei cognomi sardi. La prima, di Massimo Pittau, in tre volumi, la seconda di Lorenzo Manconi, entrambe intitolate Dizionario dei cognomi sardi.

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Manconi, purtroppo scomparso alcuni anni fa, li ha raggruppati per tematiche, in parte analoghe alle tematiche dei cognomi continentali e, in parte, che riflettono caratteristiche specifiche dell’isola. La loro lettura ha aperto uno squarcio in un universo culturale che si credeva scomparso da millenni e che invece sopravvive tuttora.

Secondo i filologi…

I cognomi sardi secondo la lingua sarda, possono essere classificati come derivanti da nomi: a) di animali; b) di vegetali o derivati; c) arnesi dell’agricoltura o dell’allevamento o artigianali; d) aventi riferimenti mitici o fiabeschi; e) nomi comuni orografici o idrografici; f) nomi propri di luogo; g) qualità fisiche o morali; h) indumenti o oggetti; i) arti e mestieri; j) cognomi di origine continentale.

Soffermiamoci sui cognomi dei primi quattro gruppi. Il primo gruppo, che comprende quelli che si riferiscono a nomi di animali, ci fa tornare indietro all’epoca in cui il rapporto tra uomo e animale non era di subordinazione dei secondi rispetto all’essere umano, ma di complementarità reciproca: Boe, Boi, Boj, Boy (bue/buoi); Cabras (capra); Cadeddu, Careddu, Calledda (cagnolino/a); Cabrolu (daino); Crobu (corvo); De Thori, Dettori: (pesce simile al rombo); Giua (criniera); Ladu (quarto di bue macellato); Loddo (volpe), latinizzato Vulpes; Lussu (luccio); Mangone/i (fenicottero/i); Mudulu (montone senza corna); Mulas (asina o mulo); Multinu, Multineddu (cavallo o puledro sauro); Muroni (muflone); Piga (gazza); Pinna (penna); Pintus (uccellino screziato); Porcu, Porceddu, Porcheddu (maiale); Puddu (gallo); Puliga (folaga); Puxeddu (pulce); Ricciu (riccio, istrice); Sanna, Sannìa (zanna, probabilmente di cinghiale); Sàrigu (pesce sarago); Schirru (martora); Sirigu (baco da seta); Ticca (gallina); Vacca (mucca); Zedda (branco o sella di cavallo); Zuddas (setola del maiale).

Il secondo gruppo

Si riferisce a nomi di vegetali o derivati da essi e anche questi ci riportano all’epoca in cui l’uomo era tutt’uno con la natura: Ara, Asara, Atzara (ramo spinoso, erba medica); Ardu (cardo); Cabitza (spiga), latinizzato in Spiga; Cannas (canna); Càriga (fico secco); Cau (midollo di alcune piante); Chessa (lentischio); Fenu (fieno); Figus (fico); Floris, Flores (fiore); Melis, Meloni (miele); Mura, Muru, De Muru (mora o lampone); Murtas, De Murtas (mirto); Nuxi, Nughes (noce); Palmas (palma); Pane-i (pane); Piras, Piredda (pera); Prunas (susina); Rosas, De Rosas (rosa); Rudas (pianta della ruta); Soru (siero dell’albero o del formaggio); Suergiu, Suelzu (quercia da sughero).

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Il terzo gruppo

L’introduzione della pratica dell’agricoltura o dell’allevamento (età neolitica) si riflette nei cognomi: Aru (forcina); Casu (formaggio); Coccu (focaccia rotonda); Congiu (boccale); Corrias (correggia di cuoio); Corda (tendini di animali intrecciati); Loriga (campanaccio o anello metallico del bestiame); Madau (ovile); Manunta (manico dell’aratro); Marras (zappa o vanga); Mossa (morso del cavallo); Murgia (morchia dell’olio); Picca (picca per il bestiame); Podda (glutine, farina collosa) latinizzato Farina; Saba (mosto dolce cotto).

Quarto gruppo

Cognomi che presentano riferimenti mitici o fiabeschi: Contu (racconto leggendario, fiaba); De Jana, Deiana, Diana (fata), latinizzato Fadda; Maccione-i (satiro, cfr. la glossa etrusca “maccus”); Nieddu (buio notturno); Uccheddu (malocchio); Virdis (iride, intesa come strumento del veggente).

Quinto gruppo

Alcuni cognomi sardi derivano da nomi comuni orografici o idrografici: Abba (acqua sorgiva); Addis (valle); Bau (guado o palude ma anche spauracchio); Caddeo (luogo sacro); Cuccuru, Cuccureddu (cima di monte); Ena (fonte); Pala (costa di altura); Pardu (prato); Puzzu, Putzu, Putzolu (pozzo sacro); Riu (fiume); Sassu (roccia); Serra (cresta di monte); Silanus (luogo boscoso).

L’analisi

I primi quattro casi (cognomi derivanti da nomi di animali, vegetali, arnesi dell’agricoltura o dell’allevamento o da riferimenti mitici o fiabeschi)  sono un fenomeno caratteristico in Sardegna e vi appartengono i cognomi più diffusi; l’origine dei cognomi derivanti dall’orografia o dall’idrografia, comune, anche nella penisola, può in Sardegna – come vedremo poi – essere assimilato ai primi cinque. Dai nomi propri di luogo non è detto che derivi il cognome e non si esclude che, anzi, sia accaduto il contrario. Infine  la derivazione da qualità fisiche o morali, indumenti o oggetti, arti e mestieri, si riscontra anche in continente e risale all’età medioevale o post-medioevale (rinascimentale o moderna), così come quelli che sono prettamente continentali, cioè italiani, con o senza la mediazione della Corsica.

Ma qual è la caratteristica comune dei cognomi dei primi cinque tipi ? Ci soccorre l’antropologia e l’etnologia: i cognomi più antichi della Sardegna hanno origini totemiche.

Che cos’è il totemismo?

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E’ il riflesso di una concezione animistica della natura. In particolare, è una forma di organizzazione sociale e rituale magico-religiosa caratterizzata dall’associazione dei gruppi umani, solitamente tribù o clan familiari, ognuna/o con un essere (totem) animato o inanimato (W. H. R. Rivers). Oltre all’elemento sociale (il clan familiare), il totemismo è caratterizzato da un elemento psicologico: la credenza in una relazione di parentela tra i membri del gruppo e l’animale, la pianta o l’oggetto totemico, spesso di filiazione ma anche soltanto protettiva; oppure da un elemento rituale: la proibizione di mangiare l’animale o la pianta o di utilizzare l’oggetto, salvo determinate condizioni. Interessante la concezione totemica rilevata nelle isole Banks, nell’Arcipelago delle Vanuatu, nel Pacifico. La donna rimasta incinta senza compagno ritiene che il figlio (che, una volta adulto diverrebbe necessariamente il capostipite di un clan) sia l’incarnazione di un animale o di una pianta, visto/a o consumato/a dalla madre al momento di prendere coscienza della gravidanza (Levi Strauss) o a/da esso/a sia poi consacrato o protetto. Tale concezione può essere estesa anche a particolari luoghi sacri del territorio e a motivi fiabeschi o mitologici.

Nel mondo anglosassone

Si riscontrano forti elementi di totemismo. Il motto di Re Artù, leggendario primo re d’Inghilterra era: «io e la terra siamo uno» (discendenza da luogo); la successiva dinastia regale dei Plantageneti tramandava di discendere da una pianta di ginestra mentre le famiglie degli York e dei Lancaster avevano per emblema una rosa rossa e una rosa bianca. Addirittura in pieno ‘800, a New York, i “Dead Rabbits”, una gang della malavita irlandese, ostentava, nelle loro azioni criminali, un coniglio morto, appeso a una picca.

Torniamo in Sardegna…

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Tutte queste caratteristiche totemiche le ritroviamo anche nei cognomi sardi. Ne consegue che, ancora intorno all’anno 1000 d.C., termine iniziale della  conoscenza dell’esistenza dei cognomi in Sardegna (ma anche nel resto d’Europa), ancora esistevano i clan dell’epoca preistorica e si distinguevano tra loro in base a criteri totemici. Non è escluso che tali clan familiari portassero ognuno un emblema raffigurante il proprio animale o essere totemico, così come poi si adottò per le famiglie nobili dal medio-evo in poi. A quale epoca risalirebbero i clan e, quindi i cognomi sardi di questo tipo? Sicuramente prima della cristianizzazione e in epoca precedente alla conquista romana. Ciò perché mentre alcuni cognomi ci sono pervenuti con un nome latinizzato, altri (la maggior parte) ci risultano nel sostrato pre-latino della lingua sarda. Sono quindi gli stessi clan dell’ epoca nuragica se non addirittura prenuragica.

Ante litteram

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L’ambientazione agricola o zoologica dei nominativi ci riporta al neolitico o alla prima età dei metalli. Probabilmente, nell’età del bronzo antico, inizio dell’epoca nuragica, i nomi dei clan familiari erano già definiti. Se è vero che anche nel mondo anglo-sassone esistevano relitti del totemismo sino al XIX secolo, l’origine di quest’ultimi va ricercata nella Gran Bretagna del neolitico e della prima età dei metalli. E’ ipotizzabile, un’identità antropologica, culturale e religiosa che si è tramandata in una organizzazione simile dei clan e dei gruppi familiari nelle due isole (Gran Bretagna e Sardegna) entrambi sede di grandi civiltà megalitiche.

E’ nostra convinzione che ci sia stata una corrispondenza tra un particolare clan e l’edificazione del  nuraghe, inteso come luogo aggregativo del gruppo familiare, a scopo rituale e, necessariamente animistico-religioso. Non crediamo alla tanto ‘strombazzata’ destinazione militare del nuraghe: oggi come allora, il Sardo è un popolo pacifico e religioso.

 

8 Risposte

  1. Antonio

    Non so se l’autore di questo studio interessantissimo lo abbia scritto o se ne fosse a conoscenza, nel maggio del 594 San Gregorio Magno scrisse una lettera ad Ospitone, il capo dei Barbaricini che si era convertito al cristianesimo. Nella lettera invitava il capo dei Barbaricini ad adoperarsi: “nel limite delle sue possibilità, perché tutti i suoi sudditi, lasciata l’idolatria, diventassero adoratori del vero Dio.” In pratica lo invitava a farli abbandonare l’adorazione dei monumenti fallici di legno e di pietra.

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    • Alberigo

      Mah a cose sensate nell’articolo si alternano cose tutte da verificare o letteralmente inventate, quali:

      Zedda (branco o sella di cavallo), dove?
      De Thori, Dettori (pesce simile al rombo)
      Maccione-i (satiro, cfr. la glossa etrusca “maccus”)
      Nieddu (buio notturno)
      Uccheddu (malocchio)
      Virdis (iride, intesa come strumento del veggente)

      su Zedda che va con Thedde, Tedde vedi Areddu, cognomi sardi di ascendenze balcaniche
      su Dethori ugualmente vedi Areddu cognomi sardi di ascendenze balcaniche
      Maccione è l’adattamento di Matzone ‘volpe’
      Nieddu è nero’ per capelli, carnagione o altro
      Uccheddu è il sardo buccheddu ‘pezzo’ di pane o altro (< BUCCA)
      Virdis è 'verdi' sic et simpliciter

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      • Gesuinu

        in gran parte non concordo con i commenti precedenti anche se i rilievi da cui si parte sono in parte corretti. Infatti Dettori o, meglio, De Thori, indica un cittadino originario di Zuri, mentre Uccheddu ha origini addiritura semitiche (Siria settentrionale) dove significa VAIOLO.

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      • Salvatore

        Gesuinu, Thori non è Zuri ma Thori, una villa scomparsa in territorio di Pàdria, dove ancora esiste quella che doveva essere la parrocchiale, San Giorgio de Thori.

  2. Federico Bardanzellu

    Ringrazio i lettori per i suggerimenti, che non mi sembrano in contrasto con i contenuti generali dell’articolo. Prendo atto dei dissensi sulla derivazione dei cognomi che ho inserito nel quarto gruppo (riferimenti mitici o fiabeschi). In proposito: 1) Maccione-i, da me interpretato “satiro” come derivante dalla glossa etrusca “maccus”, comunque presente nella lingua sarda con il significato di “matto”. Il significato alternativo (“volpe”) non è in contrasto con quanto sostenuto in narrativa, potendo rientrare nel primo gruppo di cognomi, quelli di derivazione zoologica. 2) Nieddu, cioè “nero”, può benissimo indicare il colore del buio notturno. La carnagione scura o la colorazione nera dei capelli infatti, a mio parere, non rappresentano un’eccezione, tra i sardi, tale da farne derivare un soprannome/cognome. 3) Uccheddu potrebbe benissimo avere lo stesso significato dell’italiano popolaresco “occhiaticcio”, cioè “malocchio” ed indicare una persona considerata portatrice di sventura. 4) Virdis deriva – a mio parere – dal latino iridis che in età arcaica iniziava con una “v”, caduta col tempo (viridis). L’assimilazione allo strumento del veggente è una mia interpretazione. In caso contrario l’indicazione di una persona con gli occhi verdi, in Sardegna, è molto più caratterizzante – e quindi più attendibile – di quella di una persona di carnagione scura, che il lettore attribuisce al cognome Nieddu. Il significato del cognome Zedda è desumibile in Manconi, Dizionario (cit.), p. 138. Faccio ammenda per il significato dei cognomi De Thori e Dettori (che nell’articolo si fa derivare da un pesce simile al rombo). Ho infatti verificato che la parola latina “Thori”, che fa parte del nome scientifico di molti pesci originari del Mare del Nord (ma poi diffusisi anche nel Mediterraneo), significa “di Thor”, cioè la divinità germanica. Secondo il Pittau, Dizionario dei cognomi sardi, p. 300, significherebbe “originario di Villasor”.

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